in tribunale
lunedì 24 Febbraio, 2025
di Redazione
Inchiesta «Perfido»: confermata la sentenza di primo grado per gli otto imputati. Si è chiuso pochi minuti fa il processo d’Appello per gli otto imputati che hanno impugnato la sentenza di condanna di primo grado per tentare di smantellare le pesanti contestazioni della Procura, censurando l’esistenza di un’associazione con carattere di una locale ‘ndrangheta in Trentino, nel settore del porfido, così come l’esistenza di accordi politici elettorali.
La Corte d’Assise ha confermato il reato di associazione mafiosa ma ha riconosciuto un piccolo “sconto” di pena per i reati precedenti al 4 novembre 2016 relativi allo sfruttamento dei lavoratori.
In primo grado, a luglio 2023, l’impianto accusatorio aveva retto e la Corte d’Assise di Trento aveva emesso condanne per 76 anni di reclusione totali nei confronti degli otto che avevano anche beneficiato dello sconto di un terzo della pena, come previsto dal rito che avevano scelto: l’abbreviato. Si tratta di Giuseppe Battaglia, ex assessore del Comune di Lona-Lases e imprenditore del porfido, per l’accusa con un ruolo apicale nel sodalizio, condannato a 12 anni; della moglie Giovanna Casagranda, già riconosciuta colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa, del fratello Pietro Battaglia, ex consigliere comunale di Lona Lases; ancora di Mario Giuseppe Nania, condannato a undici anni e otto mesi, considerato il «braccio armato», capace di atti intimidatori contro imprenditori e lavoratori, che avrebbe sfruttato; di Demetrio Costantino, per gli inquirenti componente di rilievo della locale; oltre ad Antonino Quattrone, Domenico Ambrogio e il commercialista romano Federico Cipolloni.
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