Ambiente
mercoledì 8 Marzo, 2023
di Gianluca Ricci
L’agenzia di protezione provinciale dell’ambiente ribadisce che ad Arco non ci sono problemi di inquinamento delle acque. Lo aveva già sostenuto, come riportato ieri, anche il vice presidente della Provincia Mario Tonina in un incontro con la giunta presieduta dal sindaco Alessandro Betta, organizzato l’altro giorno per fare il punto dopo la pubblicazione dell’inchiesta sull’inquinamento da Pfas di Le Monde. E lo conferma anche oggi. A destare preoccupazione nel servizio del quotidiano francese era il risultato dell’analisi sulle acque del Rio Salone: 451.6 nanogrammi per litro di Pfas e 85.6 di Pfos e Pfoa. Il dato però sarebbe sbagliato, come conferma il dirigente di Appa Enrico Menapace: «Io ritengo questi valori presumibilmente errati – ha detto – e stiamo procedendo con le verifiche. Tuttavia, indipendentemente da quanto rilevato nel 2018, i dati degli anni successivi sono tali da non destare preoccupazione alcuna, fermo restando che anche quelli del 2018 rimanevano sotto i limiti, visto che la quantità di Pfos rilevata risulta 0.6 là dove il limite previsto è 0,65. Va detto – ha aggiunto il dirigente di Appa – che Le Monde ha svolto un lavoro dignitosissimo di raccolta dati sulla presenza di Pfas, che noi apprezziamo. Si tratta di un lavoro dinamico, in cui cioè la pubblicazione viene aggiornata ogni volta che cambia qualcosa. Se per esempio si controllano i dati del 2021 relativi ad Arco, si rileva come i Pfos siano totalmente assenti. Nel 2018 per la prima volta il Ministero dell’ambiente aveva chiesto una verifica di quei dati: abbiamo però elementi che ci hanno portato a verificare se quei numeri fossero corretti o meno». Una versione che non ha convinto Gianluca Liva, giornalista scientifico, coautore della mappa pubblicata da Le Monde sull’inquinamento da sostanze per e polifluoroalchiliche: «Come mai quei dati, rilevati nel 2018 durante la prima attività di campionamento sistematico, sono rimasti lì per cinque anni senza che ci si accorgesse?». La risposta è venuta direttamente dal dottor Menapace: «Non ce ne siamo più preoccupati – ha detto – perché negli anni successivi è andato tutto a posto e nel corso dei prelievi effettuati sul Rio Salone non è più stata riscontrata la presenza di alcun Pfos. Inoltre i dati erano stati resi pubblici, non abbiamo nascosto nulla. Così come – ha aggiunto – non nascondiamo che in Trentino ci sono due situazioni critiche, una nella falda del Chiese, che stiamo monitorando e su cui stiamo lavorando in collaborazione con l’Università per cercare di capire quali siano le fonti, e una nella falda di Rovereto. Ma ad Arco non risulta assolutamente nulla». Tuttavia ci sarebbe una seconda criticità, secondo Gianluca Liva, in merito ai temi della riunione dell’altro giorno: secondo Appa a destare preoccupazione sarebbero soprattutto i Pfos, ma in realtà «i Pfas tenuti sotto monitoraggio sono ben di più ed è estremamente facile verificarlo». I dati “incriminati” del 2018 riportavano infatti Pfba a 87, Pfpea a 46, Pfbs a 189, Pfhxa a 37, più una serie di altri valori che hanno portato il totale a 451.6 nanogrammi litro. «In realtà non è corretto sommare tutti quei valori – ha confermato Menapace – perché il più critico è il Pfos, che in quel caso era rimasto a 0,6, sotto lo 0,65, limite previsto per le acque superficiali. Quello per le acque potabili è addirittura di 100, tanto per far capire di cosa stiamo parlando: è più basso per le acque superficiali perché in esse si trovano molti microrganismi assai più delicati. E comunque – ha concluso Menapace – anche per Le Monde quei numeri non erano tali da generare una giustificata preoccupazione». Anche se, come ammonisce Gianluca Liva, «la summa delle varie sostanze Pfas rinvenute in ambiente è alla base dei limiti proposti dalla Direttiva Europea».