L'analisi

giovedì 10 Novembre, 2022

Niente ondata repubblicana negli Stati Uniti

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Il Gop si impone di misura alla Camera, Senato in bilico Biden respira mentre Trump viene descritto come furioso. Mosca: «Le relazioni con gli Usa resteranno negative»

L’esito – finora – delle elezioni di midterm negli Stati Uniti si può riassumere con gli aggettivi che in queste ore sono stati attribuiti ai due grandi rivali di questa stagione della politica Usa: Joe Biden e Donald Trump.
L’attuale presidente, fa trapelare la Casa Bianca, si sente «vendicato» dal voto di martedì, mentre l’ex è «furioso», come emerge dal suo entourage. L’attesa “red wave”, l’ondata rossa repubblicana, annunciata alla vigilia, non c’è stata. La mappa elettorale Usa non è stata coperta interamente dal colore del Gop, nei distretti elettorali e negli Stati che erano chiamati a rinnovare i 435 seggi della Camera, 35 seggi del Senato e decine di governatori e cariche elettive a livello locale. Il blu dei democratici non è stato cancellato e il partito di Biden, in attesa che si definiscano ancora alcune sfide chiave per la Camera e per il Senato, può sperare in un pareggio, se non in una clamorosa vittoria al fotofinish. A conteggi ancora in corso in molti Stati, il tabellone assegna 48 seggi senatoriali ai democratici e 47 ai repubblicani, su un totale di 100. Per la Camera, il conteggio indica 198 seggi al Gop, 175 ai Dem, su un totale di 435 (ne servono 218 per il controllo).
Nella sfida per il Senato, i democratici hanno vinto una delle due battaglie sulle quali più contavano. Quella in Pennsylvania, dove John Fetterman ha battuto il repubblicano Mehmet Oz, scelto da Trump. L’altra sfida chiave per il Senato, quella in Georgia, è molto probabilmente rimandata al ballottaggio del 6 dicembre. Nessuno dei due candidati, il democratico Rapahel Warnock e il repubblicano Herschel Walker, ha superato la soglia del 50% dei voti. Si tratta di un altro segnale della mezza sconfitta, o mancata vittoria, di Trump, che sperava in questa tornata di midterm per lanciare la sua nuova candidatura alla Casa Bianca da una posizione di forza, rispetto agli altri sfidanti repubblicani. La data prevista è quella del 15 novembre e dall’entourage dell’ex presidente fanno sapere che verrà confermata. «Troppo umiliante» sarebbe un rinvio. La forte vittoria di Ron DeSantis in Florida, confermato governatore in uno Stato che non è più “swing”, ma ormai solidamente repubblicano, è per Trump un’altra brutta notizia. Proprio DeSantis è tra i candidati più insidiosi per l’ex presidente verso la nomination per il 2024. Scenario ribaltato invece per Biden, che ha parlato solo nella tarda serata italiana. Dalla Casa Bianca è trapelato che il presidente ha fatto una lunga serie di telefonate ai candidati dem vincenti. Biden sembra essere sopravvissuto al referendum di midterm, che rischiava di essere una pesante bocciatura della sua presidenza.
Il voto è anche una buona notizia per l’Ucraina, la cui leadership temeva che una forte vittoria repubblicana potesse compromettere il sostegno Usa contro la Russia. Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, fa invece sapere che a prescindere dall’esito delle elezioni le relazioni bilaterali con Washington «rimarranno negative».