L'esperto
mercoledì 17 Maggio, 2023
di Alessandro de Guelmi
L’orso è sempre stato presente sui monti del Trentino. Verso la fine del secolo scorso, a causa dell’accanita persecuzione avvenuta nei tempi passati, ne rimanevano solo alcuni vecchi esemplari non più in grado di riprodursi. L’estinzione della popolazione era quindi solo una questione di tempo. Facendo seguito ad un secolare percorso di difesa della popolazione degli orsi trentini al fine di evitare la loro completa estinzione, attraverso il progetto Life Ursus, che prevedeva la diffusione dell’orso su tutto il territorio delle Alpi, furono liberati, nel Parco Adamello Brenta, 10 orsi provenienti dalla Slovenia. Il nostro territorio si è dimostrato ancora idoneo al conseguimento di tale obiettivo consentendo all’orso ottimi successi riproduttivi che hanno contribuito a consolidare la propria popolazione, raddoppiando il numero minimo di 40-60 soggetti previsti dal progetto stesso in soli 24 anni.
L’attività informativa
Il Trentino è la zona al mondo con la più alta densità abitativa in cui vive una consolidata popolazione di orsi; la pacifica coesistenza tra queste due specie viventi può avvenire solamente a condizione che l’uomo riesca a mettere in atto una corretta ed equilibrata gestione, condivisa con tutte le componenti della società.
L’orso è indubbiamente un animale pericoloso; il rischio però che quest’ultimo possa nuocere all’uomo è normalmente estremamente basso. Tale rischio può essere ulteriormente ridotto attraverso piani di comunicazione seri, puntuali e legati al rigore scientifico. A seguito del passaggio delle competenze della gestione dell’orso dal Parco Adamello Brenta alla Provincia di Trento, avvenuto nel 2004, l’attività informativa è andata via via scemando, fino ad arrivare a questi ultimi cinque anni in cui è stata compressa ancora di più. Il Comitato Faunistico è stato sciolto, i Tavoli informativi e di partecipazione sono stati annullati, la presentazione del «Rapporto Grandi Carnivori» è stata abolita, la ricerca (indispensabile per reperire opportune conoscenze al fine di fornire la giusta informazione ai cittadini) è stata ulteriormente ridotta. Il campionamento genetico, inizialmente con cadenza annuale, viene attualmente effettuato ogni due anni.
Nessun orso con radiocollare
In passato gli orsi muniti di radiocollare, attraverso la telemetria, erano in grado di trasmettere informazioni importanti sulle proprie abitudini, sui propri spostamenti, sull’utilizzo del territorio. Ciò consentiva ai preparatissimi Agenti del Corpo Forestale di intervenire puntualmente con attività di dissuasione nei confronti di orsi problematici.
Ad oggi nessun orso è dotato di radiocollare funzionante, per cui poco si riesce a conoscere dei suoi spostamenti e l’attività di dissuasione, indispensabile per correggere comportamenti pericolosi per l’uomo e per l’orso stesso, risulta praticamente impossibile da attuare. Risulta, peraltro, non attuabile la strategia di trasferimento o uccisione di massa degli orsi sia per ragioni pratiche che legali. Forse sarebbe allora opportuno concentrarsi sulle attività e le strategie che favoriscono la convivenza sociale tra uomo e orso.
L’orso individualista
Il futuro dell’orso sulle Alpi non potrà essere frutto di isteriche contrapposizioni, ma dovrà anche passare attraverso un capillare lavoro di scrupolosa informazione affinché l’orso sia visto come animale da rispettare nelle sue esigenze comportamentali e non come docile strumento di attrazione turistica né tantomeno come fiera assetata di sangue. L’orso è un grande individualista. Vive quasi tutta la sua vita in solitudine ed ogni individuo fa esperienze personali che lo portano, attraverso il proprio sistema cerebrale estremamente sviluppato, a elaborarle e trasformarle in comportamenti diversi da individuo ad individuo. Per questo particolare motivo la gestione della popolazione ursina deve considerare ogni singolo soggetto ed agire direttamente sullo stesso.
La prevenzione
Per quanto riguarda la prevenzione, bisogna in ogni modo evitare di attrarre l’orso con alimenti messi volutamente o negligentemente a sua disposizione, in quanto, grazie al suo olfatto molto sviluppato, esso riesce a percepirne la presenza a chilometri di distanza. In particolare, i rifiuti urbani sono per l’orso un irresistibile richiamo che lo spinge ad abbandonare le montagne ed entrare nei centri abitati alla ricerca di questa facile e attrattiva fonte alimentare. Nonostante le ripetute sollecitazioni ed inviti da parte delle associazioni ambientaliste, a rimpiazzare i normali bidoni con quelli anti-orso, la loro sostituzione è iniziata con quasi vent’anni di ritardo e forse si completerà non prima del 2028. Se questi bidoni fossero stati sostituiti per tempo, probabilmente si sarebbero potuti evitare gran parte degli incidenti e delle aggressioni.
Rischio isolamento genetico
Infine, occorre denunciare l’assoluto silenzio, sia da parte istituzionale, sia da parte delle associazioni animaliste, riguardo le problematiche legate all’isolamento genetico. La popolazione degli orsi trentini, a causa della mancanza di contatti con altre popolazioni, possiede un patrimonio genetico estremamente ridotto proveniente da due soli esemplari maschi e da cinque femmine. Dal 2002, anno della prima cucciolata, si è giunti alla quinta-sesta generazione in consanguineità. Questo isolamento porterà inevitabilmente ad un costante aumento del grado di consanguineità di generazione in generazione, determinando tutta una serie di condizioni sfavorevoli chiamate depressione da inbreeding. Tali condizioni sono causa della riduzione della sopravvivenza della popolazione incidendo negativamente sulle capacità riproduttive e sulle potenzialità evolutive, quali l’adattamento alle variazioni ambientali e la resistenza alle malattie. Questo stato di cose potrebbe portare in futuro al collassamento della popolazione stessa, come purtroppo qualcuno potrebbe auspicare.
Dopo Andrea, un percorso di ascolto
La tragica morte di Andrea Papi, ucciso dall’orsa JJ4, il dolore inconsolabile di una famiglia, il lutto di un’intera valle, ci devono spingere a ritrovare una coesione sociale. È indispensabile abbandonare questa strategia di tensione, ed iniziare un percorso di confronto e ascolto con tutte le componenti della società, al fine di elaborare regole precise, condivise ed inattaccabili, per la salvaguardia e la sicurezza della gente di montagna, in equilibrio con le varie componenti ambientali, orso compreso.
Credo che il futuro dell’orso sulle Alpi non lo si garantisca nelle aule dei tribunali, ma con una difficile, continua, puntuale, equilibrata e condivisa attività informativa nelle vallate.
Dopo l’uccisione di Andrea Papi si è aperto un dibattito sulla convivenza con l’orso. Per cercare di diffondere la cultura e la conoscenza dei plantigradi Alessandro de Guelmi, medico veterinario e grande esperto di orsi, risponderà ogni due settimane alle domande dei lettori.
La mail a cui inviare i quesiti è: orso@iltquotidiano.it
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