Sanità

martedì 29 Novembre, 2022

«Personale sanitario stremato. Vogliamo risposte per la loro qualità di vita»

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Giuseppe Pallanch: «Abbiamo una visione della sanità aziendalistica. Io credo che siamo assolutamente sulla strada sbagliata»

Il comparto sanità del Trentino annuncia l’inasprimento della mobilitazione se continueranno a mancare risposte da parte della giunta provinciale: questo il contenuto del comunicato unitario di Cgil, Cisl, Uil, Fenalt e Nursing Up uscito stamattina. La nota dei sindacati denuncia una situazione gravosa e di difficile gestione da parte del personale sanitario della regione: retribuzioni inadeguate, problemi organizzativi e gestionali, alto rapporto infermieri/pazienti, poca attenzione per i bisogni del personale e, in generale, stress e pessima qualità di vita. Queste sono solo alcune delle preoccupazioni sollevate dai sindacati, che richiedono risposte tempestive da parte della provincia. Tra i firmatari del comunicato, Giuseppe Pallanch, segretario di Cisl Fp Trento, che lancia un appello per il cambiamento del sistema sanitario e per una maggiore attenzione verso le istanze dei lavoratori del settore.

Segretario, il vostro comunicato annuncia un inasprimento della mobilitazione se non arriveranno risposte dalla Provincia.

Noi abbiamo avuto l’impegno da parte del Presidente e dell’assessora a darci un incontro, ci avevano detto che questo sarebbe successo in tempi brevi ma ancora non abbiamo avuto notizie, e non capisco come non ci sia ancora arrivata un’interlocuzione. Noi riteniamo che gli impegni presi debbano essere mantenuti, altrimenti continueremo la mobilitazione che abbiamo aperto, e tutto quello che faremo sarà in accordo con i lavoratori del settore. L’impegno che abbiamo preso con i lavoratori non può venir meno.

Quali sono le priorità del comparto sanitario in questo momento?

I punti che abbiamo scritto nel comunicato vanno dal rafforzamento degli stipendi e del personale alla stabilizzazione dei precari, dalle indennità sanitarie alla reinternalizzazione dei servizi. C’è un insieme di richieste sulle quali ci aspettiamo di avere una risposta, e ci aspettiamo un accordo che sappia interpretare le nostre istanze.

I professionisti sanitari stanno attraversando un periodo di grande difficoltà.

Assolutamente, il nostro personale è stremato. E i problemi non riguardano solo i soldi, ma riguardano il riposo, un numero congruo di turni, il tempo da passare con la famiglia: insomma, la qualità della vita. Noi vogliamo risposte concrete per il bene della comunità e per la qualità dei servizi sanitari alla quale i trentini sono abituati. Da anni chiediamo – senza che ci diano ascolto – che il sistema cambi, perché se non si verifica un’inversione di tendenza, la sanità trentina faticherà a reggere. Chiediamo anche di uscire da un sistema puramente aziendale e legato ai costi.

Il settore sanitario è poi stato in prima linea durante la pandemia, e continua a non esserci un riconoscimento di tutto il lavoro fatto.

Quello di cui ci rammarichiamo di più è la mancanza di generosità, e poi l’incapacità di ascoltare e di essere comunità. La sanità è un bene di tutti, e dovremmo avere tutti l’obiettivo comune di un sistema sanitario di qualità. E non dovrebbero esserci contrasti su questo, la sanità non dovrebbe essere terreno di scontri.

Se la situazione non migliora, inoltre, i professionisti sanitari continueranno a cercare lavoro all’estero, o in altre regioni.

Accade già che molti lavoratori del settore vadano in Svizzera, e so di medici trentini che si stanno laureando in Italia ma andranno all’estero a lavorare. Questo per me è un delitto, e mi rammarica la mancanza di attrattività della sanità in Trentino, che potrebbe invitare i professionisti a restare. Oltretutto, non c’è neanche una presa di coscienza a riguardo.

Che cosa si augura che succeda o che cambi, ora?
Noi speriamo che ci sia una convocazione per discutere dei punti che abbiamo posto come prioritari, in caso contrario ne va del sistema di coesione del Trentino. E noi non vogliamo mettere a soqquadro la sanità: noi – come persone che si occupano del settore – lanciamo da anni l’allarme che le cose non vanno. Tutti dovremmo essere concordi sull’intervento sulla sanità, ma purtroppo credo ci sia ancora tanta superficialità su questo tema. Noi abbiamo, alla soglia del 2023, ancora una visione della sanità aziendalistica, del minutaggio: io credo che siamo assolutamente sulla strada sbagliata. La sanità non si misura con il cronometro, perché i pazienti hanno bisogno di essere seguiti, anche dal punto di vista umano. Anni fa, ad esempio, avevamo denunciato il problema della qualità dei pasti in ospedale: per molte persone malate il momento dei pasti è l’unico momento di conforto, quindi in ospedale si deve mangiare bene.