Il lutto
giovedì 26 Gennaio, 2023
di Davide Orsato
Ottanta centimetri di neve fresca, soffice, ma abbastanza densa per trascinare con sé la massa della valanga. Abbastanza per togliere la vita a una ragazza che «viveva per la montagna». E che, in montagna, ha trovato la morte. La tragedia che ha coinvolto Arianna Sittoni, giovane barista e aspirante guida alpina di Viarago, frazione di Pergine, si è conclusa ieri mattina, quando è stata recuperato il suo corpo, sepolto da mezzogiorno di martedì. Il soccorso alpino ha operato alla luce del sole, in condizioni più favorevoli del giorno prima, segnato dalla neve e dalle temperature rigide. Ed è stato possibile così ricostruire il punto da dove si è staccata il fronte nevoso, a monte del rifugio Caldenave e a valle della forcella Ravetta, a una quota di circa 2.100. Martedì c’erano solo loro due in quella zona, Arianna e Guido Trevisan, gestore del Caldenave, e avevano appena attraversato il crinale per ridiscendere a valle. La valanga si è staccata proprio in quel punto mentre loro si trovavano appena cento metri più in basso. È stata calcolata un’ampiezza di 150 metri per una lunghezza di 200. Non un grande evento, per «gli addetti ai lavori», ma abbastanza per essere fatale. Il corpo di Arianna è stato portato, su disposizione del magistrato di turno, nella cella mortuaria di Scurelle, quella più vicina al luogo dell’incidente. Ma è stata messa subito a disposizione dei familiari, che già ieri hanno contattato le onoranze funebri. Resta ancora da fissare, però, la data dei funerali. I carabinieri della compagnia di Borgo hanno verificato la presenza di tutta l’attrezzatura necessaria per l’escursione, tra cui la sonda Arva: i due avevano tutto. È in condizioni stabili invece Guido Trevisan 46 anni. Anche la sua biografia (come quella di Arianna, il cui zio, Claudio Gardler, è morto a 64 anni sempre sul Lagorai, e sempre per una slavina) è segnata dalle valanghe: due anni fa quella che distrusse il rifugio Pian dei Fiacconi, di cui era responsabile. Trevisan è riuscito a guadagnare, sotto la neve, lo spazio per una «sacca d’aria» in cui respirare. In questo modo è riuscito a sopravvivere per quattro ore sotto la neve, fino al salvataggio avvenuto attorno alle 16. Nella vicenda ha giocato purtroppo un ruolo anche la tardività dell’allarme, lanciato dalla famiglia di Trevisan solo dopo ore.. Dopo l’iniziale preoccupazione, i medici hanno diagnosticato a Trevisan fratture al perone e alla tibia, guaribile in quaranta giorni. Le operazioni di salvataggio sono state lunghe e complesse: «Le due persone coinvolte — spiega Daniele Paterno, del soccorso alpino della bassa Valsugana — sono state individuate subito e purtroppo si è capito che per la ragazza non c’era più nulla da fare. Abbiamo provveduto a riscaldare il paziente ferito, poi è stato sedato e portato a valle. Le temperature erano molto rigide e ha iniziato a nevicare. Si è dovuto scavare nella neve per aprire una via in cui potesse passare in modo sicuro anche il ferito».
«Risollevava le nostre giornate»
A Pergine, ieri, è stato un giorno di lutto. Decine di amici di Arianna (tra cui il suo ragazzo) si sono ritrovati al bar Bazar, in pieno centro, dove lei lavorava come barista da dieci anni. Un modo per farsi le condoglianze anche se è difficilissimo «Praticamente una vita — sospira il proprietario, Andrea — tanti anni a incontrarsi la mattina, a vederci ogni giorno. Una persona splendida, un aiuto fondamentale nella gestione del bar. Non riesco ancora a realizzare che se ne sia andata per sempre». In molti, tra gli avventori ricordano la sua grande passione. «Andava in montagna non appena poteva — raccontano — spesso chiedeva anche qui se qualcuno conosceva qualche via, qualche sentiero nuovo da percorrere». Il suo sogno, dichiarato, era quello di diventare una guida alpina. E, nonostante la giovane età, poteva vantare una certa esperienza anche nelle ascese invernali, in particolare nella zona del Lagorai. Tra gli avventori c’è Daniele Lazzeri, impiegato bancario e collaboratore del Centro servizi Santa Chiara. «Vengo qui la mattina, molto presto. Compro il giornale, mi prendo il caffè. Non sempre è la giornata giusta. Una volta sono entrato, ero un po’ scuro in faccia, presagivo una giornataccia. Arianna era lì, al bancone. Lei mi ha detto semplicemente questo: “Ehi, Daniele, oggi come va?”. Aveva capito qual era l’umore e aveva capito che serviva una parola di conforto». «Di persone così — conferma un altro amico —si dice che sono solari, e forse è un cliché. Di certo lei aveva un sorriso che era come un raggio di sole». Oltre il Fersina, piange Arianna anche Viarago, la frazione dove la famiglia di Arianna risiede e dove potrebbe tenersi l’ultimo saluto. «Una ragazza d’oro» è il ricordo di un vicino di casa. La piange anche la l’hockey di Pergine, nelle cui fila della squadra di broomball aveva militato: «Sarai sempre la nostra tifosa da lassù».