il processo

sabato 14 Ottobre, 2023

Omicidio Iob, ricostruito in Aula l’ultimo giorno di lavoro. Dal cartellino timbrato alle 7 all’incontro con Dallago

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Nuova sfilata di testi della Procura. La consulente della difesa, Luciana Caenazzo, rinuncia al mandato

Gli spostamenti da casa fin dalla primissima mattina, il cartellino di lavoro timbrato poco prima delle 7 al magazzino comunale di Taio, e ancora le persone incrociate per strada prima delle 8, mentre procedeva a Sanzeno verso il bosco con l’auto «di servizio», quale custode forestale di Predaia, seguito subito dopo da una vettura che dalle testimonianze corrisponde a quella che era allora di David Dallago. Il boscaiolo a cui avrebbe dovuto indicare le piante da tagliare e che ora si trova sul banco degli imputati, a rispondere di omicidio. Questo l’ultimo giorno di lavoro, quello cioè del 3 giugno del 2022, le ultime ore di vita, di Fausto Iob secondo la deposizione dei diversi testimoni che ieri mattina hanno sfilato davanti alla Corte d’Assise di Trento e agli avvocati di parte, chiamati dal pubblico ministero Antonella Nazzaro. Si è infatti tenuta una nuova udienza del processo a carico di Dallago, boscaiolo di 38 anni di Mollaro di Predaia, in carcere da oltre un anno, accusato di aver ucciso il custode forestale ripescato senza vita nel lago di Santa Giustina il 5 giugno 2022. Ucciso con «almeno 18 colpi» alla nuca secondo gli inquirenti. Un’arma che però non è stata mai rinvenuta, nemmeno nello specchio d’acqua, nonostante le ricerche dei sub con tanto di metal detector come emerso anche ieri. E non è mancato il colpo di scena: la consulente della difesa Dallago ha rinunciato al mandato. Si tratta di Luciana Caenazzo, docente associato di Medicina legale all’Università di Padova, responsabile del laboratorio di Genetica forense, già chiamata da un tribunale quale esperta nel caso Unabomber. La rinuncia è emersa oggi in tribunale, ma risale ancora allo scorso marzo. L’avvocato dell’imputato, Angelica Domenichelli, ha insistito perché sia comunque sentita come testimone. Intanto è già stato fissato il programma della prossima udienza, che si terrà il 20 ottobre: ad essere sentiti saranno la moglie di Dallago e quest’ultimo. Era stato il suo stesso difensore a richiedere l’esame dell’imputato.
«Ho incrociato Iob verso il bosco»
A sedersi sul banco dei testimoni, ieri mattina, si sono intervallati anche l’ingegnere Stefano Fait, dirigente del Servizio prevenzione rischi e centrale unica di emergenza, che ha spiegato come quel 3 giugno si erano registrate in zona precipitazioni più intense verso le 16 e le 18 e per poche decine di minuti. Questo anche in base a pluviometri e radar. Quindi è stata la volta del segretario comunale di Predaia e dell’assistente amministrativa dello stesso Comune che hanno parlato dell’inquadramento e della mansione di Iob, e di come la mattina del 3 giugno 2022 avesse timbrato il cartellino di lavoro prima delle 7. Ma era accaduto solo in entrata: il custode non era più tornato a timbrare per il fine turno. Quel giorno, attorno alle 7.40, era stato visto da due cittadini di Sanzeno mentre con l’auto di servizio saliva verso il bosco, e accodata, subito dietro, «un’auto, una piccola utilitaria azzurrina con un uomo con la barba a bordo», che corrisponde alla descrizione di Dallago. La conferma che Iob e il boscaiolo quella mattina erano assieme nel cantiere. Iob che si allontanerà da lì per alcune commissioni per farvi poi ritorno. Smetterà di rispondere ai messaggi alle 10.57.
Le prime indagini
La Procura si è focalizzata anche sulle prime indagini richiamando, tra i testimoni, i primi ad aver fornito della «sommarie informazioni» ai carabinieri. Tra questi c’è una ex dipendente di un’attività con sede a Cles che ripara i telefonini. In aula non ha riconosciuto Dallago come suo cliente di allora («non ricordo, ne sono passati due o tre» in quei giorni) ma ha confermato di aver scattato lei le foto al telefono dell’imputato. Telefono che era stato portato perché non funzionava più «in quanto la scheda madre era completamente resa inutilizzabile dall’acqua». Un dettaglio importante per l’accusa perché potrebbe essere collegata a un’immersione nel lago di Santa Giustina. Nel lago torneranno, mesi dopo, i carabinieri del nucleo sommozzatori di Genova. Cercano il corpo di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa nel marzo del 2021. Ma hanno anche l’incarico di individuare, in una precisa zona del lago, l’arma del delitto, un’ascia. Non la troveranno: secondo l’allora comandante Maurizio Gargiulo, le condizioni del lago erano ottimali, con buona visibilità. Difficile anche pensare che un oggetto così pesante come un’ascia possa essersi spostato da un fondale definito compatto. Sentito anche un tecnico della fondazione Mach: ha confermato che la pioggia del 3 giugno fu leggera, smentendo così una dichiarazione di Dallago, che disse di aver lasciato il cantiere per forti precipitazioni.