Infanzia

martedì 7 Maggio, 2024

Nidi d’infanzia, l’allarme del Comune di Trento: «300 bimbi senza posto. Fateci usare le scuole materne»

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L’appello del Comune alla Provincia, l’assessora Bozzarelli: «Abbiamo strutture con molti spazi vuoti: si dia la possibilità di rispondere ai bisogni delle famiglie»

Usare gli spazi vuoti delle scuole dell’infanzia (ex materne) per ospitare i bimbi del nido. Per soddisfare le domande di tutte quelle famiglie che altrimenti resterebbero escluse o sarebbero costrette a ricorrere al privato. «Per il prossimo anno educativo non riusciamo a dare risposta a oltre 300 famiglie», spiega l’assessora Elisabetta Bozzarelli. Per questo il Comune di Trento ha chiesto l’utilizzo delle scuole dell’infanzia, ma «la Provincia non ci permette di fare questa operazione». «Così — attacca Bozzarelli — non facciamo una politica seria sulla natalità».
Il caso Povo
Vediamo un caso concreto. A Povo la scuola dell’infanzia «Conotter» conta 33 iscritti su un totale di 101 posti. Cioè 68 in meno rispetto alla capienza massima. Effetto del calo delle nascite: meno nati, meno iscritti. «Abbiamo chiesto di utilizzare gli spazi vuoti per il nido, ma la Provincia ci ha autorizzato l’inserimento di soli 9 bimbi», spiega l’assessora, titolare della delega per le politiche dell’infanzia.
Povo non è l’unico caso. A Cadine la scuola «Il melograno» ospita 54 iscritti su una capienza di 101 (47 in meno), a Mattarello «Il castello» 154 su 226 (72 in meno). «Gli uffici della Provincia raccomandano gradualità e prudenza, ma così non riusciamo a dare risposta ai bisogni delle famiglie», tuona Bozzarelli. Le motivazioni del «no» della Provincia sarebbero tecniche. «Ma se ci fosse una chiara indicazione politica da parte dell’assessora Gerosa si potrebbe ovviare a questa resistenza».
Le famiglie in lista d’attesa
In questi giorni gli uffici comunali stanno ultimando le graduatorie per il prossimo anno educativo del nido d’infanzia, «e sappiamo già che non riusciremo a dare risposta a più di 300 famiglie». Tantissime, forse il numero più alto di sempre. Lo scorso anno erano rimaste fuori circa 200 famiglie.
Nel capoluogo le richieste al nido sono in costante aumento, per due ragioni essenzialmente: da un lato le rette mensili sono molto basse, «quella media è di 58 euro»; dall’altro lato ci sono sempre più famiglie con entrambi i partner che lavorano. Le esigenze della società sono cambiate. Si vede dai dati: a fronte di un calo demografico della popolazione 0-2 anni (da circa 3.100 residenti nel 2014 a circa 2.600 nel 2023), la percentuale annuale delle domande (in rapporto ai bimbi) è aumentata: 43% nel 2019, 45% nel 2020, 54% nel 2021 e 49% nel 2022.
«Si attivino i poli dell’infanzia»
Di qui la richiesta di utilizzare gli spazi delle scuole dell’infanzia, che al contrario si stanno svuotando a causa della denatalità. Basti pensare che nell’anno scolastico in corso (2023-2024) sono state attivate 131 sezioni rispetto alle 160 potenziali. In totale su 4.001 posti disponibili si contano 2.763 iscritti. «Non chiediamo di condividere le sezioni tra i bimbi del nido e i bambini della scuola dell’infanzia, ma di utilizzare gli spazi vuoti delle strutture. Educatori e maestre continueranno ad avere due contratti diversi e a lavorare in sezioni diverse — precisa l’assessora — Non stiamo chiedendo di attivare il sistema integrato 0-6, ma di ottimizzare gli spazi, di creare Poli dell’infanzia. Stiamo chiedendo di far diventare universale il servizio nido». Una sperimentazione di questo tipo è stata già avviata: «A Sardagna si rischiava la chiusura della scuola dell’infanzia, ma ci siamo mossi in tempo con la Provincia. Con un investimento comunale di 1 milione di euro ci sarà un Polo dell’infanzia dal 2026, che permetterà di rispondere alla domanda di posti nido e di non far mancare servizi educativi».
Detto questo, l’amministrazione comunale di Trento sostiene la necessità pedagogica di adottare, in futuro, il sistema unico che integra nidi e scuole dell’infanzia (0-6 anni). Proprio su questo la consigliera provinciale Vanessa Masè (La Civica) ha depositato nuovamente un disegno di legge. «Ma deve esserci la capacità dell’ente pubblico di investire risorse sul salario delle maestre», considera Bozzarelli.
Intanto per il prossimo anno educativo «stiamo valutando di affittare spazi per le famiglie che restano escluse e di dare un sostegno economico alle famiglie che dovranno fare ricorso al privato», conclude Bozzarelli.
Il servizio nido a Trento
Nel capoluogo ci sono 24 nidi d’infanzia per 1.147 posti complessivi. Attualmente sono in corso i lavori di riqualificazione del nido Orsetto Pandi con un investimento finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’opera sarà completata per l’anno educativo 2026-27. La nuova capienza sarà di 60 posti nido, 15 in più rispetto al passato.
E in città la capacità di risposta alle domande (a fronte dei posti disponibili) è molto elevata: 96% nel 2019, 76,2% nel 2020 (effetto Covid), 93,6% nel 2021, 90,8% nel 2022 e 85% nel 2023. Ma appunto non basta.