la sentenza

martedì 25 Marzo, 2025

Pattinatrici morte: condannati a due anni camionista e mamma alla guida

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La pm aveva chiesto un anno. Tasin, avvocato della donna alla guida dell'auto e che non era riuscita ad evitare il tamponamento: «Sentenza severa, appelleremo»

Due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, oltre a quella della patente, per sei mesi, inflitti sia al camionista che frenò all’improvviso sull’A22, sia all’automobilista che non era riuscita ad evitare il tamponamento e che ancora piange la figlia, la sorella e la figlia di quest’ultima che viaggiavano con lei. Queste le condanne — del doppio degli anni sollecitati dalla Procura — pronunciate ieri dal giudice Massimo Rigon per il terribile schianto avvenuto sull’autostrada del Brennero, all’altezza di Mattarello, il 27 ottobre 2017. Un terribile incidente che uccise le due cuginette torinesi promesse del pattinaggio di figura, Gioia Virginia Casciani allora di 9 anni, e Ginevra Barra Bajetto, di 17. Venti mesi dopo era mancata anche la mamma della più grande, Graziella Lorenzatti, 51 anni, che non aveva più ripreso conoscenza da quel maledetto giorno. Quando appunto le due sorelle di Villarbasse, con le rispettive figlie, stavano rientrando a casa da Merano, dove erano state alla manifestazione di pattinaggio «Coppa dell’amicizia». Lo schianto sconvolse ogni piano. Di giornata. Di vita.
Riconosciuto il concorso
A processo c’erano Alberto Marchetti di Medolla, Modena, 66 anni (ieri assente) — il conducente del tir che secondo la pm aveva effettuato «una frenata d’emergenza, molto importante» senza che accendesse subito le quattro frecce — e la donna al volante dell’auto che seguiva. Vettura, questa, rimasta stritolata sotto il rimorchio del mezzo pesante. E cioè Monica Lorenzatti, unica sopravvissuta della station wagon: sorella gemella di Graziella, mamma di Gioia e zia di Ginevra. La 52enne piemontese, presente a ogni udienza, ha sempre detto di non aver avuto il tempo di frenare visto che le luci degli stop del camion che la precedeva non si erano accese. Il tribunale di Trento ha riconosciuto il concorso formale dei due imputati per l’omicidio stradale plurimo e li ha condannati anche al pagamento delle spese processuali. «Una sentenza severa che appelleremo» il commento dell’avvocato della donna, Claudio Tasin, soddisfatto invece per il riconoscimento di una prima trance di risarcimento alla cliente. «Anche se il denaro non coprirà tanto dolore».
La scelta del dibattimento
Lorenzatti, già condannata a convivere con un angosciante dolore, ha sempre dichiarato di non aver visto frenare il camion, le cui luci degli stop non funzionavano. Una brusca e improvvisa inchiodata quindi, non adeguatamente segnalata dalle luci posteriori: circostanze, queste, che non le hanno permesso di arrestare in tempo la marcia per evitare il violento impatto. Una verità che la donna ha sempre voluto emergesse in tribunale. E proprio per questo aveva scelto la via del dibattimento, per dare spazio ai consulenti di parte, per dimostrare il mancato funzionamento degli stop del camion, come lo spazio di frenata sarebbe stato di appena sessanta metri, e come non fosse fissata in modo adeguata la barra paraincastro del rimorchio sotto cui si era infilata la vettura. «Per noi è stato un risultato positivo riuscire a rovesciare i risultati della perizia fatta in incidente probatorio, tanto che la Procura era tornata sui suoi passi chiedendo la condanna del camionista» la dichiarazione dell’avvocato Tasin. La pm Alessandra Liverani sulle prime aveva chiesto infatti l’archiviazione per Marchetti, assistito dall’avvocato Giulio Garuti. In seguito all’opposizione delle parti civili il giudice Enrico Borrelli aveva disposto l’imputazione coatta. E dopo il rinvio a giudizio del modenese i due procedimenti, relativi ai conducenti di camion e auto appunto, erano stati riuniti. I rispettivi legali avevano chiesto la chiamata in giudizio anche dell’assicurazione. La richiesta danni avanzata nei confronti dell’autista del mezzo pesante dalle parti civili (nove in tutto, familiari delle vittime, assistite dagli avvocati Karol Pescosta, Clausio Tasin e Marco Rossi) era di 4,2 milioni di euro totali. I parenti nel frattempo sono stati risarciti con più di 1,4 milioni ma non la conducente dell’auto. Per lei il tribunale ha disposto ieri una provvisionale (prima trance) subito esecutiva di 250mila euro. Di 75mila euro totali invece per altri cinque parenti. Il resto verrà stabilito in sede civile. Dichiarata inammissibile invece la costituzione di altri familiari, tra cui la mamma dell’imputata, Livia Girardi, sempre presente al processo. Il camionista invece dovrà pagare le spese alle parti civili con l’assicurazione.