L'intervista

venerdì 10 Marzo, 2023

Perli, sindaco di Andalo: «Più autonomia da Roma su fisco e idroelettrico»

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Il primo cittadino del comune della Paganella è in odore di candidatura alle Provinciali. «Vanno mantenuti i servizi per evitare lo spopolamento»
Alberto Perli Andalo

Il sindaco Alberto Perli non ha ancora sciolto le riserve, però i suoi colleghi degli altri quattro Comuni dell’altopiano danno per certa e appoggiano la sua candidatura alle provinciali del prossimo autunno ne «La Civica» dell’assessore provinciale Mattia Gottardi. L’ultimo consigliere provinciale della Paganella fu Walter Viola di Cavedago, in minoranza dal 2003 al 2013. Perli, in Consiglio comunale dal 1999, è stato vicesindaco nella Giunta guidata da Ruggero Ghezzi fino al 2005. Dopo dieci anni in minoranza nella stessa lista civica indipendente, fu eletto sindaco nel 2015, carica che tuttora ricopre. Dal 2020 è il rappresentante per la Paganella nel Consiglio delle autonomie locali.

Sindaco, ritiene necessario che la Paganella abbia un suo rappresentante in Provincia?
«In questi anni ho notato l’attenzione della Giunta provinciale verso i territori e ritengo utile dare un contributo anche grazie all’esperienza amministrativa maturata in tanti anni ad Andalo».

Perché ha scelto la lista civica di Gottardi?
«Premetto che non ho mai fatto parte di nessun partito. Inoltre ritengo che al giorno d’oggi la gente non cerchi le ideologie: si scelgono le persone e le loro idee, e magari esperienza e competenze. Nella Civica contano le competenze, la voglia di fare, senza chiusure mentali ma con grande concretezza e apertura. In Mattia Gottardi e nel gruppo della Civica ho trovato questo atteggiamento e ho accettato con entusiasmo l’invito di farne parte. Tra le varie anime che compongono la coalizione, il movimento della Civica è quello che mi rappresenta meglio, in questo periodo di grande distanza tra cittadini e politica è necessario rimboccarsi le maniche, mettersi in prima linea e dare il proprio contributo».

Tuttavia, senza un simbolo di partito alle spalle, diventa più complicato mantenere buoni rapporti con Roma.
«No, anzi: un movimento civico che sappia rappresentare il territorio si pone in maniera neutra verso Roma, senza vincoli o legami di sorta. Le partite con Roma si giocano non sui rapporti personali ma con le competenze e la capacità di negoziazione. Se poi andiamo a vedere, la vicinanza con il colore politico dei territori del governo romano non ha mai dato questi grandi vantaggi. Anzi, certe volte è un limite nel dover assecondare un partito o un governo amico. È necessario, invece, che in Trentino maturi un’anima autonomista, civica, liberale, senza arroccarsi sulla storia o sui titoli, ma che abbia la spinta nel fare innovazione, anche sull’autonomia, per aprire un nuovo fronte. Soprattutto adesso che si parla di autonomie a vario titolo per le altre regioni».

Quali sono le questioni più importanti in tema di autonomia?
«Autonomia fiscale, residenzialità nel proprio territorio, energia».

Ovvero?
«Comincio dal primo: l’autonomia fiscale da concordare con lo Stato tramite nuove competenze, anche in via sperimentale. Qui si potrebbe aprire una nuova fase, sia per lo statuto di autonomia, sia per differenziare la nostra Provincia dalle autonomie che nasceranno in Italia. Non possiamo sederci sul nostro status quo, è doveroso mostrare che sappiamo gestire bene l’autonomia e proiettarla nel futuro. L’autonomia fiscale deve essere ribaltata sui Comuni per stimolare la capacità di autogoverno, come in Svizzera, dove possono attirare nuove imprese offrendo agevolazioni fiscali. La flessibilità fiscale sarebbe utile per incentivare progetti per lo sviluppo economico, il benessere sociale, la sostenibilità ambientale. Si potrebbe anche impostare una diversa perequazione tra i Comuni per lasciare più autonomia di intervento a quelli virtuosi, istituendo un vero fondo di solidarietà per quelli con meno risorse e attivare progetti speciali di sviluppo locale per assecondare la gente a rimanere a vivere in montagna».

Riguardo la residenzialità nelle aree periferiche?
«Serve per evitare lo spopolamento. Le famiglie restano nei loro paesi se i servizi essenziali sono garantiti, come il medico di base e la guardia medica, i servizi per l’infanzia e per gli anziani, e con un costo della vita accessibile, a partire dalla casa. Si deve intervenire sul mondo dell’affitto non regolamentato, sugli appartamenti nuovi ma sfitti».

Sull’energia e le concessioni?
«Intendo innovazione legislativa sulle comunità energetiche, in linea con la direttiva europea che prevede anche il sostegno finanziario alla produzione e all’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili, con l’obiettivo dell’autonomia energetica dei territori: coinvolgere le potenzialità delle energie rinnovabili, a partire dall’idroelettrico, non solo fotovoltaico, per l’autoconsumo, così da motivare la gestione delle concessioni idroelettriche in autonomia, tramite una società in-house dei Comuni, per non mettere in gara le concessioni».