emergenza orsi
mercoledì 13 Settembre, 2023
di Simone Casciano
Una novità sostanziale nella gestione dell’orso si è concretizzata quasi sottotraccia tra le righe dell’ordinanza di abbattimento di F36 firmata dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Compare a pagina 6, all’interno del parere dato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sulla rimozione dall’animale. Valutando se l’eventuale abbattimento avrebbe influito sullo stato di conservazione della specie Ispra scrive che «al fine di non incidere in maniera negativa (i.e., non determinare un’inversione di trend) sulla traiettoria della popolazione, è possibile ipotizzare la rimozione di un numero massimo di 2 femmine riproduttive all’anno, nell’ambito di un prelievo complessivo di massimo 8 capi (e.g., in totale, 4 subadulti equamente distribuiti tra maschi e femmine, 2 maschi adulti e 2 femmine riproduttive)». Per la prima volta quindi Ispra fissa un tetto massimo di esemplari di orso che possono essere rimossi senza andare ad incidere sulla conservazione della specie in Trentino. Si tratta di un dato che non è stato elaborato appositamente per il parere su F36 ma che deriva da un rapporto redatto dall’istituto nei mesi scorsi dal titolo: La popolazione degli orsi del trentino analisi demografica a supporto della valutazione delle possibili opzioni gestionali. Un documento redatto da Ispra nell’ambito dei lavori del tavolo sugli orsi attivato dal Ministero dell’Ambiente a seguito dell’aggressione mortale di Jj4 ad Andrea Papi. Un documento quindi in cui l’istituto mirava innanzitutto a dare una stima precisa di quanti orsi fosse possibile rimuovere senza pregiudicare la sopravvivenza della specie in Trentino in un momento in cui il governatore Fugatti ipotizzava rimozioni fino a 70 esemplari. La realtà dei dati analizzati da Ispra e dice che sopra gli 8 esemplari invece il rischio di estinzione è altissimo, ma anche che senza una gestione degli esemplari in 10-15 anni si arriverà a circa 250 orsi in provincia.
I dati
Sono due i modelli utilizzati da Ispra per analizzare lo sviluppo della popolazione di orsi in Trentino e l’effetto di possibili rimozioni sulla loro conservazione. I grafici riportati in pagina sono relativi al modello Vortex. Si tratta di un modello di simulazione di sviluppo della popolazione, affiancato anche dalle precedenti analisi condotte tramite il metodo del modello strutturato per stadi, che «permette simulazioni a scala di individuo delle forze deterministiche ma anche degli eventi stocastici (demografici, ambientali e genetici) che influenzano la dinamica delle popolazioni, ed è uno dei principali software per la Population Viability Analysis». Attraverso Vortex sono stati analizzati 16 scenari di rimozione differenti per numero di individui, tipologia (adulti e subadulti) e genere (maschi e femmine). L’analisi è stata svolta su un arco temporale di 30 anni, dove l’anno 0 è da considerarsi la popolazione di orsi stimata nel Rapporto Grandi carnivori 2021 ossia 78 esemplari con un intervallo di confidenza tra 73 e 92. Fissato l’arco temporale sono state sviluppate le simulazioni (10.000 iterazioni) che secondo il rapporto Ispra «hanno permesso di individuare, per la rimozione dei soli adulti, la soglia di 6 individui in totale, bilanciati tra maschi e femmine».
I rischi di espansione
Le simulazioni dicono molto di più, secondo i dati del modello Vortex se non si verifica alcun tipo di rimozione in circa 15 anni la popolazione di orsi raggiungerà la soglia di 250. E anche se le rimozioni interessassero solo gli esemplari subadulti la proiezione è la stessa, mentre fattispecie differenti indicano variabili tassi di crescita o decrescita. Secondo il modello strutturato per stadi «Il numero massimo di 250 orsi potrebbe essere raggiunto in un periodo di circa 10 anni, se non intervenissero fattori di regolazione densità-dipendenti».
E quelli di estinzione
In questo contesto sarebbe troppo semplice pensare di ricorrere allora in maniera massiccia alla rimozione, l’analisi di Ispra infatti mostra un quadro estremamente fragile in cui i rischi di estinzione della specie sono altrettanto alti. In generale l’analisi ha stabilito che la popolazione di orsi del Trentino «tende a crescere più lentamente, o declinare più velocemente rispetto a quanto atteso sulla base del tasso asintotico. L’analisi asintotica tende quindi a sottostimare la severità del declino a breve termine». Come mostra il secondo grafico tutte le fattispecie in cui vengono rimossi 10 esemplari, ma anche quelle in cui ne vengono prelevati otto ma con sei adulti o sei adulti, tra cui quattro femmine, fanno schizzare alle stelle il rischio di estinzione della specie. In particolare, le analisi hanno stabilito che le femmine, in età riproduttiva o subadulte, sono l’aspetto che determina maggiormente lo stato di salute dell’intera specie e quindi che «l’impatto più rilevante è determinato dalla gestione delle femmine subadulte, la cui rimozione non va sottovalutata in quanto porterebbe ad una significativa attenuazione della popolazione.
La successiva riduzione delle femmine riproduttive porterebbe, sul lungo periodo, ad una stabilizzazione della densità raggiunta». È sulla scorta di questo lavoro approfondito quindi che Ispra è arrivata a identificare in 8 il numero di esemplari che si potrebbero rimuovere all’anno suddivisi in 4 adulti, tra cui massimo due femmine, e 4 subadulti. La gestione della specie in Trentino risulta quindi simile a un cavo steso tra due grattacieli, chi ci si voglia avventurare deve essere in grado di rimanere in equilibrio con la consapevolezza che basta un alito di vento per precipitare in un baratro da cui non sarà facile fare ritorno, in un verso o nell’altro.
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