Tribunale
martedì 9 Luglio, 2024
di Benedetta Centin
Ieri mattina (lunedì 8 luglio ndr), una volta collegato in videoconferenza dal carcere di Spini di Gardolo con il giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua, il parrucchiere albanese Ardair Tari si è trincerato dietro un muro di silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Nessuna spiegazione, nessun chiarimento quindi, da parte del 33enne del Trevigiano, su quanto accaduto venerdì scorso quando è stato arrestato a Grigno. Sulla folle fuga di oltre cento chilometri dal Padovano, tenendo sotto sequestro la ex e il bambino di lei di 5 anni, guidando l’auto della stessa donna. Ancora su come avesse fatto arrivare in Trentino anche il marito della 26enne, costringendolo a farsi trovare con mani e piedi legate. Niente, solo scena muta. Ma in carcere Tari avrebbe confidato alla sua avvocata, Sara Scattolin, le sue intenzioni, negando di aver voluto far del male alla famiglia, alla donna per la quale era già finito in carcere e a processo. «Volevo solo parlare con la mia ex, cosa che tento di fare da tempo: volevo un confronto con lei e il marito, capire perché mi ha accusato di violenza sessuale pur sapendo che era falso, che eravamo innamorati. Ammazzarla? Non volevo certo farle del male» avrebbe chiarito il barbiere apparso molto provato agli occhi della legale. Barbiere che evidentemente non aveva accettato il fatto che la donna nel 2022, dopo sette mesi di relazione, fosse tornata con il bambino dal marito. Donna che lo aveva denunciato facendolo finire a processo. E se era stato condannato per stalking e violenza privata a venti mesi (pena tramutata di recente dalla Corte d’Appello di Venezia in lavori di pubblica utilità), il parrucchiere era invece stato assolto dall’accusa di violenza sessuale.
Doveva starle lontano per 8 anni
Per tre volte, da settembre 2022, aveva violato il divieto di avvicinare l’ex amante, finendo agli arresti domiciliari e in carcere. Tari lo ha rifatto venerdì scorso, uscito di cella da appena due mesi e due giorni. Ma questa volta l’accusa non è solo di aver violato l’ordine del giudice che lo doveva tenere lontano dall’ex per 8 anni, anche dai luoghi da lei frequentati, escludendo pure eventuali contatti. Le contestazioni formalizzate dal pm Davide Ognibene sono una sfilza: il sequestro di persona, con l’aggravante della presenza del minore, la rapina aggravata dell’auto della donna, anche questa aggravata perché avvenuta dove abita lei, la minaccia aggravata dal coltello (puntato alla gola dell’ex), e la violenza privata al marito fatto arrivare a Grigno. Ieri mattina il giudice Giua ha convalidato l’arresto e ha disposto la custodia cautelare, che quindi Tari rimanga in carcere. Al contempo ha anche dichiarato la sua incompetenza per territorio. Il fascicolo è infatti destinato ad essere inoltrato in breve alla Procura di Padova visto che il reato più grave, quello di sequestro, si è consumato in quella provincia.
Coltello gettato nella fuga
Sul fronte investigativo intanto le indagini proseguono. Ed è caccia al coltello con cui il barbiere di Silea, Treviso, avrebbe minacciato l’ex amante, puntandole la lama alla gola. Coltello che non era stato trovato venerdì dai carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana e di Bassano che avevano accerchiato e bloccato la vettura in una piazzola lungo la provinciale a Grigno. Provvedendo, con un’azione fulminea, a trascinare fuori dall’abitacolo Tari e ad ammanettarlo. La fine di una folle fuga iniziata in Veneto, alla guida dell’auto dell’ex, con a bordo lei, legata ai piedi con delle fascette da elettricista, e il suo bimbo. «Sta’ zitta o fai la fine di Giulia Cecchettin» le minacce alla 26enne con il coltello puntato contro (ma l’indagato negherebbe). Coltello che gli investigatori dell’Arma stanno cercando in una zona boschiva di Primolano, in Valbrenta, nel Bassanese, dove l’arrestato avrebbe fatto una breve sosta nel suo tragitto verso il Trentino. Da capire anche quando sia riuscito a piazzare i gps sotto la vettura della donna e del marito. Nella sua, di auto, i militari hanno trovato una mazza da baseball, un piede di porco, nastro adesivo e fascette da elettricista. Probabilmente aveva progettato di usare la sua station wagon ma avrebbe cambiato idea nel momento in cui ha raggiunto la donna e si è trovato a spingerla dentro l’abitacolo e a fuggire con la vettura di questa.