delitto di noriglio

mercoledì 13 Settembre, 2023

Noriglio, uccise la vicina a colpi di accetta. In campo i Ris per svelare i dettagli del delitto

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Ieri il secondo incontro con l'omicida per la perizia psichiatrica disposta dal giudice

Scendono in campo anche i carabinieri del Ris di Parma nell’ambito delle indagini sull’omicidio che si è registrato la sera del 28 luglio scorso a Noriglio, Rovereto. Anche se l’assassino, l’operaio Ilir Zyba Shehi, si è presentato subito dopo alla caserma dei carabinieri, con le mani alzate e gli abiti sporchi di sangue, confessando di aver ucciso la vicina di casa Mara Fait con l’accetta, davanti al portone della palazzina in cui entrambi vivevano, la Procura di Rovereto non vuole lasciare nulla di intentato. E ha delegato gli specialisti del Reparto Investigazioni scientifiche di effettuare specifici accertamenti su alcuni reperti che sono stati nel frattempo inviati ai laboratori di Parma.
«Morta dopo il primo colpo»
In attesa che venga depositato l’esito dell’autopsia, a quanto trapela è confermato che i colpi inferti all’altezza della giugulare e della nuca dell’infermiera in pensione sono stati tre. E già il primo avrebbe ucciso la donna di 63 anni che stava rientrando a casa dopo la spesa con l’anziana madre a braccetto. L’arma usata, finita sotto sequestro, è l’accetta che l’albanese aveva usato fino a poco prima nell’orto. Una lama di una ventina di centimetri, cinquanta di manico.
La perizia psichiatrica
Intanto ieri gli specialisti nominati da Procura e giudice e dalle parti (compreso il figlio della vittima, assistito dall’avvocato Nicola Canestrini), sono tornati in carcere a Spini di Gardolo, dove l’omicida reo confesso Ilir Shehi Zyba è detenuto dal giorno del delitto. Si è trattato del secondo incontro (il primo c’era stato a metà agosto) con l’imputato, nell’ambito della perizia psichiatrica disposta dal giudice per valutare la capacità di intendere e volere del 48enne nel momento in cui ha ammazzato la vicina con cui da anni c’era un rapporto conflittuale, ma anche per stabilire la sua capacità di stare in giudizio, quindi di affrontare il processo, e, ancora, se sia socialmente pericoloso. Un passaggio fondamentale, questo, che avviene nella forma dell’incidente probatorio, per cristallizzare appunto come prova l’esito della perizia. La richiesta dell’esame è stata avanzata dal pm Viviana Dal Tedesco, anche alla luce del fatto che l’arrestato, nel corso dell’interrogatorio, prima con la stessa titolare dell’inchiesta, poi con il gip Consuelo Pasquali, ha confessato: «Non ho capito più niente quando la signora mi ha urlato contro, ma non ricordo di averla colpita, ho un vuoto, è come se avessi avuto un blackout» le parole dell’operaio, assistito dall’avvocato Franco Busana.