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sabato 7 Dicembre, 2024

Partiti divisi sugli indagati: il Pd li sospende, FdI attende, la Lega difende

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Affari e politica, movimenti in difficoltà per l'inchiesta. E Campobase avvia l'espulsione di Fravezzi

Quelli di Fratelli d’Italia hanno il loro consigliere comunale Andrea Merler fra gli indagati, la Lega la sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, il Pd il sindaco di Arco Alessandro Betta con la vicepresidente del consiglio comunale della stessa città Tiziana Betta. Senza contare Luca Zeni, che è stato assessore e consigliere provinciale per i dem, ma che al partito non è più iscritto. E c’è Vittorio Fravezzi, che risulta iscritto a Campobase. Premessa: i profili penali degli indagati — che potrebbero anche risultate poi del tutto innocenti, questo è un principio fondamentale — sono diversi e più o meno gravi. E forse per questo le varie forze politiche si sono mosse in modo diverso, ma lo hanno fatto anche per un diverso approccio al garantismo. E chissà, anche per altri motivi che ora non sono chiari.
Ma se la Lega difende a spada tratta la sua sindaca, che è anche segretaria del Carroccio in quel di Riva, Fratelli d’Italia sembra divisa al proprio interno sul da farsi, mentre il Pd ha deciso per la sospensione dei due coinvolti.
«Innocenti fino al terzo grado»
I più garantisti sono quelli della Lega: «Cristina Santi saprà spiegare, e comunque — dice con nettezza il segretario Diego Binelli — nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva». Ma oltre ai profili penali, ci sono quelli dell’opportunità politica: «Io mi fido di lei. ci siamo sentiti, dice che chiarirà tutto. E non ho motivo di dubitarne, perché io mi fido dei miei dirigenti». E dice di più, conferma che «Santi sarà la nostra candidata alle prossime elezioni comunali».
«Due pesi, due misure»
Binelli è fermo nelle sue considerazioni: «Io difendo il principio di non colpevolezza per Santi, per Betta e per tutti gli indagati. Vedo però che le manifestazioni per la legalità le fanno solo a Riva e non ad Arco». Si riferisce alla mobilitazione lanciata da Cgil, Anpi e Acli prevista per oggi proprio a Riva: «Per la sinistra è così, due pesi e due misure. Non solo per la manifestazione solo lì e non ad Arco, ma anche per la richiesta di dimissioni. Per Santi, ma non per Betta».
Pd: «I nostri sono sospesi»
Al Pd non va bene però questa narrazione: «Ci sono profili diversi. Responsabilità diverse. Accuse diverse», dice subito Alessio Manica, capogruppo del Pd in Consiglio provinciale. E a differenza della Lega e di FdI, il Pd ha preso dei provvedimenti. «La direzione del partito ha deciso giovedì scorso di dare una scadenza per l’autosospensione, perché potessero assumersi le loro responsabilità». Ultimatum scaduto ieri a mezzogiorno: «Tiziana Betta si è autosospesa, da Alessandro Betta nessun cenno. E così abbiamo dato mandato alla commissione di garanzia di sospenderlo». Tutti d’accordo? «Sì, il direttivo si è espresso all’unanimità». Ma resiste il Pd di Arco, che difende il proprio sindaco.
Salta l’assemblea dem
Da segnalare, in queste ore turbolente, il «contrordine» rispetto alla convocazione dell’assemblea provinciale degli iscritti del Pd, convocata per oggi, che è stata annullata. Ufficialmente perché — ed è anche comprensibile — «non avrebbe senso chiudersi in una stanza quando nelle stesse ore è convocata la manifestazione per la legalità a Riva del Garda». Ma c’è chi tira un sospiro di sollievo per questa coincidenza, perché sarebbe stato presente il presidente nazionale del partito Stefano Bonaccini, il cui «guru» elettorale è l’imprenditore che si occupa di comunicazione politica indagato nell’inchiesta, quello assoldato da Hager e Signoretti per sondaggi pagato poi, parrebbe, con fatturazioni non conformi alla legge. E c’è chi tira ancora più profondamente il respiro di sollievo, perché era data come possibile anche una partecipazione di Betta, pronto a prendere la parola.
FdI, poche parole
Il partito che meno di tutti ha reagito dopo il coinvolgimento di un suo iscritto di spicco, è Fratelli d’Italia. Silenzi, semmai qualche richiamo al garantismo e la frase-fatta «lasciamo lavorare la magistratura». E sembra che i meloniani siano un po’ in imbarazzo, senza una posizione unitaria. Se a microfono spenti in molti ammettono che la decisione giusta sarebbe l’espulsione di Andrea Merler, ufficialmente parla Alessandro Urzì, coordinatore regionale. Ma, pressata dai giornalisti, ieri ha parlato anche la vicepresidente della Provincia Francesca Gerosa: «Cosa devo dire? Sentite il presidente del partito. Non ho nulla da dichiarare». Nemmeno se sia opportuna la sospensione di Merler? Il partito si è trovato per affrontare il tema? «Io non sono stata chiamata a nessuna riunione». Sarebbe il caso di convocarla questa riunione? «È sempre il caso di convocarsi come partito, su questo e su altri temi».
«Merler ha agito da solo»
Se come dice la vicepresidente Gerosa, una riunione per affrontare la questione dell’indagine in cui viene coinvolto Merler non è mai stata fatta, il deputato Urzì dice invece che «il partito si sta confrontando». In ogni caso, «Merler non ha mai agito in nome e per conto di Fratelli d’Italia», sottolinea Urzì: «Emergono responsabilità che attengono alla persona, individuali». Ma Merler è consigliere comunale, primo dei non eletti in Consiglio provinciale per i meloniani: «Nei prossimi giorni ci saranno dei chiarimenti, anche da parte sua, e poi valuteremo le eventuali decisioni da prendere».
Fravezzi ancora in Campobase
Anche Campobase ha un suo indagato, Vittorio Fravezzi, che risulta iscritto al partito erede della Margherita e dell’Upt. Iscritto ma non attivo nel nuovo corso del movimento politico fondato pochissimi anni fa: «Sono andato anch’io a verificarlo nei giorni scorsi — dice il presidente di Campobase Paolo Piccoli — e ho scoperto che risulta tra gli scritti. Tuttavia — aggiunge — non ha partecipato alla costituzione del partito né alla sua attività concreta. Né è mai è stato parte degli organi del partito stesso». E chiarisce subito che «è stata avviata immediatamente la procedura per la sua esclusione» che deve passare però per statuto dall’organo di garanzia. Fravezzi risulta invece ufficialmente sospeso dalla presidenza della Rsa di Dro, dopo una delibera votata ieri all’unanimità dal consiglio di amministrazione.