La novità
martedì 18 Aprile, 2023
di Simone Casciano
JJ4 fino a un mese fa era in compagnia di 2 o 3 cuccioli. È questo il fatto nuovo emerso nella giornata di ieri. A confermarlo è stato il dirigente della Protezione Civile Raffaele de Col che però mette le mani avanti: «Innanzitutto parlare di cuccioli è improprio, parliamo di esemplari che hanno già 2 anni, che hanno superato lo svezzamento e pesano più di 60 kg». Si tratta quindi di una cucciolata successiva a quella che accompagnava JJ4 nell’estate del 2020 quando aggredì i Misseroni sul Peller, una prole uscita per la prima volta dal letargo più di un anno fa. Animali che ora, dopo il secondo letargo, erano pronti ad abbandonare la madre e vivere la propria esistenza in libertà. I forestali ne hanno accertato la presenza quando JJ4 è uscita dal letargo a inizio marzo: «Erano con lei quando è uscita dalla tana, non sappiamo se siano ancora insieme». Non si può quindi ancora stabilire se fossero presenti al fatale incontro tra l’orsa e Andrea Papi. Quello che si può dire con certezza però è che questi esemplari non sono cuccioli appena nati, figli dell’ultimo letargo, ma di quello precedente. E che quindi vanno considerati «giovani» e non cuccioli. Parola di un esperto in materia.
L’esperto
«Su come distinguere le fasi evolutive degli orsi tempo fa avevamo steso delle linee guida assieme ai massimi esperti internazionali» spiega Claudio Groff, coordinatore del settore grandi carnivori della provincia di Trento. «Secondo gli esperti gli orsi, dopo aver compiuto i 7 mesi, hanno più del 50% di probabilità di sopravvivere in autonomia qualora venisse a mancare la madre». È quello che è successo nei casi di Daniza e KJ2, tutti i loro orsetti sono sopravvissuti nonostante avessero perso la madre. Questo però è un caso ancora diverso. «Qui stiamo parlando di esemplari di circa 15 mesi e che possono pesare 50 kg – spiega Groff – Quindi anche qualora fossero ancora in sua compagnia sono pronti ad abbandonarla, se non lo hanno già fatto». Qualora non se ne siano già andati, sarà la madre stessa a cacciarli. «In ambiente alpino quando arriva la seconda primavera sono le madri a scacciarli perché tornano in calore e sono pronte per una nuova cucciolata». Insomma, chiamarli cuccioli è improprio. Inoltre, Groff ci tiene a sottolineare come queste considerazioni debbano passare in secondo piano. «Le considerazioni sulle sorti di questi esemplari devono essere un dato secondario rispetto alla necessità di rimuovere JJ4 per motivi di sicurezza pubblica. Come nel caso di KJ2 la necessità di rimuovere l’animale ha la priorità». Stesso discorso per un eventuale presenza della prole al fatale incontro con Andrea Papi. «In questo momento non possiamo dire se c’erano o meno. Sicuramente la loro eventuale presenza potrebbe avere condizionato l’atteggiamento di JJ4, ma questo non può essere un’attenuante. Un orso che ha ferito, o peggio ancora, come in questo caso, ucciso va rimosso».
Quello che è certo è che la loro eventuale presenza, per ora non documentata, accanto alla madre, anche in questo momento, non fa nessuna differenza per quel che riguarda la cattura di JJ4. «Non stiamo parlando di cuccioli che hanno bisogno della madre – reitera Raffaele de Col – ma di esemplari ormai svezzati e completamente autonomi. Quindi la loro eventuale presenza non rappresenta una problematica per quel che riguarda la cattura». Sulla stessa linea il dirigente del servizio foreste della provincia di Trento Giovanni Giovannini: «Non fa differenza, non sono piccoli, non muoiono di fame senza la madre. Ormai sono autonomi. Noi procediamo per la cattura».
Captivazione, questo l’obiettivo ora dei forestali, ma prima bisogna trovarla e capire se è da sola o meno
Sulle orme dell’orso
La neve si sta già sciogliendo e questo toglie un vantaggio ai forestali che tracciano l’orsa, le orme sul manto bianco. Un prezioso regalo che in questi giorni aveva permesso agli agenti di tracciare meglio non solo i movimenti di JJ4, ma quelli di tutti i venti, trenta orsi che si aggirano nella zona interessata dalle ricerche. Un’area vasta, che va da sopra Caldes fino a Mostizzolo e sale verso il Peller. Cinque chilometri quadrati, circa un migliaio di ettari. I forestali rassicurano. «L’animale si tiene lontano dai centri abitati in questo momento – spiega Giovanni Giovannini – Noi continuiamo i monitoraggi». Si tratta di un lavoro complicato, perché l’animale si sposta e perché va fatto all’imbrunire e poi nel cuore della notte. «Il lavoro si fa soprattutto di notte – spiega Giovannini – Perché è il momento in cui gli animali si muovono, lavorare nel buio però espone il personale a rischi alti». Giovannini ci tiene a far capire la complessità delle operazioni. «Uno crede che prendere un orso sia una cosa facile, che basti piazzare una trappola. E invece è un lavoro delicato, in cui non ci possiamo permettere errori». Anche le trappole a tubo infatti vanno posizionate con una logica. «Le abbiamo messe, ma questo non significa che riusciremo nell’obiettivo. Poi bisogna spostarle perché l’esemplare si muove a sua volta». Si cerca di arrivare a JJ4 evitando nel frattempo di catturare l’orso sbagliato. «Se catturiamo un esemplare diverso dall’obiettivo è un problema. Non è banale nemmeno la fase di liberazione, non è così semplice come aprire una grata. Ogni azione richiede fatica e programmazione». In tutto questo gli agenti stanno ancora cercando di capire se uno o più cuccioli sono in compagnia di JJ4. «In questo momento non possiamo dirlo con certezza – conclude Giovannini – Nelle fototrappole non sono apparsi, ma proprio perché ormai sono svezzati non restano più così vicino alla madre come prima. Potrebbero essersene andati così come stare a 150 metri di distanza o forse più». Un fattore che aggiunge un elemento di rischio secondo Raffaele De Col. «Stiamo parlando di un’orsa molto violenta, non stiamo facendo un lavoro sereno. Restiamo concentrati sull’obiettivo della captivazione». Una volta catturata va capito dove sarà messa. Le lunghe battaglie legali già iniziate al Tar minacciano tempi lunghi e quindi a JJ4 andrà trovata un’ubicazione. Per ora la Provincia non si sbilancia e non indica destinazioni. Allo stato attuale delle cose però, rimane difficile immaginare un luogo diverso dal Casteller.