il caso

venerdì 31 Gennaio, 2025

Non vaccinano i tre figli, tolte le multe ai genitori no vax: la responsabilità è della notifica arrivata tardi

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In tutto il pagamento era di circa 1.350 euro. Apss condannata a (modiche) spese legali ma farà ricorso

Avevano scelto di non vaccinare i loro figli, incorrendo nelle sanzioni previste dalla «legge vaccini», la 119 del 2017. Se non si fanno i dieci obbligatori nella fascia d’età da 0 a 16 anni, da quello contro la varicella all’anti poliomelitico scattano le multe fino a 500 euro. E nel loro caso, tre figli a carico, le sanzioni erano arrivate a toccare 1.350 euro. Non dovranno pagare nulla. Anzi, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (che, in questo caso, ha il ruolo di ente accertatore) dovrà pagare — esigue — spese legali: 43 euro per ogni ricorso intentato, per un totale di 129 nove. La sentenza è stata emessa a novembre dalla giudice di pace di Borgo Valsugana Tiziana Toma ma la vicenda non si è ancora conclusa: l’Apss, infatti, ha dato mandato ai suoi legali per il ricorso.
Errori procedurali
La notizia «trentina» arriva pochi giorni dopo la sentenza di un altro giudice di pace che, ad Alessandria, ha disposto un risarcimento (simbolico: 10 euro) ad una ventina di persone che hanno fatto ricorso contro le norme Covid. A fare discutere, in quel caso, le motivazioni della sentenza, che ravvisano nell’orientamento dell’attuale governo una «sconfessione stragiudiziale» delle norme antipandemia. Ma nel caso approdato davanti al giudice della Valsugana. I due genitori hanno opposto una serie di errori procedurali da parte dell’azienda.
Notifica tardiva
I genitori dei tre bambini hanno obiettato sulle modalità di notifica della sanzione. Su tutte, il fatto che fosse arrivata oltre cinque anni dopo l’accertamento dell’illecito, cioè della mancata vaccinazione. Questione di pochi mesi. La legge, infatti, prevede, per i genitori inadempienti, un colloquio condotto da uno specialista: la data di quel colloquio, a cui i genitori eventualmente si oppongono alla vaccinazione «verbalmente», coincide con la violazione. In uno dei tre casi, il colloquio era avvenuto il 18 luglio 2018. E la notifica? Reca la data — si legge nella sentenza — del 26 ottobre 2023. Fuori tempo massimo, per l’appunto.
La questione della spedizione
Ma non è tutto: la giudice ha rilevato anche altre irritualità, a partire dalla spedizione via posta ordinaria. Una formula possibile e prevista dalla legge.
Ma che, nel caso specifico, non consente alla parte che esige la sanzione, di portare una prova certa della spedizione del verbale d’accertamento.
Non è soltanto una questione formale: per la giudice è stato violato il diritto di sapere le ragioni per cui è stata elevata una sanzione. Da qui la sentenza che annulla la multa, non più esigibile per decorrenza di termini: a stabilire il limite di cinque anni è una legge del 1981 e la Cassazione ha confermato più di una volta l’orientamento che tale finestra temporale sia da conteggiare a partire «dal giorno da cui è stata commessa la violazione».
I genitori hanno avviato la causa tutti da soli, senza appoggiarsi alle associazioni, più o meno sospettose verso i vaccini, attive sul territorio di Trento.
Ma la notizia è girata. Quel che è certo è che sentenze del genere non sono frequenti.
Anche se si tratta di una questione procedurale, che non intacca, per il resto, l’interpretazione consolidata della legge.
Legittimo chiedersi in quanti altri casi ci sia stato lo stesso «vizio di forma». Ma sono improbabili dei ricorsi a catena: una volta pagata la multa, inutile andare davanti al giudice.