Lo studio
lunedì 26 Dicembre, 2022
di Veronica Ballotta
Una nuova ricerca condotta dall’Università di Bologna ha rivelato che il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino è un importante patrimonio di biodiversità. Infatti, lo studio ha mostrato che all’interno del parco – la cui superficie rappresenta soltanto lo 0,06% dell’arco alpino totale – si trova addirittura un terzo (il 31%) di tutte le specie di licheni presenti sulle Alpi. Al centro dello studio dell’ateneo sono proprio i licheni, organismi cruciali per la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi alpini, e oltretutto molto sensibili ai cambiamenti climatici.
La presenza di questi organismi presso il Parco Naturale Paneveggio è studiata da diversi anni da Juri Nascimbene, professore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Bologna e primo autore dello studio in questione. Hanno fatto parte del gruppo di ricerca anche alcuni altri studiosi provenienti dallo stesso dipartimento dell’ateneo bolognese – Gabriele Gheza, Luana Francesconi e Chiara Vallese – insieme ad altri ricercatori appartenenti all’Università di Trieste e all’Università austriaca di Graz, e al personale del Parco Naturale Paneveggio-Pale. La ricerca realizzata da questo gruppo affonda le proprie radici addirittura nel diciannovesimo secolo, con le ricerche lichenologiche realizzate da Fernand Arnold.
Lo studioso bavarese, infatti — nato nella seconda metà dell’Ottocento — si dedicò all’esplorazione dell’area del Parco Paneveggio-Pale, e diffuse in seguito le proprie scoperte attraverso diverse pubblicazioni scientifiche e attraverso la distribuzione di alcuni esemplari essiccati, dispensati ai più importanti erbari europei. Il Novecento ha aperto nuovi orizzonti, con la botanica Maria Cengia Sambo all’inizio del secolo, e, nei decenni successivi, con i lichenologi dell’università di Graz, in Austria. Ultima frontiera lo studio condotto dall’ateneo bolognese — realizzato anche grazie all’appoggio dell’Ente Parco — ha fornito un importante contributo alla ricerca nel settore dei licheni. È importante sottolineare che lo studio portato avanti dal gruppo di ricerca si è basato proprio sulla vasta serie di studi floristici e tassonomici che sono stati realizzati nel corso dei secoli: i ricercatori hanno iniziato l’opera raccogliendo 7.351 singole segnalazioni trovate setacciando 72 articoli pubblicati tra il 1864 e il 2021, 8 erbari, e numerose osservazioni sul campo risalenti principalmente agli ultimi decenni. Sulla base di questo insieme di segnalazioni, hanno identificato 916 specie di lichene diverse all’interno del Parco Naturale.
«Si tratta di numeri eccezionali rispetto alla superficie ridotta dell’area protetta del parco», afferma Nascimbene. Dunque, a cosa è dovuta questa impressionante quantità e varietà di licheni? La risposta si trova nell’alto livello di eterogeneità registrato sui 19.726 ettari del Parco naturale tra la Val di Fiemme, la Val di Fassa e il Primiero. Infatti, la combinazione – unica e indispensabile – di diversi elementi altitudinali, climatici, geologici e relativi alla vegetazione favorisce una ricchissima biodiversità. Dal punto di vista geologico, si nota che tra le Dolomiti e il gruppo montuoso del Lagorai si trovano rocce sedimentarie carbonatiche, silicee magmatiche e metamorfiche. Anche sul versante del clima c’è una forte eterogeneità, data dalla barriera creata dalle due dorsali montuose: questa, infatti, blocca i flussi di aria umida provenienti dall’Adriatico. In questo modo, la barriera crea una differenza climatica tra l’area a sud, dove le precipitazioni ristagnano, e quella a nord, dove il clima è più continentale. C’è poi il fattore della varietà altitudinale, perché il territorio del parco va dalla fascia montana fino alle vette più alte di oltre 3.000 metri.
Infine, la vegetazione – grazie all’insieme di questi elementi – crea una varietà di microhabitat differenti, i quali, a loro volta, danno origine ad una molteplicità di licheni. E’ la combinazione, dunque, di numerosi fattori presenti nel Parco Naturale – quali le foreste, le aree umide e gli ambienti di alta quota – a dare vita al patrimonio di biodiversità mappato dallo studio dell’università di Bologna. Questa ricerca, oltretutto, permette anche di identificare le specie di licheni e le località che devono essere messe al primo posto nelle azioni di conservazione svolte all’interno del Parco Naturale Paneveggio-Pale. Lo studio fa da apripista per altri approfondimenti ed esplorazioni. Alla ricerca di specie ancora poco conosciute.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica MycoKeys, in lingua inglese («Un territorio di diversità lichenica e di ricerca lichenologica nelle Alpi: il Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino»). Un esempio di biodiversità, quello del Parco naturale, non solo per il nostro Paese, ma anche per la comunità internazionale.
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