l'inchiesta

lunedì 24 Marzo, 2025

Orari flessibili, sanità integrativa, premi di produzione: in Trentino welfare aziendale per 44mila lavoratori e lavoratrici

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Al Ministero del lavoro registrati 1860 contratti di produzione. Busato (Confindustria): «Trattiene talenti». Giagnoni (Cooperazione): «Così si punta sulla qualità»

È ormai un discrimine. Per lavorare in un’impresa e per trattenere talenti. Lo si definisce welfare, ma dentro a questo contenitore puramente tassonomico si trova una galassia composita di servizi, non solo economici, per farsi carico, prendersi cura e coltivare il benessere del personale. Premi di produzione, flessibilità oraria, ticket mensa, contributi per i trasferimenti, sportelli psicologici, nidi aziendali, scontistica su beni o prodotti coerenti, servizi di lavanderia o alloggi per le ferie estive. L’elenco potrebbe continuare. Una tendenza in crescita, grazie anche alla tassazione agevolata, e una istanza in cima all’agenda delle giovani generazioni che pongono la qualità del tempo (e della produzione) al centro delle giornate. Sono 1866 i contratti registrati in Trentino a fine febbraio e censiti dal ministero del lavoro che prevedono premi di risultato e 216 le organizzazioni che hanno aderito allo standard Family Audit della Provincia, proponendo diverse forme di conciliazione per 43.653 dipendenti. Di più: l’Agenzia per la Famiglia della Provincia stima che il 30% dei lavoratori dipendenti in Trentino lavora in aziende con piani di conciliazione vita-lavoro, con l’obiettivo di raggiungere il 40% nei prossimi anni.

I contratti di produzione
Se il welfare aziendale è in una fase di crescita dimensionale, oltre al cambiamento culturale a incidere è anche l’impianto normativo. Risale al 2016 il decreto relativo alla detassazione delle agevolazioni fiscali per favorire l’introduzione nelle imprese di una qualsiasi forma di premialità per il personale. Una spinta che sta dando i suoi effetti. La stabilizzazione in Legge di Bilancio 2025 dell’aliquota agevolata per la tassazione dei premi di risultato e partecipazione agli utili di impresa porta al +40,8% il numero dei contratti depositati negli uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nelle prime due settimane di febbraio (rispetto allo stesso periodo del 2024). Il trend ha subito un’accelerazione tra il primo gennaio e il 17 febbraio 2025: il report «Deposito contratti» del Dicastero rileva 1866 contratti attivati in Trentino (dunque altrettante imprese). Diverse le finalità dei contratti attivi: hanno obiettivi di produttività, di redditività, di qualità, partecipazione agli utili e misure di welfare aziendale. A beneficiarne in Italia 2,8 milioni di lavoratori, cui è riconosciuto un premio medio annuo di 1.565 euro.

La certificazione
Per misurare e al tempo stesso marchiarsi in quanto organizzazione attenta alle esigenze del personale, in Trentino esiste una protocollo a valenza nazionale introdotto e gestito dalla Provincia. Lo standard Family Audit promosso dalla Provincia è uno strumento di management e di gestione delle risorse umane a disposizione delle organizzazioni (pubbliche e private) che su base volontaria intendono certificare il proprio impegno per l’adozione di misure volte a favorire il bilanciamento degli impegni vita e lavoro, le pari opportunità e più in generale il benessere organizzativo dei propri occupati. Ma come funziona? L’organizzazione che intende acquisire la certificazione Family Audit attiva con il supporto di un consulente accreditato un processo di ascolto che prevede il coinvolgimento diretto dei lavoratori per poi definire un piano.

I dati
A dicembre 2024 le organizzazioni che hanno aderito allo standard Family Audit risultano in totale 438 con un coinvolgimento di 232.445 occupati. Non considerando le organizzazioni che hanno interrotto il processo prima del conseguimento del certificato, il totale delle organizzazioni è di 398 con un coinvolgimento di 217.008 occupati, di cui 124.843 donne e 92.165 uomini. Le organizzazioni private sono 258 (65%), gli occupati coinvolti sono 142.746, di cui 84.046 donne e 58.700 uomini. Le organizzazioni con sede legale in Trentino sono poi 216 (54,4%), gli occupati coinvolti sono 43.653, di cui 25.825 donne e 17.828 uomini. Le organizzazioni private trentine sono 129 con occupati coinvolti pari a 24.859, di cui 16.395 donne e 8.464 uomini.

Nell’industria
A supportare le imprese nella definizione di piani di benessere organizzativo di varia natura ci sono le associazioni di categoria, da sempre colonna per districarsi sia nella selva normativa sia nel supporto tecnico per declinare nella pratica le idee degli imprenditori. Ed è così che Confindustria Trento – era inizio 2017 – ha lanciato la piattaforma #WelfareTrentino, una rete di imprese per offrire benefit reciproci. Ad oggi sono venti le realtà parte del progetto, coinvolgendo più di 5mila dipendenti. «Il welfare – riflette Roberto Busato, direttore generale di Confindustria Trento – ha assunto un ruolo trainante nella trasformazione del mondo del lavoro, andando a cogliere le aspettative dei lavoratori sempre più attenti a misure di flessibilità lavorativa e di benessere personale. Investire sulla qualità del lavoro e, di conseguenza, nelle persone, è diventato un tema sempre più centrale del “fare impresa”». Per Busato è anche questione di capacità delle imprese di essere attrezzate per migliorare l’attrattività «e per farsi scegliere specialmente dalle nuove generazioni». «Per i giovani – spiega – nella scelta del posto di lavoro assumono un ruolo fondamentale aspetti quali l’employer branding, la corporate reputation, la sostenibilità, diversity & inclusion, parità di genere, purpose, engagement». Caratteristiche determinanti anche per trattenere i talenti. «A tal fine, le aziende devono poter creare ambienti di lavoro stimolanti, inclusivi e gratificanti, garantire un’adeguata formazione e aggiornamento delle competenze professionali, fornire opportunità di carriera, favorire un clima lavorativo positivo e una cultura organizzativa capace di valorizzare i contributi del singolo individuo» prosegue Busato.

Nella cooperazione
Dall’industria alla cooperazione. La Federazione Trentina della Cooperazione ha a sua volta avviato con largo anticipo una piattaforma di accompagnamento alla definizione di misure diversificate di benessere aziendale. Giulia Giagnoni è Welfare Community Manager per Via Segantini e quotidianamente segue, con moto quasi sartoriale, le cooperative che intendono erogare servizi ai propri dipendenti, personalizzando le possibilità. «Abbiamo iniziato sei anni fa in via del tutto sperimentale con 5-6 imprese attive nel credito – premette – Oggi sono più di trenta le cooperative coinvolte e in qualsiasi settore». Sociale, consumo, agricole, produzione lavoro. L’obiettivo è generare valore anche per il territorio, attivando convenzioni a filiera corta. «Si parte da un’idea che definiamo insieme e rispondendo ai bisogni organizzativi – prosegue – Troviamo forme di innovazione che sono sempre più richieste dai giovani, migliorando i risultati e rendendo attrattivo il lavoro». Non solo: «In questo modo – riflette ancora Giagnoni – aumentiamo il valore e mettiamo in rete diverse realtà del territorio, creando un sistema che fortifica una filiera locale». Migliorando, s’intende, la qualità del lavoro.