Cultura e Spettacoli
domenica 12 Marzo, 2023
di Katia Dell’Eva
«Gateway 66» è la nuova serie dedicata ai ragazzi e pensata per Rai Gulp (ma anche per le tv internazionali), che unisce animazione e live action. Una serie ancora in lavorazione, che parte da Trento, dai suoi palazzi e musei, e dietro cui si «cela» un importante progetto di rilancio dell’animazione sul territorio, «Green Ink Animation». Da qui siamo partiti, parlando con Francesco Manfio, produttore esecutivo della serie per Gruppo Alcuni.
Come e perché nasce «Green Ink Animation»?
«Tutto comincia da una possibilità di collaborazione tra il Gruppo Alcuni (con sede a Treviso, ndr), che si occupa da anni di animazione, e alcune realtà trentine, dalla Trentino Film Commission, all’Istituto Artigianelli, alla stessa amministrazione provinciale. Non si voleva però creare un progetto estemporaneo, dando vita a una produzione, come spesso capita: si mirava a qualcosa di più duraturo. Per questo si è deciso, lo scorso anno, di fondare una vera e propria scuola di animazione, che ha coinvolto con i suoi corsi tredici ragazzi. Di questi tredici, nove sono stati assunti da «Green Ink Animation», azienda nata parallelamente al progetto formativo, proprio per dare poi effettivamente lavoro a questi giovani usciti dalla scuola. Oggi «Green Ink Animation« si compone di una quindicina di dipendenti, tutti giovanissimi, contando da un lato sul suo profondo radicamento territoriale e trentino, dall’altro sull’esperienza di Krisztina Simon alla guida, per poter comunque mantenere uno sguardo internazionale e una prospettiva competitiva e ampia. Per altro, da gennaio, è già partito il secondo anno della scuola, in cui contiamo di trovare altri giovani animatori».
Vuole essere anche una risposta a chi afferma che l’animazione in Italia stenti a trovare spazio?
«Sicuramente. Ma credo che pure se non siamo ancora ai livelli di Francia e Usa, anche nel nostro Paese il settore stia crescendo in maniera importante, con i giusti riconoscimenti e successi».
Veniamo a «Gateway 66», il primo progetto.
«La volontà era quella di partire da Trento per dar vita a un progetto che potesse avere successo in tutto il mondo. Del resto è un po’ il modo di operare di Gruppo Alcuni in generale: ad esempio la serie “Leo Da Vinci” si fonda sullo stesso principio, unire una valenza locale, italiana, con una proiezione mondiale, la sua distribuzione in 80 Paesi. Per “Gateway 66”, composta da 26 episodi di 6 minuti e pensata per i ragazzi e le ragazze tra le elementari e le medie, quindi, l’animazione sarà fatta tutta in Trentino, così come le parti in live action si collocano tra la biblioteca di San Bernardino, trasformata per l’occasione nel folle e colorato laboratorio della scienziata Teodora Teodori, e il Muse».
Ci racconta meglio la trama?
«Teodora Teodori, a causa di un esperimento fallito, si trova a vagare in un universo parallelo che le consente di viaggiare nel passato, fino a trovarsi faccia a faccia con i dinosauri. Il suo giovane aiutante riesce a scappare dal laboratorio prima di essere intrappolato, ma si trova trasformato in un turaco. A questo punto all’aiutante/turaco non resta che cercare aiuto per liberare la scienziata. Decide quindi di rivolgersi ad Anna e Gabriele, due studenti che si stanno recando in visita al Muse. Grazie a un visore i tre riescono a entrare nell’universo parallelo (il mondo in animazione). Purtroppo oltre a loro anche Marco, uno scienziato del Muse, e il terribile professor Drago vengono trascinati dal vortice spazio-temporale. A questo punto l’avventura ha inizio».
Quanto si lega effettivamente la serie al museo trentino?
«Moltissimo. Gli scienziati del Muse sono stati quasi coautori della serie. Basti pensare che il viaggio dei protagonisti rispecchierà di fatto i diversi piani del museo, dalla preistoria alla modernità. E anche il turaco in cui si trasforma l’aiutante è uno degli uccelli presenti nelle serre del museo».
«Gateway 66» sarà poi trasmessa da Rai Gulp?
«Esatto, ma abbiamo già riscontrato interesse anche da emittenti internazionali. È la cosa che più amiamo delle serie animate: per esempio i “Mini cuccioli”, un altro nostro prodotto, viene trasmessa anche dai canali per bambini di “Al Jazeera”. L’idea che qualcuno con cultura, religione, stile di vita completamente diverso dal nostro possa trovare comunque un interesse nei nostri cartoni è incredibile».
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