Il caso
giovedì 22 Dicembre, 2022
di Margherita Montanari
Autobrennero cercherà un’intesa con Roma sulla questione degli adeguamenti di pedaggi non concessi dal 2014. Si parla di decine di milioni che la società non ha incassato. Ma le modalità in cui si proverà a trovare un punto d’incontro devono ancora essere definite.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha riconosciuto ad Autostrada del Brennero il diritto di ottenere dal Ministero dei Trasporti un adeguamento dei pedaggi, riferito al 2015, dell’1,57 per cento, il passaggio verso la modifica in futuro non è istantaneo. «Le tariffe non saranno adeguate in automatico – chiarisce Diego Cattoni, amministratore delegato di Autobrennero – Quello degli aumenti non è un tema che riguarderà nell’immediato i consumatori».
L’aumento dipende infatti dal concedente, che in questo caso è il Ministero dei Trasporti, con cui la società di via Berlino ha firmato una convenzione a tal proposito chiara. Le concessionarie, ogni anno, possono presentare una richiesta per l’adeguamento delle tariffe, seguendo un calcolo che tiene in considerazione sia l’inflazione programmatica che un secondo indicatore composito, nel quale sono ponderati svariati aspetti relativi alla qualità del servizio autostradale. Agli sgoccioli dell’anno, poi, il Mit autorizza la concessione dell’adeguamento dei pedaggi. Solo a quel punto, e solo nelle tratte che hanno ricevuto il via libera, vengono adeguati i valori. Il momento di questo scatto — che in passato è rimasto nell’ordine dell’1,5 per cento, ma quest’anno, come conseguenza dell’inflazione, potrebbe essere più ampio — arriva di norma i primi giorni dell’anno.
Nell’ultimo settennio, la Autobrennero ha presentato regolarmente la domanda. Ma il Mit ha sempre rispedito al mittente la richiesta, dal momento che la concessione era in scadenza dal 2014, e nonostante il regime di proroga stabilito tra le parti. Dunque, negli anni i pedaggi sono rimasti invariati. Eccezion fatta per il 2018, quando era stato passato un adeguamento dell’1,67 per cento. «La convenzione è chiara. Stabilisce che, in quanto concessionari, abbiamo anche il diritto all’adeguamento. Il Consiglio di Stato ha sancito che il principio si applica. A22 rimane una delle autostrade con le tariffe più basse a livello nazionale», commenta Cattoni.
Il tratto che va da Modena al Brennero risulta effettivamente tra quelli con le tariffe tra le più basse in Italia. A22 è quartultima nel panorama nazionale per i pedaggi relativi alle tratte di montagna, dove il valore è di 0,055 euro al chilometro. E quintultima per tariffe di pianura (0,045 euro al chilometro). Per fare un paragone, la più cara delle autostrade costa 0,16 euro al chilometro. Quasi quattro volte tanto, quindi un centesimo in più.
Da gennaio, però, potrebbero scattare gli adeguamenti anche nell’Autostrada del Brennero, che ha presentato domanda al concedente. L’ultima parola spetta quindi al Ministero. Ma c’è un altro tema in gioco, e riguarda il passato. Ossia i milioni che non sono entrati nelle casse della società concessionaria, dal 2014 ad oggi, a causa del blocco degli adeguamenti decretato da Roma. Potrebbero esserci gli estremi per chiedere un risarcimento in sede civile. O per trovare con il Mit un accordo compensatorio di altro tipo, che conceda ad Autobrennero un rientro delle risorse non incassate. La società non si sbilancia. «Valuteremo come disciplinare l’accordo per quanto riguarda il passato. Su questo ci saranno interlocuzioni con il Ministero», commenta l’amministratore delegato. La società cercherà quindi di far valere i suoi interessi. Ma al momento prevale la cautela. Il ministero, infatti, ha da poco approvato il progetto di finanza per il rinnovo della concessione, che assegna ad Autobrennero un diritto di prelazione che vale come un’ipoteca sulla gestione del tratto per i prossimi 50 anni.
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