Turismo

giovedì 23 Gennaio, 2025

Panarotta più viva che mai: parcheggio affollato nonostante gli impianti chiusi

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Gli escursionisti: «Enorme potenziale anche con servizi inattivi». La proposta di 23 sigle ambientaliste per ridurne la dipendenza dalla neve

Morta. C’è chi l’ha definita anche così, con termini piuttosto drastici. Nonostante gli sforzi profusi dalla Provincia e dai Comuni interessati alla zona, la Panarotta ha visto i propri impianti chiusi per il terzo anno consecutivo. Il comunicato di Trentino sviluppo datato il 12 dicembre scorso, infatti, indicava come le difficoltà nel reperire personale e l’impossibilità di utilizzare molte delle attrezzature necessarie a garantire la sicurezza della stazione – coinvolte nella liquidazione della precedente gestione – fossero tali da far calare definitivamente il sipario sulla stagione invernale 2024-2025. Malgrado ciò la montagna è ben lontana dall’essere spopolata, come dimostra non di rado l’affollamento del grande parcheggio, a riprova del fatto che un rilancio dell’area in una nuova veste non è solo possibile ma in parte incoraggiato da chi la montagna la frequenta. «Il posto ha del potenziale nonostante i servizi non siano attivi. Se fosse promosso adeguatamente potrebbe avere uno sviluppo incredibile», è l’opinione di Marco, levicense, arrivato nella mattinata di domenica assieme a un gruppo di amici. «Siamo sempre venuti a camminare con le ciaspole, sempre, anche con gli impianti chiusi». È l’inverno del 2022 quando la società Panarotta 2002 si vede costretta a una prima chiusura degli impianti a causa del costo insostenibile dell’energia elettrica, situazione che si ripete l’inverno successivo a causa della poca neve e dei costi proibitivi per l’innevamento artificiale. I debiti contratti dalla società la costringono a rinunciare alla gestione e successivamente alla liquidazione. La stagione invernale 2024 si contraddistingue per gli sforzi che Trentino Sviluppo – la società di sistema provinciale per il supporto alle imprese, l’innovazione e il marketing territoriale – impiegna per trovare una società che si assuma l’onere della riapertura ma ogni tentativo va a vuoto. «Secondo me posti come questo potrebbero avere una nuova vita – afferma Viola, che da Trento è salita in Panarotta con il compagno Paolo per un fine settimana tra la natura –. Passeggiate, escursioni con le ciaspole, con gli sci e con la fat bike. Siamo venuti qui per la tranquillità del posto. Il traffico che un impianto sciistico genera ha ben poco a che fare con ciò che un escursionista cerca», concordano tra sé. E le proposte per una diversificazione delle attività montane non sono certo mancate. È a firma di 23 sigle ambientaliste, infatti, la proposta di ripensare alla Panarotta adattandola alle esigenze di famiglie e principianti, riducendo la propria dipendenza dalla neve, come altri comprensori alpini hanno già fatto. Sul tavolo di lavoro proposto la possibilità di allestire campi scuola sci e ridimensionare l’area sul modello dello Sankt Corona am Wechsel in Austria o il Piani di Artavaggio in Lombardia, che hanno fatto della vacanza famigliare sulla neve un biglietto da visita molto apprezzato. «Questo posto ha un suo fascino anche così – afferma una famiglia con slittino – basterebbe ampliare l’offerta dedicata ai bambini. Piste ce ne sono in abbondanza in giro. È un posto che si presta a tante attività e potrebbe essere ristudiato in un’ottica diversa».
Il futuro della Panarotta al momento rimane incerto. Il rischio che si corre è quello di rovinare un presente pieno di opportunità, chiudendosi in un immobilismo e nell’impossibilità di studiare alternative. Uno scenario poco auspicabile per tutti gli attori coinvolti e ancora meno per chi la montagna la ama e la vive in ogni stagione.