il sostegno
sabato 26 Aprile, 2025
Pensionati poveri, la Provincia stanzia 30 milioni di euro. Spinelli: «Mille euro l’anno per nuclei in difficoltà»
di Francesco Terreri
L'intervento sarà sperimentale e durerà 2 anni. L'assessore: «Misura destinata ad anziani con basso reddito e che vivono in affitto». Largher (Uil): «Donne penalizzate dai carichi di famiglia. Attenti anche alle future pensioni dei giovani»

Di fronte alla situazione difficile di migliaia di pensionati e pensionate trentine – sono più di 33mila, per lo più donne, coloro che vivono con meno di mille euro al mese (Il T di ieri) – la Provincia mette in campo un intervento di sostegno da 30 milioni di euro in due anni che potrebbe raggiungere 15mila persone. «Pensiamo di introdurre un sostegno ai pensionati in difficoltà economiche gravati dal costo dell’abitare – spiega l’assessore provinciale allo Sviluppo economico Achille Spinelli – Abbiamo stanziato 15 milioni l’anno per due anni destinati a pensionati e nuclei familiari anziani a basso reddito che vivono in affitto e quindi hanno un potere d’acquisto compromesso in un periodo difficile. è pensata come misura sperimentale per due anni all’interno dell’assegno unico. Vorremmo che la misura sia un po’ di impatto, intorno ai mille euro l’anno a nucleo potrebbe essere una cifra significativa». Gli uffici provinciali sono al lavoro per definire i dettagli. «Non abbiamo il collegamento con la base dati dell’Inps o dei fondi degli artigiani e dei commercianti. Lavoriamo sui nostri sistemi – dice Spinelli – Stiamo cercando di sviluppare la misura prima della manovra o al massimo nella manovra di assestamento di luglio. Potrebbe entrare in vigore già entro l’estate». I sindacati avevano chiesto proprio di fare come a Bolzano: introdurre uno strumento provinciale per l’integrazione delle pensioni più basse. Sottolineano che serve equità. E ricordano che i giovani di oggi potrebbero trovarsi anche loro con pensioni basse.
«Al netto della presenza di circa 26mila trattamenti indennitari, assistenziali e di invalidità, il dato sui redditi delle pensionate e dei pensionati in Trentino è preoccupante» rimarcano il segretario generale della Cgil del Trentino Andrea Grosselli e la segretaria dello Spi, il Sindacato pensionati della Cgil, Claudia Loro. «In un quadro di generale perdita del potere d’acquisto provocato dall’incessante aumento dei prezzi e a causa del perdurare di un differenziale di genere tra redditi delle pensionate e dei pensionati, la condizione di chi in Trentino vive con pensioni inferiori ai mille euro medi al mese rischia di scivolare fatalmente verso la povertà». Per questo, secondo la Cgil, «la Provincia autonoma di Trento deve prendere esempio da quella di Bolzano dove tra pochi mesi entrerà in vigore uno strumento provinciale per l’integrazione delle pensioni più basse per una spesa complessiva di oltre 45 milioni annui. In Trentino dopo le promesse in fase di bilancio di previsione nel dicembre scorso, nulla si è concretizzato e siamo ancora in attesa di sapere se e come saranno spesi i 15 milioni stanziati per il prossimo triennio. Bisogna agire velocemente e concretamente per garantire ai pensionati a rischio povertà trattamenti integrativi a livello territoriale».
«Le pensioni più basse per le donne dipendono dalla storia lavorativa – afferma il segretario della Uil trentina Walter Largher – Non c’è condivisione dei carichi familiari, l’uomo lavora, la donna al massimo fa il part time. E i problemi si aggravano dopo la maternità, a partire dalle 250 donne che ogni anno si dimettono dopo il primo anno di maternità. Le pensioni più basse delle donne significano minore libertà e minore autonomia». Largher quindi sollecita integrazioni alle pensioni basse, ma chiede attenzione all’equità. «Le pensioni di artigiani e lavoratori autonomi spesso sono basse perché sono bassi i contributi versati rispetto a quello che versano i lavoratori dipendenti. E c’è il tema dell’Icef, ferma a dieci anni fa, che è da rivedere». Infine, ma non per importanza, l’allarme sulle future pensioni della generazione che lavora oggi: «Anche se integrate con la previdenza complementare, saranno inadeguate. Pensiamo anche a questo oltre che intervenire sull’urgenza».