il caso
martedì 9 Gennaio, 2024
di Benedetta Centin
La moto con cui padre e figlia si schiantarono, il 20 agosto 2021, a Baselga di Pinè, era stata acquistata in concessionaria solo pochi giorni prima. E secondo la Procura, proprio il titolare del salone e i due meccanici che montarono gli ultimi componenti sul mezzo, sono i responsabili della morte di Sandro ed Elisa Prada, padre e figlia di 51 e 13 anni di Pergine Valsugana. Tanto da volerli tutti a processo. Il pubblico ministero Davide Ognibene, chiuse le indagini preliminari, ha infatti rinviato a giudizio i tre, l’imprenditore e i due dipendenti, contestando loro l’omicidio colposo plurimo. Un’accusa, questa, formalizzata in base alle indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana, che già la sera dell’incidente avevano notato un’anomalia nel sistema frenante anteriore della moto, posta sotto sequestro. Ma non solo. Determinante è stata la consulenza tecnica delegata all’ingegnere Igor Gonnella, che ha concluso che la due ruote arrivata dalla Cina sarebbe stata assemblata male una volta nell’officina della concessionaria trentina. Con uno dei bulloni della pinza anteriore dei freni che sarebbe stato montato in modo non corretto, tanto che sarebbe uscito dal suo alloggiamento, determinandone il malfunzionamento dei freni, proprio mentre padre e figlia dovevano affrontare uno dei tornanti sulla strada provinciale 83 che scende dall’altopiano di Piné. Ma i difensori dei tre imputati, che si sono avvalsi di propri esperti, tra cui un consulente della Ducati, sono pronti a dare battaglia in aula. La discussione si terrà nel corso dell’udienza preliminare in programma tra qualche mese davanti al giudice Gianmarco Giua.
Chi sono i consulenti di parte
I due meccanici — assistiti uno dagli avvocati Stefano Daldoss e Matteo Pellegatti, l’altro dall’avvocato Gianluca Pinamonti — hanno nominato l’ingegnere Nicola Dinon, mentre il titolare della concessionaria, difeso dall’avvocato Chiara Graffer, si è avvalso di Marco Pulliero, già coordinatore tecnico e ingegnere di pista Ducati in diversi campionati. A quanto trapela, i due esperti hanno convenuto che i meccanici imputati avrebbero operato in modo corretto, che l’assemblaggio di quel primo modello di Motron Motard X 125 arrivato in Trentino dalla Cina, una volta in officina sarebbe stato eseguito come dovuto. Insomma, le operazioni di montaggio e verifica sarebbero state corrette. Per i consulenti di parte la responsabilità sarebbe invece da ricercare nella casa costruttrice del mezzo, che non avrebbe mandato alcun libretto di istruzioni per il montaggio e l’installazione dei pezzi restanti. E che il difetto, il problema, sarebbe invece relativo alla progettazione e costruzione dei componenti del freno. Detto che, sempre secondo gli ingegneri nominati dagli imputati, il motociclista, impossibilitato a rallentare la corsa in discesa con il freno anteriore, avrebbe anche potuto azionare quello posteriore. Ma il tempo a disposizione di Prada avrebbe potuto essere limitato, se non azzerato, quando si è reso conto che la moto non rispondeva ai comandi, che non voleva saperne di rallentare mentre era in prossimità della curva a gomito a valle del bivio per San Mauro. Allora la motocicletta ormai fuori controllo aveva invaso la corsia opposta ed era volata nel bosco sottostante, infilandosi nell’unico varco tra i guardrail.
A trovare padre e figlia, quella sera, era stata la moglie e mamma delle vittime, Patrizia, e con lei l’altra figlia. La donna, preoccupata di non veder rientrare i due usciti di casa nel pomeriggio, non riuscendo a mettersi in contatto telefonico con loro, aveva utilizzato un’applicazione installata sullo smartphone della 13enne per localizzarla con il gps. I soccorritori erano arrivati solo in seguito, dopo che una guardia forestale di passaggio sulla statale aveva notato i fari della moto in lontananza nel bosco. L’uomo si era avvicinato e aveva assistito alla straziante scena: la donna e la figlia immobili a vegliare i due corpi senza vita.