La questione
domenica 6 Agosto, 2023
di Redazione
Hanno destato stupore nel Parco Naturale Adamello Brenta le «ennesime imprecise dichiarazioni di alcuni rappresentanti del Comitato Andrea Papi riportate da un organo di informazione in merito al progetto Life Ursus, avviato come noto nel 1996, entrato nella sua fase operativa nel 1999 e conclusosi nel 2004 dopo il rilascio in Trentino di 10 esemplari di orso bruno provenienti dalla Slovenia». Immediata la reazione del Parco che nella giornata di domenica ha divulgato una nota esprimendo il proprio disappunto: «Tutti i dubbi insinuati nell’articolo sull’operato di allora del Parco e degli altri tantissimi attori coinvolti (oltre alla Giunta esecutiva e al Comitato di Gestione del Parco, Giunta provinciale, Comitato Faunistico e Osservatorio Faunistico provinciali, ISPRA, Ministero delle politiche agricole, Ministero dell’ambiente, Ministero della Sanita) trovano infatti da tempo risposte esaustive riassunte in numerose pubblicazioni, tra le quali, per questioni di sintesi, si consigliano il libro Parco Documenti n. 18 edito nel 2010, del quale si suggerisce l’intera lettura, ed in particolare le pagine da 212 a 214. Utile inoltre rileggere lo Studio di Fattibilità realizzato nel 1998 e pubblicato nel 2000, nel quale, da pagina 58, in poi sono contenuti gli esiti della più volte citata indagine Doxa, oggetto dell’esternazione dei membri del Comitato. L’invito rivolto dal Parco al Comitato è invece quello di unire i suoi sforzi a quelli che tutte le realtà del Trentino, istituzionali e non, sono chiamate a fare per affrontare questa delicata problematica in maniera concreta, pacata e scientificamente corretta, pur nella consapevolezza della grande emozione che essa porta con sé, senza personalismi e dietrologie». C’è, tra le varie questioni che infiammano la critica, anche quella che riguarda le dinamiche della condivisione del progetto oltre vent’anni fa. «Appare in ogni modo inutilmente polemica e sterile la costante richiesta dei riferimenti sulla condivisione iniziale del progetto da parte della popolazione residente e l’atteggiamento generale dell’opinione pubblica fino al 2004 – prosegue la nota – Questi riferimenti sono, lo ripetiamo, pubblici e consultabili anche on-line e dovrebbero essere noti a chi avvia o rinfocola una polemica che, nella necessità immediata di definire invece delle soluzioni, non ha alcun senso».
Il Parco ritiene fondamentale che, coloro che ritengono di esaminare il progetto, debbano documentarsi a 360 gradi: «Per quanto riguarda le affermazioni riguardanti l’approccio tecnico-scientifico al progetto, ancora una volta il Parco, in particolare con la sua Unità di ricerca scientifica, invita ad informarsi in modo attento presso tutte le strutture competenti (università, enti di ricerca, istituzioni) impegnate nella conservazione della fauna, dando viceversa il giusto peso ai pareri di docenti o personalità che appartengono ad altri campi del sapere, solo secondariamente correlati alla situazione iniziale del progetto, come docenti in zootecnia, antropologi e altro. Se effettuata, l’indagine porterà molto semplicemente a constatare un’identità di giudizi positivi, cosa del resto documentabile con una banale ricerca bibliografica che chiunque può realizzare autonomamente».
Il Parco ha poi preso le distanze dalla polemica: «Il Parco, nel condividere la difficoltà della situazione attuale e la necessità di revisioni a livello scientifico e gestionale, non è disponibile a farsi trascinare in una sterile polemica innescata per ragioni e con strumenti che non sembrano avere molto a che fare con la ricerca disinteressata della verità, rimandando semmai la discussione nelle sedi più opportune».
L’impegno e l’operato di tutti gli esperti che ruotano intorno a questa realtà, continua. «Nel frattempo proseguirà ad impegnarsi come sempre nella conservazione della natura e nelle attività di educazione ambientale che gli sono proprie, nel rispetto prioritario delle genti che abitano nelle proprie valli e nello sviluppare soluzioni di breve, medio e lungo periodo: nessuna protesta solo proposte» conclude la nota.
la sentenza
di Redazione
I giudici popolari hanno riconosciuto il 31enne colpevole di tutti reati contestati dalle pm: omicidio volontario con tre aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà), interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio