L'intervista

martedì 28 Febbraio, 2023

Pd, il segretario Dal Ri al lavoro per le provinciali: «Possiamo vincere anche con un candidato dem»

di

Il nuovo leader del Partito democratico annuncia: niente quarto mandato per i consiglieri uscenti. Valduga candidato presidente? Sul tavolo della coalizione non ci sono nomi

Il segretario del Pd del Trentino ora è lui, Alessandro Dal Ri. Chiede qualche ora per riprendersi dalla corsa elettorale che si è conclusa domenica scorsa, ma poi sa già quali sono le priorità: «Mi prendo un attimo di tempo per dormire, questi ultimi giorni sono stati intensi. Poi serve riavviare la macchina del partito, e subito dopo convocherò tutti gli alleati per riprendere il percorso interrotto».
Interrotto da un congresso che lei non voleva, ma che l’ha portata al vertice del partito.
«Sono ancora convinto che il congresso, in questa fase delicata, ci abbia fatto perdere tempo: abbiamo assistito a una crisi nel centrodestra senza poterne trarre vantaggio, ad esempio. Poi riconosco anche l’importanza che può aver avuto il congresso, la grande partecipazione, la mobilitazione di un partito che è il solo a saper coinvolgere così tanti iscritti e simpatizzanti. Ora però dobbiamo recuperare il tempo perduto».
Ad esempio accelerando sulla scelta del nome del candidato presidente.
«Se non questa, sarà la prossima settimana che vedrà la convocazione della coalizione, e lì porremo il tema del candidato presidente. Ci si confronterà, ma il tempo stringe e un nome deve uscire entro fine marzo, al massimo per la metà di aprile. Sperando che poi le scelte siano condivise e che il Pd non faccia il solito Pd».
In che senso?
«Che non si litighi sui giornali, che non si recrimini sul nome o sul modo in cui verrà scelto. Ma credo che non sarà così, perché se leggiamo bene il voto di domenica gli elettori ci chiedono unità».
Hanno votato in tanti. È contento?
«Molti credevano che ci sarebbe stata una grande flessione nella partecipazione, ma così non è stato. Siamo sugli stessi dati di affluenza di 4 anni fa. Mi sembra bene, soprattutto a pochi giorni dalla grande astensione delle regionali: un segnale che c’è ancora voglia di politica».
Tornando alla coalizione, e alla necessità di fare veloci: il metodo per la scelta del candidato?
«Dobbiamo riprendere il metodo Ianeselli: veloce, rapido, mettendo al centro il candidato presidente».
Il sindaco di Rovereto Valduga? Non sembrano esserci altri nomi sul tavolo.
«Come ho già detto, sul tavolo non c’è alcun nome. E anche quello di Valduga, a detta dello stesso coordinatore di Campobase Michael Rech, è solo un’indiscrezione giornalistica. In ogni caso i nomi che sono girati sono più d’uno, e tutti meritevoli di attenzione».
Nelle scorse settimane lei ha affermato che tra i nomi sul tavolo ce ne sarà anche uno del Pd. Conferma?
«Nel Pd ci sono tante persone all’altezza. E un nome verrà fatto, ma come contributo alla discussione, perché si dovrà decidere tutti assieme su chi puntare. Poi non è che la bontà del candidato derivi dall’avere in tasca una tessera di partito, ma allo stesso tempo non possono esserci veti nei confronti di chi una tessera ce l’ha».
Mentre il Pd faceva il congresso il Patt se n’è andato con Fugatti. Riportare gli autonomisti in coalizione è ormai una partita persa?
«La porta è sempre aperta, come lo è sempre stata. Ma mi sembra che siano stati loro a chiuderla. Hanno fatto un accordo in velocità, senza voler aspettare un paio di settimane che si concludesse il nostro congresso. Prendo atto».
Ma chiamerà il segretario delle Stelle Alpine Simone Marchiori?
«Chiamerò tutti, chiamerò anche lui. E proverò ad aprire un’interlocuzione anche con i 5 Stelle. Ma l’entrata o meno nella coalizione la decide la coalizione. Non decido io, non da solo. Senza pregiudizi però, perché l’obiettivo è vincere le elezioni, e ogni decisione va presa in quell’ottica».
In Trentino, come a livello nazionale, ha vinto Elly Schlein, spostando il partito a sinistra secondo molti osservatori. Ma lei sosteneva Bonaccini.
«Gli elettori hanno votato Schlein con la stessa percentuale con cui hanno votato me, non è una casualità. Sono con Bonaccini, è vero, ma con Schlein mi accomunano la giovane età e anche i temi: lavoro, welfare, ambiente».
Ma Elly Schlein vince anche con la promessa di rinnovare il partito, di svecchiarlo in qualche modo.
«Un impegno in questa direzione c’è: non ci sarà alcuna deroga al terzo mandato per i consiglieri provinciali che volessero fare anche il quarto (che sono due, Luca Zeni e Alessandro Olivi, ndr)».
Teme che questo spostamento a sinistra del partito con la giuda Schlein possa provocare qualche defezione tra i gruppi dirigenti locali e nazionali?
«Non so, vedremo. Però posso dire che per me tutti sono risorse. E non è necessario essere per forza ai vertici per dare una mano al partito, nemmeno essere per forza consiglieri provinciali per dare il proprio contributo».
Lei sarà candidato alle prossime elezioni?
«Se serve, lo decideranno gli organismi dirigenti, la commissione elettorale».
Il suo competitor Alessandro Betta l’ha sentito?
«Certo, e disponibile fin da subito a una collaborazione. Chi ha voglia di darsi da fare è sempre il benvenuto».