Dopo la morte di Papa Francesco
martedì 22 Aprile, 2025
Papa, ora la successione: in Conclave 135 cardinali. Per la fumata bianca serve una maggioranza di due terzi
di Redazione
Se non si trova la maggioranza, dopo la 33esima votazione si va al ballottaggio tra due

La morte improvvisa di Jorge Mario Bergoglio porta ora la Chiesa alla ricerca di un suo successore, percorso che si concluderà con il famoso annuncio dalla loggia centrale della basilica di San Pietro: «Habemus Papam». Dopo i funerali e il lutto, si svolgerà tra il 5 e il 10 maggio l’inizio dell’elezione del nuovo Pontefice.
Il Conclave è un processo che affonda le sue radici nella tradizione millenaria della Chiesa cattolica, ma che ha anche subìto alcune modifiche nel corso dei secoli per rispondere alle esigenze dei tempi moderni. La prima volta che si parla di conclave (dal latino “cum clave”, ovvero, letteralmente, chiuso a chiave), per indicare il luogo e il consesso cui è affidata l’elezione dei papi, è il 1274, anche se la sua origine è da ricercare in un episodio di alcuni anni prima. Nel 1270 infatti gli abitanti di Viterbo, allora sede pontificia, stanchi dell’indecisione dei cardinali nell’eleggere il nuovo papa, li chiusero a chiave (“clausi cum clave”) nella sala del palazzo arcivescovile della città per costringerli a decidere in fretta. La mossa non ebbe però molto successo: andato avanti per circa tre anni, quello fu il Conclave più lungo nella storia della Chiesa. Alla fine, fu eletto Gregorio X. Nel 1274, al Concilio di Lione, venne emanata la Costituzione apostolica “Ubi Periculum”: il documento con cui si introdusse l’isolamento obbligatorio della riunione cardinalizia, si istituì ufficialmente il Conclave e si stabilirono regole rigide poi cambiate col tempo.
Entro 15-20 giorni dalla morte del papa, il decano del Collegio dei cardinali, il cardinale Giovanni Battista Re, 91 anni, convoca i cardinali a Roma per eleggere il successore. Il periodo che trascorre fino all’elezione di un nuovo Pontefice è chiamato “sede vacante”: durante quest’ultimo il Collegio dei cardinali mantiene la supervisione generale della Chiesa, ma non può prendere decisioni importanti. Il giorno di inizio del Conclave, i cardinali si riuniscono in San Pietro per la messa pro eligendo Romano Pontefice. La prima giornata è soprattutto dedicata alla preghiera, al termine della quale i cardinali in processione si dirigono verso la cappella Sistina, il luogo della votazione. A pronunciare l’”extra omnes”, “fuori tutti”, sarà il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Monsignor Diego Giovanni Ravelli. Durante il Conclave, i cardinali non possono avere contatti con il mondo esterno e vivono tutti a Casa Santa Marta, costruita su ordine di Giovanni Paolo II.
Nella Cappella Sistina entrano solo i cardinali “elettori”, ossia quelli di età inferiore a 80 anni. È necessaria una maggioranza di due terzi per eleggere un nuovo Papa. Ai cardinali non è consentito lasciare il Conclave, tranne in rari casi, proprio per impedire che il processo elettorale si protragga e che venga compromesso dall’esterno. I cardinali poi votano in modo segreto, scrivendo il nome del prescelto su una scheda. Dopo ogni voto, le schede elettorali vengono bruciate in una stufa, insieme a un additivo che produce un colore, e il fumo viene rilasciato attraverso un camino che può essere visto da piazza San Pietro, dove si radunano fedeli, giornalisti e curiosi. Se una votazione si conclude senza una maggioranza di due terzi, il fumo è nero, quando si raggiunge una decisione, è bianco.
Per non andare avanti all’infinito dopo la 33esima o 34esima votazione si passa direttamente, e obbligatoriamente, al ballottaggio fra i due cardinali che avranno ricevuto il maggior numero di voti nell’ultimo scrutinio. Anche in questo caso, però, sarà sempre necessaria una maggioranza dei due terzi. I due Cardinali rimasti in lizza, inoltre, non potranno partecipare attivamente al voto. Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l’elezione del Pontefice è canonicamente valida. A questo punto l’ultimo dell’ordine dei Cardinali diaconi richiama il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche e il Segretario del Collegio Cardinalizio. Il decano, il vice decano o il primo Cardinale dei Cardinali vescovi si rivolge all’Eletto dicendo in latino: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?) e a risposta affermativa, aggiunge: “Quo nomine vis vocari?” (Come vuoi essere chiamato?), domanda a cui il neo-Eletto risponderà con il nome pontificale. Dopo l’accettazione si bruciano le schede in una stufa, facendo in modo che da piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca. Al termine del Conclave il nuovo Pontefice si ritira nella “stanza delle lacrime”, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro.
Il nome della sacrestia deriva dal fatto che il Pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere. Dopo la preghiera per il nuovo Pontefice, e l’ossequio dei Cardinali, viene intonato il “Te Deum” che segna la fine del Conclave.