Provincia
domenica 20 Ottobre, 2024
di Alberto Folgheraiter
Arriverà l’inverno e gli orsi andranno in letargo. Si spera. Dando, in tal modo, qualche mese di tregua a chi dovrebbe, e non da oggi, elaborare una strategia per una convivenza problematica. Li chiamano «grandi carnivori» anche se per il 75% la dieta dell’orso è di tipo vegetariano. Resta quel 25% che spaventa, in particolare da quando, il 5 aprile 2023, un’orsa ha sbranato Andrea Papi, 26 anni, da Caldes. Stava compiendo un’escursione sul monte Peller, lungo una strada forestale nella sua Val di Sole. Jj4, l’orsa responsabile dell’aggressione, fu catturata il 17 aprile successivo. In cattività nel centro faunistico del Casteller, periferia di Trento, l’orsa doveva essere abbattuta, stando a una decisione (reiterata) del presidente della Provincia, Fugatti. Gli animalisti impugnarono la disposizione e il Tribunale di Giustizia Amministrativa ha deciso la sospensione della sentenza di morte. Di rinvio in rinvio, nel maggio scorso è stato annunciato che, entro l’autunno, Jj4 avrebbe trovato collocazione stabile in un parco nella Foresta Nera, in Germania.
«Vite in pericolo»
Non si è dovuto attendere, ieri, per le prime reazioni. «Il pericolo grandi carnivori non è uno scherzo – afferma l’assessore con delega ai grandi carnivori, Roberto Failoni – servono purtroppo provvedimenti severi. La vita delle nostre persone, dei turisti, degli operatori non può essere in pericolo come avvenuto ancora oggi». Si dice preoccupato anche il sindaco, Flavio Riccadonna: «Ho parlato con la persona ferita — spiega — ha preso un grosso spavento ma sta bene. Da noi ci sono stati moltissimi avvistamenti e temevamo che arrivasse anche questo momento. Si tratta di un problema che va affrontato».
In provincia di Trento si erano già avute altre aggressioni da parte dell’orso – 9 in dieci anni, di cui una fatale – cominciando la vigilia di ferragosto, del 2014 quando, nei boschi di Pinzolo, Daniele Maturi, che stava cercando funghi, ha subito le zampate dell’orsa Daniza. L’animale fu ucciso, si disse in modo accidentale, durante un tentativo di cattura da parte dei forestali. Era il 10 settembre 2014. Si scrisse che l’orsa aveva aggredito per difendere i due cuccioli al seguito.
Il tema è al centro di un aspro dibattito fra chi vive (e ha paura) nelle zone frequentate dagli orsi e chi, stando in salotto a Roma o Milano, pontifica sui diritti dell’orso (e del lupo) meno su quelli di chi fino a qualche anno fa frequentava senza paura i boschi e le montagne perché era a casa propria.
Il referendum
Intanto, nel corso dell’estate, nelle valli di Non e di Sole, e pure nelle Giudicarie e Rendena sono state raccolte firme in calce a una petizione volta a limitare la presenza dell’orso in un territorio, come il Trentino occidentale, fortemente antropizzato. In val di Sole sono state raccolte oltre 6 mila firme dal comitato “insieme per Andrea Papi” per sollecitare una consultazione popolare sulla presenza dell’orso in Trentino. Nelle Giudicarie sono 9.731 le firme di residenti e 1.556 quelle di turisti (proprietari di seconda casa), in calce a un documento (promotore Marco Bosetti, già gestore del rifugio Caré Alto) consegnato il 19 settembre 2024 al presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie, Giorgio Butterini. La petizione sottende la richiesta di un referendum popolare che, sulla scorta della normativa vigente, non è (ancora) possibile. Ma cambia poco: il «no» alla presenza dell’orso nella «Judicaria» è già implicito.