La reazione
lunedì 9 Ottobre, 2023
di Simone Casciano
Propaganda o poco più. Secondo l’ex governatore Lorenzo Dellai sul tema della gestione degli orsi Fugatti non avrebbe portato nessuna novità. Giovedì il governatore aveva celebrato vittoria per la notizia che il Governo aveva deciso di non impugnare i suoi emendamenti alla legge 9 del 2018, quella sulla gestione dell’orso approvata dal suo predecessore Ugo Rossi. Una modifica che prevede, al comma 1 bis, che per ordinanze di abbattimento contingibili e urgenti non sia necessario chiedere il parere di Ispra (Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale). «Ma è tutta una bufala qui non c’è nessuna novità», commenta Dellai e il motivo è proprio nelle carte.
Nulla di nuovo
«Fugatti sbandiera il fatto che il Governo non abbia impugnato la sua legge, ma non poteva essere altrimenti – spiega Dellai – Questo perché il suo emendamento si riferisce solo alle ordinanze contingibili e urgenti». Ed è proprio questo, secondo l’ex governatore, il motivo per cui la modifica fatta da Fugatti non aggiunge alcuna novità rilevante. «Quando un’ordinanza è contingibile e urgente il presidente non interviene in base alla legge 9 del 2018, ma lo fa sulla base dell’articolo 52 dello Statuto di autonomia che già non prevede affatto il parere di Ispra» spiega Dellai. Si tratta precisamente di quello che fece Rossi nel 2017 per la rimozione di Kj2, un anno prima che la legge fosse approvata. «Fugatti ha aggiunto questo comma alla legge Rossi facendo un qualcosa di pleonastico, inutile. È scontato che il governo non l’abbia impugnata perché non aggiunge nulla di nuovo. La vera domanda è perché in tutti questi anni Fugatti non abbia mai applicato l’articolo 52, perché quella è la strada giusta quando si agisce per motivi di sicurezza pubblica». In effetti la legge Rossi doveva servire per interventi di gestione non di urgenza. Un’altra modifica alla legge introdotta da Fugatti, comma 1 ter, dice che come «misura di sottrazione permanente all’ambiente naturale, (si) dispone sempre l’uccisione dell’esemplare», escludendo quindi le possibilità di prelievo e cattura precedentemente previste dalla legge. «Ma su questi interventi, quelli non contingibili e urgenti, rimane comunque necessario chiedere il parere di Ispra – spiega Dellai – Quindi quando Fugatti dice che ora sulla base di questa non impugnativa si possono abbattere 8 esemplari l’anno, quello che non dice è che si dovrà comunque chiedere il parere dell’Istituto. Non cambia nulla, tanto che lo stesso Fugatti ha ammesso che su questa partita, quella decisiva, servirà un negoziato tra la prossima giunta e il governo». La strada da seguire secondo Dellai è un’altra. «Serve una regia e servono linee di azione concordate con Roma. Serve un piano di gestione. È sulla base di quello che paesi come la Slovenia controllano la popolazione di orsi. Ma per farlo c’è bisogno di un lavoro di monitoraggio e di gestione operativa, tutto quello che è mancato in questi anni». Secondo Dellai quindi sull’orso si è fatta troppa propaganda e poca politica. «Mi dispiace per tutti, per l’autonomia, per la serietà del tema e per la tragedia di Caldes. Mi dispiace che tutto si riduca a una questione di bufale elettorali. Perché poi alle elezioni vincerà chi vincerà, ma a farne le spese intanto è la credibilità della nostra autonomia».
Numeri imprecisi
Critico sul piano di rimozione di otto orsi all’anno annunciato da Fugatti e corroborato dall’analisi demografica fatta da Ispra è anche il veterinario Alessandro De Guelmi per anni a capo del progetto Life Ursus. «Io sono d’accordo sulla rimozione degli esemplari problematici, ma su questo piano ravvedo due problemi principali», spiega De Guelmi. «Il primo è che se poni ad otto il numero massimo di esemplari da abbattere e raggiungi il limite prima della fine dell’anno poi se compare un orso pericoloso che si fa?». La seconda critica invece è legata allo studio di Ispra. «In quell’analisi non si tiene conto della salute genetica degli orsi del Trentino. Discendono tutti dai primi sette arrivati in provincia, il rischio di depressione da inbreeding è altissimo. Non considerare questo fattore non può che portare a stime sbagliate».
il caso
di Redazione
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