Il caso
giovedì 11 Aprile, 2024
di Benedetta Centin
Accuse come un macigno, quelle cioè di aver abusato della figlia della compagna e convivente, ai tempi, nel 2022, di appena dodici anni. Pesante anche la sentenza: dieci anni di carcere, che poi era anche la stessa pena sollecitata dalla Procura. Con un risarcimento, o meglio una prima trance di risarcimento danni stabilito dal giudice, da capogiro. E cioè di 170 mila euro. Si è chiuso così, martedì, il processo a carico di un operaio trentino di cinquantacinque anni, mai un problema con la giustizia prima di due anni fa. Violenza sessuale aggravata su minore l’ipotesi di reato a cui doveva rispondere. Su richiesta della sua avvocata, Silva Fronza, l’imputato ha chiesto e ottenuto di essere processato con il rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo in caso di condanna. Che è stata comunque consistente visto che all’uomo non è stata riconosciuta l’ipotesi attenuata, quella cioè più lieve del reato contestato. Ad entrare nel processo, come parte civile, assistiti dagli avvocati Giovanni Rambaldi ed Elisa Molinari, i genitori della minore e quest’ultima. Il giudice per l’udienza preliminare Enrico Borrelli ha condannato l’operaio anche a liquidare loro una provvisionale, quindi un primo acconto sul totale del risarcimento, di 170mila euro complessivi. Rispettivamente 30mila euro al padre, 40mila alla madre e i restanti 100mila alla bambina, oggi di quattordici anni.
«Ha tentato di spogliarmi»
Bambina, questa, che era stata sentita dallo psicologo infantile in audizione protetta, nella forma dell’incidente probatorio: un passaggio importante, questo, per cristallizzare le sue dichiarazioni, la sua versione dei fatti, ritenuta attendibile dagli inquirenti. Lei che non aveva avuto il coraggio di confidare alla mamma quanto subiva dal patrigno: di come si ritrovasse quelle sue grandi mani addosso, di come avesse tentato di abbassarle i pantaloni e più volte anche di baciarla. La bambina lo ha raccontato solo alle amichette a scuola, le quali a loro volta lo hanno riferito ai genitori che hanno contattato la mamma della vittima. E lì allora è scattata la denuncia in questura da parte della mamma, che ha anche provveduto a mettere alla porta quell’uomo nel quale aveva riposto la massima fiducia, tanto che, forte del sentimento che provava, aveva deciso di accoglierlo a casa.
Le mani sul corpicino
Stando alle accuse formalizzate dalla pm Patrizia Foiera, in base a quanto emerso appunto dalle indagini e dalla versione della piccola, capitava che l’uomo, quando rimaneva solo a casa con la figlia della sua compagna, si presentasse nella cameretta della bambina, allora di dodici anni. Si intrufolava nei suoi spazi mentre studiava o giocava. E lì tentava un approccio sessuale con lei. Allungava morbosamente le mani senza farsi troppi scrupoli, per violare quel corpicino. E, da capo di imputazione, ci era riuscito, in alcune occasioni, a toccarla. Sul petto e arrivando anche alle parti intime. E in più aveva tentato di baciarla. Ma la piccola ogni volta aveva reagito, o quanto meno ci aveva provato: aveva voltato lo sguardo, si era scostata per evitare che quell’uomo potesse prendersi quelle libertà con lei. Un incubo, per la piccola, durato circa due mesi nel 2022.
Ritenuto colpevole
A distanza di due anni la sentenza di condanna. Il gup Borrelli ha infatti ritenuto l’uomo colpevole di violenza sessuale su minore, aggravata anche per il contesto in cui è maturata. L’uomo ha infatti approfittato di quando la compagna era fuori casa e lui rimaneva solo con la piccola. Ora, una volta lette le motivazioni, il suo difensore potrebbe decidere di ricorrere in Appello, per tentare di ottenere l’assoluzione o quanto meno uno sconto dell’importante pena.