sabato 13 Maggio, 2023

«Periodi Ipotetici» porta in scena i versi di Gloria Riggio e la musica di Candirù: «Poesia per raccontare il mondo»

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Lo spettacolo è andato in scena al teatro di Meano. La giovane poetessa: «La performance vuole essere soprattutto un momento di incontro»

Versi e musica per contemplare i nostri presenti e futuri possibili, per riconoscersi, preoccuparsi, incontrarsi e agire. Ieri sera il Teatro di Meano, alle 20.45, ha ospitato Periodi Ipotetici, spettacolo in versi e musica di e con Gloria Riggio e Candirù. Lo spettacolo è stato l’appuntamento più atteso del mese di maggio della rassegna di poesia Poè promossa da Trento Poetry Slam e ha portato sul palco una delle esponenti più interessanti del movimento trentino, capace di laurearsi vicecampionessa nazionale della Lega Italiana Poetry Slam nel 2022. È stata proprio quella vittoria di un anno fa a dare a Gloria Riggio l’opportunità di esibirsi sul palco di Meano. Un modo per restituire la sua arte alla città che l’ha accolta quando ha deciso di trasferirsi qui da Agrigento per studiare. Per lei l’emozione del palco è stata doppia: «Sono saliti anche i miei genitori, è la prima volta che vengono a Trento».
Gloria, lei com’è arrivata a Trento?
«L’ho scelta per l’università, volevo approfondire gli studi filologico letterari e qui ho trovato il percorso didatti che preferivo. Confesso che è stata una scelta a scatola chiusa non conoscevo la città. I primi 2 anni con la pandemia non sono stati facili, ma ho conosciuto gli amici del Trento Poetry Slam, la libreria Due punti, un porto felice in cui scoprire che la cultura ha un suo corpo pulsante fatto di mille sfaccettature, e poco a poco ho imparato a sentirmi a casa».
Ecco ci racconta il suo incontro con la poesia performativa?
«Premetto che io ho sempre scritto molto, fin da bambina per me è estata una cosa naturale frequentare la parola scritta sia da lettrice che da scrittrice. Una mattina mi trovavo proprio alla Due Punti per parlare di una presentazione del mio libro (La stagione del dubbio, ndr) e in quel momento è entrato Adriano Cataldo (Presidente di Trento Poetry Slam, ndr) che già mi conosceva. Mi ha aspettato e ha iniziato a parlarmi della poesia performativa. Mi sono incuriosita e ho cominciato a seguire gli eventi e poi ho deciso di buttarmi. Ho dovuto lavorare sia sui testi che sulla voce».
Ricorda la prima volta che si è esibita?
«Certo anche perché è stato l’8 marzo del 2020 il giorno prima di quando arrivò il Dpcm che ci avrebbe chiusi in casa fino a maggio. Eravamo all’Arsenale e nessuno dei lettori si era presentato. Alle 21 arrivò la notizia della chiusura e ho pensato “ora o mai più”. Così ho letto la mia prima poesia ad alta voce a marzo 2020 e poi ho dovuto aspettare fino a marzo 2021 per leggere la seconda, da allora non mi sono più fermata».
Ci racconta le tappe successive?
«È stato fondamentale partecipare a una residenza artistica, poetry for the planet, dove ci siamo concentrati sui temi dell’emergenza climatica in poesia. Mi ha contattato l’organizzatore, Lorenzo Marangoni, e mi sono trovata catapultata in mezzo ad alcuni dei migliori poeti della scena nazionale. È stato tutto un turbine, l’incontro con Giuliano Logos (campione mondiale di Poetry Slam) e il collettivo romano Incendi Spontanei poi alcuni eventi e mi sono ritrovata alle finali nazionali di Firenze dove sono arrivata seconda. Un iter velocissimo che mi ha permesso di conoscere molti autori e scoprire stili e urgenze differenti. Da tutto questo nasce Periodi Ipotetici, dalla mia esperienza del 2022».
Ecco che spettacolo è Periodi Ipotetici?
«La nostra idea con questo spettacolo è di mettere in scena due voci che dialogano. Ci sarà quindi la mia, con i miei versi e le mie poesie che si incontra con la voce di Candirù, che è la sua musica».
Due mondi che si incontrano quindi dando vita, auspicabilmente, a un tutto superiore alla somma delle singole parti?
«Esatto, La performance vuole essere soprattutto un momento di incontro. Ci piace pensare che non sia solo uno spettacolo di poesia performativa in musica, ma uno spazio aperto, una zona autonoma che nasce e vive per il tempo che passiamo assieme al pubblico. C’è una citazione della poetessa Calandrone che mi piace molto dice: “La poesia abitua all’identificazione finanche nelle pieghe del paesaggio e dunque alla compassione il più utile dei sentimenti umani”, spero che riusciremo a portare questo sul palco. Sono 7 le poesie che compongono lo spettacolo e trattano timi importanti quali la violenza, le migrazioni e la politica».
Al centro di tutto c’è Periodo Ipotetico, forse la sua poesia più conosciuta
«È una poesia a cui tengo molto. Forse perché sono convinta che l’eredità che abbiamo ricevuto in dote da chi ha fatto la resistenza non debba essere contemplata sotto una teca di vetro ma invece tornare a essere parola viva. Dobbiamo renderci conto che anche oggi esistono forme di sottrazione della libertà e tornare a inverare questo sentimento di resistenza».