Cronaca
giovedì 27 Ottobre, 2022
di Benedetta Centin
Due martellate sferrate all’altezza della tempia. Sarebbe stata uccisa così Alexandra Elena Mocanu, la barista romena 35enne trovata morta in casa a Bolzano domenica 23 ottobre. Lo avrebbe confessato il marito Avni Mecja, operaio edile, reo confesso dell’omicidio. La conferma l’ha fornita anche l’autopsia. L’arma usata un martello da muratore, che l’arrestato avrebbe lanciato in autostrada durante la fuga.
Giovedì mattina in carcere a Bolzano l’albanese, però, non ha voluto parlare nel corso dell’interrogatorio fissato. Lo aveva già fatto quando, lunedì sera, si è presentato in procura per costituirsi. Allora ha ammesso le sue responsabilità nel corso di un interrogatorio fiume. Ma questa mattina, una volta davanti al gip Emilio Schoensberg, il 27enne si è trincerato dietro un muro di silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. «Mecja sta bene anche se è ovviamente molto provato e pentito – ha riferito il suo avvocato, Massimo Dal Ben – probabilmente verrà trasferito da Bolzano al carcere di Trento». Il delitto sarebbe stato il culmine di una «escalation di un rapporto conflittuale legato anche alla gelosia» ha evidenziato il difensore spiegando che il suo assistito è «subito tornato dall’Albania, si è costituito e ha confessato». L’arrestato, che rischia l’ergastolo, dovrà affrontare un processo in Corte d’Assise. «In questa sede illustreremo anche punti in sua difesa per evitare il massimo della pena» ha precisato ancora il legale che ha poi ricordato che la vittima, dopo il primo fatto di maltrattamenti, aveva «ritirato la querela nei confronti di Avni Mecja, perché lo aveva perdonato». Il procedimento era poi proseguito d’ufficio. I due, che all’epoca della denuncia vivevano a Verona, sono poi tornati a convivere a Bolzano dove la donna si era nel frattempo trasferita.