SPETTACOLI
mercoledì 25 Ottobre, 2023
di Claudia Gelmi
Era la fine di ottobre del 2018, quando sull’area alpina del nord-est italiano si abbatté per giorni la tempesta Vaia, devastando il territorio e spazzando via qualcosa come 16 milioni di alberi. Mettendoli idealmente in fila uno dopo l’altro, quegli alberi, coprirebbero grosso modo la distanza che separa la Terra dalla Luna. È questa la suggestione immaginata dallo scrittore veneto Matteo Righetto, che al tempo ricostruì con precisione i fatti in una sorta di delicatissimo «requiem» per una montagna violentata e abbandonata, dal titolo «Da qui alla Luna», che il Centro Servizi Culturali S. Chiara riprenderà nei prossimi giorni, in apertura della stagione 2023/24 del teatro Sociale di Trento, per ricordare la tragedia che cinque anni fa investì pesantemente anche il Trentino.
«Da qui alla Luna» è un racconto corale che fa rivivere senza retorica l’orrore di quei giorni attraverso lo sguardo degli abitanti delle vallate bellunesi: il muratore Silvestro, il giovane studente Paolo e la vecchissima Agata. L’evento catastrofico della tempesta Vaia, che è riuscito a vincere la millenaria resilienza delle conifere prealpine, ha suscitato nella sensibilità dell’autore il desiderio di raccontare, attraverso un intreccio drammaturgico sviluppato in tre monologhi, un tema urgente e improcrastinabile come quello dei cambiamenti climatici.
«Le immagini sepolcrali di quell’infinità di alberi schiantati al suolo, stesi come cadaveri, si sono fissate nei miei occhi e lì rimarranno per anni – queste le parole dello stesso Righetto – Il risultato è stato un testo potente che, tra teatro civile e teatro di narrazione, tra drammaticità e ironia, scava negli animi umani di chi tale tragedia l’ha vissuta a proprie spese, con la consapevolezza che dopo quel fatto niente sarà più come prima. Né lassù, né altrove».
Il «requiem» teatrale di Righetto andrà in scena da domani a domenica sul palcoscenico del teatro cittadino, per la regia di Giorgio Sangati, con protagonista l’amato attore Andrea Pennacchi insieme al musicista Giorgio Gobbo, e con la partecipazione straordinaria dell’Orchestra del Conservatorio Bonporti di Trento e Riva del Garda diretta da Carlo Carcano.
«Raccontare storie contemporanee che magari abbiano dentro una morale è quello che viene identificato come “teatro civile” – afferma Pennacchi – In questo spettacolo volevamo parlare di una questione che ci sta molto a cuore, quella del collasso climatico, qualcosa a cui dovremo adattarci con fatica, ma che presenta dei lati “positivi” in quanto ci obbliga a essere più umili, a stare più insieme, a lavorare non più tanto sul nostro piacere personale e sui nostri desideri, ma più sulla solidarietà».
A livello registico, Sangati ha affidato al talento, all’ironia e all’umanità di Pennacchi il racconto di questo immane disastro naturale, creando una narrazione a più voci che ricorda quanto sia fragile il pianeta in cui viviamo. «Se l’attualità del testo è evidente, lo spettacolo ci porta a riflettere più in generale sul nostro rapporto con la natura – osserva il regista –, un legame spezzato ormai da tempo, che ci conviene recuperare se non vogliamo distruggere il nostro stesso futuro».
Lo spettacolo verrà proposto domani e venerdì alle 20.30, sabato alle 18 e domenica alle 16.
In contemporanea con l’avvio della stagione teatrale, tornano anche quest’anno gli appuntamenti con il «Foyer del Teatro», realizzati in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, la Fondazione Museo storico del Trentino e il Liceo Musicale e Coreutico. Per il primo incontro in calendario, in programma al teatro Sociale venerdì alle 17.30, Sara Zanatta della Fondazione Museo storico del Trentino e Lisa Angelini del Muse dialogheranno con Andrea Pennacchi e Matteo Righetto.
I biglietti per lo spettacolo sono acquistabili online su www.boxol.it e alle casse dei teatri Sociale e Auditorium.