Il caso
domenica 14 Luglio, 2024
di Benedetta Centin
Marco Pantani, subito dopo l’esame antidoping del 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio che rilevò un valore di ematocrito sopra il limite consentito e che gli costò la squalifica per doping dal Giro d’Italia di fatto già suo, lo aveva detto: «Mi hanno fregato». Ma chi aveva interesse a incastrarlo? La pista su cui ha indagato la Commissione Antimafia è quella della malavita organizzata, della Camorra che avrebbe puntato miliardi sull’esclusione del Pirata dalla Corsa rosa nell’ambito di un giro di scommesse clandestine. Se è stato davvero così, e per opera di chi, starà ora alla Procura di Trento cercare di chiarirlo. La pm della Dda (Direzione distrettuale antimafia) Patrizia Foiera, così come riportato ieri dall’Ansa, ha infatti riaperto le indagini sul caso di Marco Pantani, da quella penultima tappa trentina del Giro d’Italia del 1999 alla morte.
L’ombra della camorra
Si tratta di un giallo, di un caso irrisolto, lungo 25 anni. Sulla copertina del fascicolo aperto come modello 44, e cioè a carico di ignoti, il reato ipotizzato è quello di associazione mafiosa finalizzato alle scommesse e collegato appunto al decesso del ciclista. A quanto trapela l’inchiesta è ripartita l’anno scorso, anche su input dalla relazione finale del 2022 della Commissione parlamentare antimafia, che, effettuate anche alcune audizioni, invitava a fare «piena luce sugli avvenimenti», ad indagare ancora sulle «numerose anomalie» legate all’esclusione dal Giro del campione di Cesenatico, insinuando al contempo dubbi sulla ricostruzione della tragedia del campione. Commissione che ha riconosciuto come «compatibile» l’ipotesi che la provetta di sangue del Pirata, nella tappa di Madonna di Campiglio, potesse essere stata manomessa, alterata. Così come confermato dall’esperto ematologo Massimo Locatelli ai parlamentari che avevano risentito anche i tre medici che effettuarono il prelievo e altre persone informate sui fatti.
La battaglia della famiglia
Ad insistere per ulteriori indagini era stata comunque anche la famiglia del campione romagnolo, da sempre convinta della morte violenta dello sportivo e della «trappola» tesa con il test antidoping. Gli avvocati dei parenti, Fiorenzo e Alberto Alessi, avevano infatti presentato nuovi esposti e una corposa memoria alle Procure di Roma, Forlì, e, appunto Trento, segnalando contraddizioni nelle versioni fornite dai medici responsabili del prelievo di sangue.
A Forlì, in particolare, il caso è stato archiviato nel 2016. Il procuratore capo Sergio Sottani all’epoca spiegò che l’idea del complotto organizzato dalla Camorra per far perdere la Corsa rosa a Pantani «è credibile, ma non ci sono prove». Quelle che cercherà ora la Procura di Trento.
L’uomo chiave Vallanzasca
Il primo a parlare della vicenda fu Renato Vallanzasca, il bandito milanese, pluriomicida e condannato a quattro ergastoli, che venerdì doveva essere sentito come persona informata sui fatti, nel carcere di Bollate, Milano, dove è recluso, dalla stessa pm trentina. Ma a quanto pare «il bel Renè», com’era soprannominato, in precarie condizioni di salute, non sarebbe stato in grado di rispondere alle domande della magistrata. E il suo avvocato preferisce non rilasciare dichiarazioni. Sono comunque già diverse le persone sentite dalla titolare dell’inchiesta e altre ne dovrà sentire per cercare di ricostruire il presunto giro di scommesse clandestine.
Secondo le rivelazioni di Vallanzasca, i racconti e le intercettazioni di alcuni camorristi, la criminalità organizzata campana sarebbe intervenuta per evitare che il Pirata portasse la maglia rosa fino a Milano. Per questo Pantani, che stava dominando la corsa rosa, sarebbe stato controllato prima della tappa di Madonna di Campiglio, quando i risultati degli esami antidoping sul sangue prelevatogli di primo mattino, mostrarono un valore di ematocrito di 52, oltre il limite consentito che è di 50. Quel test portò alla squalifica del campione romagnolo e quel giorno, probabilmente, cominciò il suo declino. C’è chi decise per lui? E fu davvero la Camorra?