giudiziaria
sabato 22 Marzo, 2025
Nuova condanna per l’anarchico Dolce. Ha favorito la latitanza di Sorroche e falsificato documenti
di Redazione
Ieri sulla facciata del tribunale di Trento è comparsa una scritta fatta con lo spray nero: «Stecco e Juan liberi» con la «a» maiuscola cerchiata

Era il 21 ottobre 2023 quando Luca Dolce venne arrestato in Liguria, nel centro di Dolceacqua, dove si spostava in bici e dove viveva sotto falso nome dopo essere sparito, due anni prima, da Rovereto e dal Trentino per non dover finire di nuovo in carcere, per scontare un cumulo pene di 3 anni, 6 mesi e 15 giorni di condanne legate alla sua militanza politica. Era stata la fine dalla sua latitanza. Ieri per il 39enne di origini triestine, secondo gli inquirenti figura di spicco del movimento anarco-insurrezionalista, con un ruolo di primo piano anche in Trentino, è arrivata un’altra condanna. Questa volta da parte del giudice per l’udienza preliminare Marco Tamburrino, al termine del processo con rito abbreviato, che gli ha concesso quindi lo sconto di un terzo della pena. Una condanna a tre anni e mezzo di reclusione. Più di quanto aveva sollecitato il pubblico ministero Davide Ognibene per lui e cioè tre anni.
Le contestazioni
Dolce doveva rispondere dei reati di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi e di aver favorito la latitanza dello spagnolo Juan Antonio Sorroche, trovato in una cascina nel Bresciano, ritenuto la mano violenta del gruppo anarco insurrezionalista. Il giudice Tamburrino, in sentenza, ha riconosciuto la recidiva di Dolce, anche conosciuto come «Stecco», e ha disposto inoltre per lui l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Proprio ieri, e non a caso, è comparsa una scritta sulla facciata del tribunale di Trento, fatta con lo spray nero: «Stecco e Juan liberi» con la «a» maiuscola cerchiata, in riferimento appunto a Dolce e Sorroche.
Quest’ultimo, in carcere a Terni per scontare 14 anni di condanna, è stato nel frattempo assolto dalla Corte d’Assise d’Appello, dall’accusa di aver piazzato un ordigno esplosivo all’esterno del tribunale di sorveglianza di Trento, il 28 gennaio 2014. Riqualificate e ridimensionate invece le contestazioni a carico degli altri due legati a loro volta agli ambienti anarchici. In particolare una donna trevigiana, per la quale in secondo grado è caduta la contestazione di falsificazione in concorso con Luca Dolce di documenti (per agevolare la clandestinità di Sorroche).
Non è però venuta meno quella di aver favorito la latitanza dello stesso spagnolo (la donna per l’accusa avrebbe firmato il contratto d’affitto in una cascina del Bresciano). Reato, anche questo, di cui ieri è stato riconosciuto colpevole Luca Dolce.
La sfilza di procedimenti
Diverse le condanne collezionate ad oggi dal triestino, accusato di episodi di violenza durante manifestazioni pubbliche, imbrattamento, resistenza, radunata sediziosa, porto di oggetti atti ad offendere ma anche accensioni ed esplosioni pericolose.
Arrestato nel 2019 con altri sei per associazione con finalità di terrorismo, quando è stata messa fine alla sua latitanza, e cioè due anni fa, aveva 24 provvedimenti a suo carico e tra questi una sfilza di sentenze. Per l’accusa ha trascorso molto tempo con il gruppo anarco insurrezionalista trentino, nella zona di Rovereto, dove si è occupato di propaganda e logistica. Avrebbe avuto anche un ruolo di coordinamento, a livello nazionale, nella promozione di attività anti carcerarie e intrattenuto corrispondenza con detenuti appartenenti alle Brigate Rosse.
Nel 2021 era stato condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere dopo gli scontri con le forze dell’ordine alla manifestazione organizzata contro la Lega nel 2018 a Rovereto.
Il 17 marzo 2023 la Corte d’appello di Trento lo aveva condannato, assieme ad altri 62 anarchici, a 3 anni di reclusione per i reati commessi al Brennero il 7 maggio 2016 durante una manifestazione di protesta contro il muro anti migranti annunciato dal governo austriaco.
Ieri la nuova, ulteriore, condanna che potrà appellare.