La protesta
domenica 21 Maggio, 2023
di Redazione
Oltre 500 persone si sono riunite ieri pomeriggio in piazza Dante a Trento per chiedere la libertà per l’orsa Gaia-JJ4 (su cui pende un’ordinanza di abbattimento firmata dal governatore del Trentino Fugatti e ora sospesa dal Tar fino al giovedì 25 maggio, giorno in cui gli animalisti saranno di nuovo in piazza) e l’orso M49 e l’attuazione di misure volte a una convivenza pacifica. Il provvedimento che pende su JJ4, secondo la Provincia, si è reso necessario alla luce dell’aggressione mortale di Andrea Papi, 26 anni di Caldes, mentre stava facendo running sui sentieri del monte Peller. Di diversa opinione gli animalisti:
Gli attivisti di StopCasteller, promotori dell’iniziativa, hanno organizzato un corteo con partenza da piazza Dante, proprio sotto il palazzo della Provincia. «Noi crediamo che la convivenza con orsi e lupi sia possibile, se affidata a persone capaci», ha detto Carlotta, di Assemblea Antispecista, davanti agli attivisti radunatesi in piazza. Tra gli attivisti, non solo trentini ma anche molti animalisti da fuori regione.
Come detto, il corteo è partito da piazza Dante, ha fatto tappa in piazza Duomo ed è arrivato al parco delle Albere dove si è svolta un’assemblea pubblica. Francesca Manzini di StopCasteller ha dichiarato al megafono: «Ieri la manifestazione promossa da Danilo Perin, cacciatore ed esponente di Fratelli d’Italia era piena di odio, noi non siamo contro invece. Loro dicono “prima noi, poi i grandi carnivori’, noi diciamo “prima la vita, degli umani e degli animali”». Il riferimento è alle oltre mille persone che ieri si sono riunite, sempre in piazza Dante, per dire però «no» agli orsi e a cui ha partecipato anche Fugatti. Del governatore del Trentino Maurizio Fugatti gli animalisti sono tornati a chiedere a gran voce le dimissioni portando in corteo striscioni con lo slogan #Fugattidimettiti.
Gli animalisti hanno attaccato la politica che «per accontentare l’elettorato, invece di difendere la fauna selvatica istituzionalizza questa violenza e la traveste da crociata per la pubblica sicurezza. Ai sindaci presenti in piazza, elogiati per il loro lavoro “sottotraccia”, chiediamo quali siano le misure adottate dai loro comuni per tutelarla questa sicurezza. Perché sono ancora sprovvisti di cassonetti anti-orso? Quanti incontri con i cittadini e attività scolastiche hanno fatto per aumentare la conoscenza e ridurre gli incidenti? Possiamo rispondere noi: nulla».
«Il bosco – proseguono gli attivisti – a differenza di quanto si è detto in piazza ieri, non è nostro: non può essere concepito come l’estensione del giardino di casa a totale disposizione degli umani e, quindi, epurato da qualsiasi presenza sgradita, pericolosa e non redditizia. Il bosco è anche la casa di orsi, lupi e selvatici, dove gli animali dovrebbero potersi muovere agevolmente, tramite la creazione di corridoi faunistici e alimentari come era inizialmente previsto dal progetto Life Ursus. Questo non è stato fatto, così come in 20 anni non sono stati messi cassonetti anti-orso e gli allevatori non sono stati obbligati ad attivare le misure di precauzione per proteggere le greggi. Se a questo si aggiunge il totale abbandono dell’educazione della popolazione alla convivenza pacifica capiamo come la politica abbia posto tutte le basi per procedere allo sterminio che oggi sbandiera nelle piazze della nostra città».
«Ancora una volta – concludono gli animalisti – torniamo a ripetere che la gestione dei selvatici va tolta alla politica e affidata a persone capaci e competenti, esperti di varia estrazione che abbiano a cuore non solo gli interessi umani ma anche quelli degli altri animali che abitano il territorio con pari diritto del nostro. A fronte di pochi incidenti che hanno coinvolto esseri umani, fino a prova contraria sono gli orsi i veri soggetti perseguitati e in pericolo: ricordiamo che dall’inizio del progetto Life Ursus oltre 40 orsi sono stati imprigionato o sono spariti in modo sospetto, probabilmente bracconati, o morti in incidenti stradali o comunque a causa dell’uomo. Contro gli slogan di morte e per ristabilire un minimo di verità su quello che sta accadendo in Trentino siamo oggi in piazza e lo saremo anche il prossimo 25 maggio, giorno della sentenza del Tar sugli orsi rinchiusi al Casteller».