Celledizzo

mercoledì 11 Ottobre, 2023

L’addio a Pia e Fabio: «Discreti, sereni e uniti dall’amore»

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La coppia è scomparsa sabato, a seguito di un incidente

C’era tutta la Valle a dare l’ultimo saluto a Pia Pretti e Fabio Dossi, la coppia di anziani (83 e 90 anni) scomparsa in un tragico incidente sabato scorso Celledizzo, in val di Peio, a pochi metri dalla propria casa. I due erano a bordo dellaloro utilitaria quando sono precipitati in una piccola scarpata tra le case, forse per un malore del conducente o un errore di manovra. Una folla rappresentativa di almeno quattro generazioni, dagli anziani ai bambini quella che, esaurito lo spazio nelle navate parrocchiali, si è raccolta nel piccolo cimitero di montagna e nel piazzale antistante alla chiesa, per ascoltare la funzione dagli altoparlanti della chiesa, in piedi e con gli occhi lucidi.
Una funzione commossa, e tuttavia – nonostante lo sbigottimento per una tragedia inaspettata – quasi serena, nella consapevolezza di due vite «di lavoratori» vissute pienamente, recita il parroco nell’omelia. «Lavoratori per la famiglia, anziani certo ma con un’apertura mentale fuori dal comune», circondati dall’amore di tutta una comunità. «Sono stati sempre uniti, e lo sono stati anche nella morte, ma l’amore donato rimane in eterno».
Una vita a volte difficile, segnata anche dal dolore, come la perdita, venticinque anni fa, di una delle due amate figlie, Renata, ma da cui avevano sempre saputo rialzarsi «con discrezione e concretezza». Rimanendo legati alla comunità e alla famiglia, alle piccole realtà della valle – la passione per i funghi, la legna da raccogliere, anche in età avanzata – e soprattutto tra loro. Fino alla tragedia di sabato, quando, in un giorno apparentemente normale, la Fiat Panda guidata da Dossi è uscita dalla carreggiata in via Nova, sfondando una staccionata a bordo strada e precipitando per qualche metro oltre il muro di sostegno.
«Quando due genitori muoiono, è come se la terra tremasse. E sabato per me la terra ha tremato», ha ricordato commossa la figlia Margherita, ringraziandoli per l’amore ricevuto.
Le nipoti Michela, Giada e Sara hanno preso la parola a turno con ricordi di vita quotidiana dei nonni che le hanno accompagnate sin dall’infanzia. «Eravate sempre uniti. Tu, nonna, eri sempre vicina al tuo òm, come lo chiamavi. Se lui andava a prendere il sole sulla vostra panchina, dopo pochi istanti arrivavi anche tu, ti si poteva cronometrare». Della nonna hanno ricordato il «carattere forte» e le battute, «che facevano volare sulla luna e ti rimettevano a terra in un nanosecondo». Del nonno «lo sguardo da uomo d’altri tempi, che raramente si arrabbiava. Occhi azzurri che penetravano ogni altro sguardo. Sei tu che ci hai fatto capire il valore delle piccole cose, con uno spirito curioso». Uno spirito aperto, quello che ha fatto sì che avessero a cuore lo studio di figlie e nipoti, una possibilità che a loro era stata negata dalla durezza dei tempi di allora. «Nonna, sembrava che la frequentassi tu l’università, a ogni esame eri più agitata di noi. Per fortuna abbiamo fatto in tempo a festeggiare le nostre lauree tutti insieme. Vedervi così fiduciosi nei nostri obiettivi è stata la nostra linfa vitale». I ricordi si sono conclusi con la promessa di mantenere il maso dei coniugi secondo tradizione. «Le porte si apriranno per riunire tutta la famiglia e la campana che papà Maurilio fa sempre suonare farà pensare a te, nonna, che ti tappi le orecchie con le mani tornando a pensare alle fatiche vissute nei campi».
Alla fine della cerimonia, le due bare, accompagnate dai canti del coro, in una pace toccante, sono state condotte al cimitero davanti alla chiesa, sullo sfondo delle montagne del Parco dello Stelvio e del paese e della comunità di una vita.