Il caso
mercoledì 6 Dicembre, 2023
di Walter Facchinelli
Walter Ferrazza si è dimesso da presidente del Parco Naturale Adamello Brenta. La notizia, ieri era sulla bocca di molti in val Rendena dove ha sede l’Ente, ma anche nelle valli Giudicarie, Non e Sole che compongono gli oltre 620 chilometri quadrati della più importante e vasta area naturalistica protetta del Trentino. L’ente, che ha da poco nominato a direttore il rendenero Matteo Viviani, fino al 20 dicembre è retto dalla vicepresidente Monica Marinelli, rappresentante della val di Non.
Il dubbio amletico che attanaglia chi, con sorpresa ha appreso delle dimissioni è «si tratta un fulmine a ciel sereno per un malessere interno o un atto dovuto?»
Walter Ferrazza, interpellato parla di atto dovuto «di un passo indietro per una nuova verifica, a seguito delle recenti elezioni provinciali che hanno disegnato (in realtà lo stanno ancora facendo) un nuovo scenario, con elementi di continuità e di normale discontinuità rispetto al passato».
Aggiunge «nel rassegnare le mie dimissioni da Presidente, auspico che il cammino del Parco possa proseguire spedito e sicuro, nell’interesse di tutti coloro che ne hanno a cuore le sorti e in generale di ogni cittadino». Ma anche «nell’interesse di quell’entità complessa, potente e fragile, che ci siamo preposti a difendere e a valorizzare: la Natura. Cerchiamo di non dimenticarci mai quali siano i nostri obblighi, i nostri impegni, i bisogni che dobbiamo soddisfare».
Con grande serenità, questo è il clima che Ferrazza vive all’indomani del suo gesto, si rivolge al Comitato di gestione del Parco, al quale lunedì ha comunicato le dimissioni, affinché «vengano definite le posizioni dell’Ente con la massima concordia e compattezza», al nuovo governo provinciale «il Parco è un suo ente strumentale» e agli organismi amministrativi e gestionali che da questo discendono. Chiede che siano ridefinite o confermate «le visioni di fondo, le sensibilità e le scelte concrete che il Trentino dovrà fare in futuro, in ordine alle materie che ci riguardano».
È bene chiarire che Walter Ferrazza con questo suo gesto non lascia l’ente Parco, ma rimette il suo mandato presidenziale a quel Comitato di gestione del Parco che glielo conferì il 4 febbraio 2021 e che è chiamato a riunirsi a Strembo il prossimo 20 dicembre. Il Comitato sarà chiamato a decidere se riconfermare la fiducia al presidente Ferrazza, oppure individuare un’altra persona al suo interno. Tenendo ben in conto che una regola non scritta, ma un patto tra gentiluomini sempre rispettato fin dall’istituzione dell’Ente del 1967, il presidente è un rappresentante della Rendena.
Walter Ferrazza «scende» se così possiamo dire dalla poltrona di presidente «a testa alta e con la consapevolezza dell’importanza del percorso fatto in questi due anni e mezzo da presidente». Guardando alle cose fatte cita il cambiamento climatico, la gestione di flussi turistici crescenti dopo la pandemia Covid-19 e «del contributo serio e scientifico del Parco alla gestione del paesaggio, della flora e della fauna selvatica e soprattutto alla visione della gestione dei grandi carnivori, che è entrata decisamente sotto i riflettori dell’opinione pubblica dopo la tragica morte di Andrea Papi, questa primavera».
Ferrazza si dice «fiero» di essersi dedicato «con passione, continuità e rinunce personali e, senza risparmiarmi aver contribuito a strutturare un Parco, non solo con personale stabile e determinato, ma anche più consapevole, inclusivo e sensibile verso i bisogni di tutti. Con la certezza di avere promosso una comunicazione più attiva ed accattivante, e orgoglioso del rapporto di collaborazione instaurato con gli Enti locali». Prima di spegnere i riflettori di questo mandato «contraddistinto dalla volontà di assumersi nuovi e straordinari impegni e nuove responsabilità, per il futuro che ci attende, alle sfide che un’area protetta come la nostra, caratterizzata da un patrimonio ambientale prezioso ma delicato, con sincerità e legittimo orgoglio sottolinea «i traguardi raggiunti dall’Ente nel suo rapportarsi alle realtà del territorio e nel mettere a disposizione un grande patrimonio di conoscenze, competenze, energie e perché no, tanta voglia di fare».