la storia

martedì 10 Ottobre, 2023

Paolo Crocetta, il pilota di droni che ha liberato la città di Faenza dalle zanzare

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L’acqua stagnante, irraggiungibile a causa del limo alluvionale, è stata individuata e poi trattata dall’alto

Chiacchierando con Paolo Crocetta, non si capisce bene dove finisca l’artista e dove cominci il tecnico. Ammesso e non concesso che abbia un senso interrogarsi su questo confine.
Nato nel 1995 a Padova, dov’è cresciuto, conseguita la maturità si è trasferito a Romeno, in val di Non, terra natale dei nonni, dove Crocetta aveva trascorso in precedenza numerose estati.
In Trentino ha proseguito gli studi a San Michele all’Adige, dove la passione per la fotografia – esplosa a 19 anni quando la morosa gli ha regalato una Nikon D3100 – ha incrociato una tecnologia che ha rivoluzionato non solo il mondo dell’immagine ma ha anche fornito un formidabile strumento da impiegare nelle analisi in agricoltura (e non solo): il drone. Oggi Crocetta, titolare della società Greenfly, alterna l’attività di fotografo « tradizionale» a quello di pilota di drone, in particolare nel settore dei rilievi topografici o degli impianti fotovoltaici con l’ausilio della termocamera.
Se l’artista si è già guadagnato una certa fama per le foto naturalistiche realizzate con il drone (ma ne parleremo dopo), il tecnico ha avuto un ruolo non secondario per arginare i rischi sanitari legati alla proliferazione delle zanzare nelle zone alluvionate della Romagna. L’acqua stagnante, infatti, aveva creato le condizioni ideali per la diffusione del fastidioso (e non di rado pericoloso) insetto, ma il limo lasciato dall’acqua in ritirata aveva reso di fatto irraggiungibile molte aree del territorio interessato agli eventi alluvionali di maggio.
«Sono stato contattato dalla Aermatica3D, una ditta comasca leader nell’impiego dei droni per l’agricoltura di precisione – spiega Paolo – mi hanno detto che dovevano bonificare un’area di circa cinquecento ettari nella zona di Faenza. Sono partito subito. Con il mio drone, dotato di una camera multispettrale, avevo il compito di individuare i ristagni di acqua. In tempo reale trasmettevo le informazioni ad un secondo pilota, che invece aveva il compito di portare a destinazione con il drone il prodotto per il trattamento, il bacillus thuringiensis, un batterio che non è nocivo né per le persone né per l’ambiente». Un lavoro durato due giorni, ma di grande impatto: «Certo, è stata una soddisfazione. Ma è stata anche un’esperienza dura, perché quelle zone erano davvero disastrate».
Le prime esperienza con il drone Crocetta le ha maturate proprio durante gli studi a San Michele, dove ha fatto un corso per l’applicazione nella cosiddetta «agricoltura di precisione» che permette con le immagini dall’alto di fare analisi su concimazioni, irrigazioni e diagnosi precoci su eventuali patologie delle piante. E proprio a San Michele Paolo ha conseguito anche il primo brevetto. «Quello che oggi paralizzare l’agricoltura di precisione – spiega – è il divieto di utilizzo aereo di fitosanitari a causa delle regole previste dal Pan, il piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari».
Se parliamo di passioni, la fotografia artistica è il settore che ha rapito l’anima di Crocetta: «Il drone ha cambiato la fotografia e il videomaking – ragiona Paolo – anche se forse se ne abusa. È anche vero che la visione dall’alto ancora oggi suscita un certo stupore».
Bisogna riconoscere che gli scatti aerei di Crocetta davvero rappresentano uno sguardo singolare sulla realtà terrestre. Le sue foto, infatti, risultano agli occhi quasi come opere astratte: «Vero, cerco l’astrazione nella realtà», spiega. Un lavoro tutt’altro che casuale: «Passo giornate intere su Google Maps per individuare un punto da fotografare». Notevole, ad esempio, lo scatto con cui i filari della val di Non sono stati ripresi dopo una fitta nevicata: «Ho dovuto aspettare il momento ideale: terreno perfettamente innevato, nessun segno di passaggio umano e cielo nuvoloso per evitare la rifrazione che non avrebbe permesso l’effetto che ho ottenuto».
Insomma, tra arte e tecnica. Eppure i droni sono noti più per gli impieghi militari, come insegna il drammatico conflitto scatenato dalla Russia contro l’Ucraina: «Che posso dire? La verità è che i droni sono inizialmente nati per scopi militari, come spesso accade per l’innovazione tecnologica».