Opere

mercoledì 25 Dicembre, 2024

Pergine, addio all’ex Artigianelli: al suo posto sorgeranno un parco e un campo sportivo

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La Provincia ha approvato il progetto di demolizione per un costo di 2,3 milioni di euro: fine dei lavori nel 2025

Dopo quasi vent’anni di abbandono, finalmente l’enorme compendio «ex-Artigianelli» a Susà di Pergine sarà abbattuto. La Provincia, che possiede l’edificio e l’area limitrofa, lo aveva annunciato ancora nel 2022: lunedì 23 dicembre, una determina del Servizio opere civili della Provincia ha approvato ufficialmente il progetto di demolizione, con una spesa complessiva di 2,3 milioni di euro.
Chi vive a Pergine ha certamente molto familiare l’enorme mole degli Artigianelli, che si trovano alle pendici della Marzola e sono visibili da gran parte della città. «Il complesso — si legge sulla determina provinciale — è articolato su un grande corpo di fabbrica, dal quali si dipartono altri tre volumi, per complessivi 55.600 metri cubi; il piano terra ha una superficie complessiva di oltre 2500 metri quadrati. La proprietà provinciale comprende un’area di estensione complessiva di quasi 15.500 metri quadrati attorno all’edificio».
Si tratta dunque di un’area molto estesa, che da oltre un decennio si trova però in stato di completo abbandono. Al posto dell’edificio, nelle intenzioni del Comune, saranno realizzati un nuovo parco pubblico e un nuovo campo sportivo. «Siamo al lavoro con la Provincia per definire un accordo — spiega il sindaco Roberto Oss Emer —. Una parte dell’area verrà ceduta al Comune, dove realizzeremo un parco e un campo polivalente. Sul resto dell’area ipotizziamo la realizzazione di alcuni piccoli volumi: un domani l’amministrazione potrebbe realizzare la nuova scuola di Susà, e in questa zona verde e lontana dal traffico potrebbe trovare spazio anche l’asilo. Gli altri piccoli edifici resteranno alla Provincia, che potrebbe realizzare degli archivi. Abbiamo avuto diversi incontri con Fugatti e l’ingegner Groff: verso primavera puntiamo a chiudere l’accordo, in modo che la prossima amministrazione abbia già un problema risolto».
Il complesso ha avuto diverse destinazioni. Edificato tra il 1963 e il 1965, l’edificio era chiamato in origine «Istituto Pavoniani»: come l’omonima scuola Artigianelli che si trova oggi a Trento, faceva capo alla congregazione religiosa creata nel 1847 dal Santo Lodovico Pavoni, fondatore della prima scuola di grafica in Italia. Il complesso di Susà era infatti originariamente pensato come un centro vocazionale. Negli anni Settanta, fu poi trasformato in scuola pubblica per le medie di Pergine con annesso convitto. Nei decenni successivi fu utilizzato per ospitare temporaneamente le varie scuole della città, ad esempio quando le loro sedi erano inagibili per lavori. Fu anche al servizio della casa di riposo e dei malati psichiatrici.
All’inizio degli anni Duemila, gli ex-Artigianelli furono usati sempre meno, e ad oggi sono totalmente abbandonati. Nel 2014, la Provincia acquisì l’Istituto Pavoniano tramite una permuta: fu proprio allora che gli Artigianelli vennero spostati nell’attuale sede di Piazza Fiera. La Provincia aveva ceduto alla congregazione dei Pavoniani una serie di beni con un valore di mercato pari a 4,251 milioni di euro. In cambio, aveva ricevuto gli Artigianelli di Susà, con un valore stimato di 5,742 milioni: una differenza di 1,5 milioni apparentemente a favore della Provincia, dato che non era previsto conguaglio.
Della questione si era occupato, nel 2016, il consigliere provinciale Claudio Cia, con un’interrogazione diretta al presidente Fugatti in cui ricostruiva la storia dell’edificio e della permuta, segnalando lo stato di completo degrado. «Ora, sicuramente non mancheranno coloro che ritengono tale accordo un successo per la Provincia — scriveva Cia —. A tutti costoro consiglierei di fare, come ho fatto io, un sopralluogo presso l’immobile a Susà di Pergine. A dieci mesi dalla citata delibera, lo stato di abbandono è totale. Vetri rotti e sparpagliati ovunque, infissi distrutti, porte divelte, bagni distrutti, pavimentazioni scrostate e in via di disfacimento, pozzanghere che sono tracce di allagamenti evidentemente ripetuti, dal momento che le grondaie sono state smontate dopo la rimozione della prima fila di tegole, quadri elettrici semidistrutti, termosifoni divelti, tubazioni degli impianti danneggiate, porte degli ascensori che si aprono direttamente sul vano».
Difficile quindi trovare un nuovo utilizzo per un volume talmente grande e in evidente stato di abbandono. La Provincia ha annunciato il via libera alla demolizione ancora nel 2022 e secondo la nuova determina che ha approvato il progetto, i lavori dureranno circa sei mesi: saranno quindi conclusi nel corso del 2025.