DOMANDE & RISPOSTE

giovedì 13 Luglio, 2023

Orsi, le risposte di De Guelmi. «In pochi sono predatori. Sicurezza? Mai prenderli di sorpresa»

di

Il veterinario, per anni ai vertici del progetto Life Ursus, risponde alle domande dei lettori

Gentile dottor de Guelmi, recentemente la cronaca si è occupata di assalto dell’orso a cavalli, mucche e pecore. Essendo, credo, onnivoro ma più orientato ad una dieta vegetale le chiedo se questi assalti rispondono ad un’esigenza di cibo o hanno altri scopi. (Alberto Berlanda, Arco)
«L’orso è l’animale onnivoro per eccellenza e la sua plasticità alimentare gli consente di vivere tranquillamente senza il bisogno di soddisfare le sue esigenze nutritive predando animali domestici. Sono noti parecchi casi di orsi che hanno convissuto tranquillamente, per lungo tempo, con animali domestici senza mai fare predazioni, come d’altro canto animali domestici che hanno convissuto e pascolato tranquillamente in vicinanza di orsi. L’orso è considerato un predatore occasionale e normalmente solo pochi esemplari sono stati la causa della maggior parte dei danni al patrimonio zootecnico. Ciò dipende molto dall’indole dell’animale stesso, dalle esperienze che ogni singolo animale fa nel corso della sua vita, passata principalmente in solitudine: esperienze che attraverso il suo sistema cerebrale, estremamente sviluppato e simile al nostro, trasforma in comportamenti che sono di conseguenza molto diversi da un animale all’altro. Un cucciolo, la cui madre effettuava predazioni, avrà acquisito da lei questa abitudine e probabilmente metterà in atto quanto imparato dalla madre. Sono quindi solo una piccola parte gli orsi che fanno predazioni mentre la maggioranza di essi non possiede questa abitudine. Può succedere che alcuni orsi, specialmente giovani soggetti, uccidano più del bisogno: il cosiddetto “surplus killing”, pratica molto più diffusa tra i lupi».
Dopo il clamore per la morte di Andrea Papi e il dibattito che ne è seguito a me pare che si sia tutto fermato. Anche a causa della giustizia che ha tempi incredibilmente lunghi. Quale pensa potrà essere l’esito finale di questa vicenda? Ci saranno i trasferimenti di qualche esemplare di orso o si continuerà come sempre? (Albino Aldeghieri, Rovereto)
«La tragica morte di Andrea Papi mi ha colpito profondamente ed ho sperato che questa tragedia, fosse anche per dare un senso alla morte di questo ragazzo, potesse essere una pietra miliare per un cambio di rotta nella gestione della popolazione degli orsi sulle Alpi. Da parte di chi è al governo del Trentino ho sentito solamente dei proclami inattuabili che sono serviti per aumentare lo stato di paura e creare profonde contrapposizioni ideologiche che spesso hanno rasentato l’isterismo. Anche le frange più estreme dell’animalismo invece di capire e comprendere il lutto, il disagio e anche la paura di chi abita le valli di montagna hanno contribuito, con i loro ricorsi ai tribunali e la perentorietà delle loro manifestazioni, ad accentuare le contrapposizioni ideologiche e sociali che hanno creato notevoli e difficilmente sanabili spaccature tra cittadini e valligiani. Sinceramente non sono in grado di poterle dire quale potrebbe essere l’esito di questa triste vicenda; posso solo augurami che iniziassimo tutti ad utilizzare meno la pancia e più il cervello, rispettando, non solo l’orso e la natura, ma anche chi la pensa in un modo diverso. Probabilmente qualche orso, classificato come pericoloso verrà trasferito o abbattuto, ma qualche altro orso senza nessuna colpa potrà cadere vittima di questa voluta contrapposizione ideologica e sociale».
Caro de Guelmi, amo passeggiare nei boschi come molti trentini e ho insegnato alle mie due bambine a seguirmi, soprattutto nella raccolta dei funghi. È un grande rito collettivo. Però le confesso che da quando ci sono stati gli attacchi dell’orso all’uomo ho perso il piacere e ho timore per le mie bambine. Anche una semplice passeggiata mi mette ansia. Sto sbagliando? C’è qualcosa che possa fare per aumentare la mia e nostra sicurezza? Grazie (Bruno Trentin)
«Per mia fortuna so quanto sia bello passeggiare per i boschi con i propri figli. L’ho fatto a lungo con i miei e adesso lo faccio con altrettanta soddisfazione con i miei nipoti. La invito a continuare a camminare con le vostre figlie nei boschi senza timore, forse l’orso la può aiutare a sentirsi meno padrone, ma più ospite nel bosco e nell’ambiente in generale. In questo momento è statisticamente più rischioso l’incontro con una zecca che quello con l’orso, fortunatamente in entrambi i casi il rischio si può drasticamente ridurre con un’appropriata prevenzione. Per quanto riguarda l’orso in Europa, dal 2000 al 2015 sono documentati 291 attacchi dell’orso all’uomo, questi sono stati tutti attacchi difensivi nei quali l’orso si è sentito minacciato da parte dell’uomo. Mai l’orso ha attaccato un bambino, ma quasi sempre uomini adulti che si muovevano da soli ed in silenzio. Comunque l’orso non deve essere colto di sorpresa ed è normalmente sufficiente qualche rumore per allontanarlo. Perciò camminando con le vostre figlie è sufficiente che parliate tra di voi per avvertire un eventuale orso della vostra presenza ed il plantigrado avrà il tempo di allontanarsi, senza che voi abbiate avvertito la sua presenza. La invito comunque a leggere il lavoro “Brown bear attack on humans: a worldwide perspective” pubblicato sulla rivista Scientific Report dalla bravissima dott.ssa Giulia Bombieri e colleghi».
Gentile de Guelmi, quanto tempo stanno i cuccioli con la mamma? E qual è la percentuale di sopravvivenza rispetto alle numerose cucciolate? (Franca Gottardi, Cles)
«Il territorio trentino si è dimostrato, dal punto di vista trofico alimentare estremamente favorevole alla presenza degli orsi, infatti l’abbondanza di cibo consente alle femmine adulte di orso di partorire ad anni alterni; in altre zone meno ricche di alimento il periodo interparto può essere più lungo. I cuccioli nascono verso la fine di gennaio mentre la madre è in ibernazione. Ad aprile la famiglia esce dalla tana e la madre inizia a preparare i suoi cuccioli alla vita. Questo è per la famiglia un momento molto difficile, in quanto i maschi adulti tentano di uccidere i cuccioli affinché la femmina torni in calore così da accoppiarsi nuovamente. Si ritiene che l’infanticidio portato a termine dai maschi possa incidere fino al 40% della mortalità dei cuccioli. Se tutto va per il verso giusto, la famiglia passa l’estate assieme e alla fine dell’autunno si ritira in letargo nella tana, per passare in compagnia il periodo invernale. Nel mese di maggio dell’anno successivo, all’inizio del periodo degli accoppiamenti, quando i cuccioli hanno circa 16 mesi di vita, la famiglia si divide ed i cuccioli iniziano la loro vita, che sarà in gran parte solitaria. Nel periodo in cui i cuccioli rimangono con la madre, in pochi mesi imparano dalla stessa tutto ciò che potrà essere loro utile ed indispensabile per la loro vita futura. Si è fatta più volte l’esperienza che anche i cuccioli rimasti orfani all’età di 7-8 mesi sono sopravvissuti gli anni successivi».