caso cospito
sabato 25 Febbraio, 2023
di Redazione
Alfredo Cospito resta al 41 bis: la Cassazione ha rigettato il ricorso dei difensori dell’anarchico, in sciopero della fame dallo scorso mese di ottobre contro il regime di carcere duro cui è sottoposto. Dopo una camera di consiglio iniziata in mattinata e andata avanti fino a sera, gli ermellini hanno respinto la richiesta, si sono pronunciati a favore del mantenimento del 41 bis e hanno condannato «il ricorrente al pagamento delle spese processuali». Cospito, ricoverato a Milano, all’ospedale San Paolo, ha rifiutato le terapie e ha appreso della decisione della Cassazione – secondo quanto riferito a LaPresse – dalla televisione. Raggelanti le prime dichiarazioni del leader anarchico dopo la pronuncia. Secondo le fonti ospedaliere, Cospito avrebbe annunciato di non voler più assumere gli integratori, aggiungendo di essere convinto che «morirà presto». «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta contro il carcere duro» avrebbe confessato al “San Paolo”.
Abbattuto ma non sconfitto il suo avvocato difensore. «Speravamo, dopo la lettura del pg Pietro Gaeta, che il diritto potesse tornare a illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo», è stato il commento a caldo del legale Flavio Rossi Albertini, che giovedì auspicava l’annullamento senza rinvio, l’unica condizione che Cospito avrebbe accettato per interrompere lo sciopero della fame. «Leggendo i pareri favorevoli della Dnaa, Dda, Dap inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica», ha sottolineato. Dal canto suo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non ha potuto far altro che «prendere atto della decisione della Corte di Cassazione», «come più volte illustrato in parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza».
Quando si è diffusa la notizia della decisione, davanti alla piazza del Palazzaccio, dove gli anarchici sono rimasti in presidio per l’intera giornata, si sono levate grida: «Assassini, assassini!».
E la prima reazione che filtra dagli ambienti è quella di una «condanna a morte». «Volevano il martire, ora lo avranno», fanno sapere. Un ampio schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa ha protetto il palazzo della Cassazione, mentre un elicottero ha sorvolato l’intera zona.
La camera di consiglio era stata fissata in prima battuta dalla Suprema Corte per il 20 aprile, poi anticipata al 7 marzo e, successivamente, al 24 febbraio, a causa dello stato di salute di Cospito che, dopo 4 mesi di sciopero della fame, ha perso 47 chili.
L’anarchico è in regime di carcere duro, al quale è sottoposto dopo la decisione dell’allora ministra Marta Cartabia, lo scorso mese di maggio. Contro la revoca del 41 bis, l’attuale Guardasigilli lo scorso 9 febbraio aveva emanato un decreto di rigetto: Cospito è «pericoloso» e «deve restare» al carcere duro.
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