L'intervista
martedì 15 Novembre, 2022
di Tommaso Di Giannantonio
Fondatore e presidente del comitato dei garanti di Campobase, Paolo Piccoli traccia il percorso che porterà l’associazione politica — riconducibile a Margherita, Upt, amministratori ed esponenti della società civile di centrosinistra — alla strutturazione in un vero e proprio partito. E rimarca con decisione le differenze con la lista di Spinelli.
Presidente, al forum de «il T» l’assessore Achille Spinelli ha delineato il profilo di una lista che guarda esplicitamente al «centro moderato» — agli «elettori delusi della Lega e di Fratelli d’Italia» e agli «elettori di Upt e Forza Italia» — con una proposta «che avrà gli elementi della serietà, della competenza, della visione e dell’etica». Insomma, un nuovo soggetto politico, ancorato al centrodestra, che mira, però, a raccogliere consenso anche nel potenziale bacino di Campobase: lo considerate un pericoloso concorrente?
«Gli elettori Upt hanno dei valori incompatibili con una coalizione a trazione Fratelli d’Italia, cioè i valori del popolarismo di tradizione degasperiana e sturziana, orientati alla giustizia sociale e all’inclusione. E già la giunta Fugatti non si è distinta per inclusione sociale e impegno a ridurre le disuguaglianze. Oggi quei valori sono confluiti nel progetto di Campobase, che non lavora per costruire una listina moderata, ma lavora per costruire una coalizione coesa che si riconosca in quei valori. Una coalizione capace di ricomporre le divisioni Trento-Bolzano, Trento-Roma, città-valli e rispondere ai bisogni dei nuovi poveri».
Ma l’Upt (Unione per il Trentino), fondato nel 2008 dagli esponenti della Margherita, in particolare da Lorenzo Dellai (tra gli ideatori, oggi, di Campobase), esiste ancora?
«Solo formalmente, l’impegno delle persone dell’Upt è dentro Campobase».
Campobase cosa farà per conquistare rappresentanza?
«Ora abbiamo ripreso la fase costituente, interrotta dalle elezioni nazionali, e abbiamo designato un segretario organizzativo, Cesare Castelpietra (imprenditore, ex sindaco di Carzano, ndr). Stiamo riprendendo i contatti nei territori. Come? Cerchiamo di individuare un referente valle per valle, che poi si interfaccia con le persone che hanno espresso l’adesione attraverso il tesseramento. Per poi arrivare ad una forma partitica».
Oggi quanti sono i tesserati?
«Circa 200».
Campobase diventerà un partito?
«Si, l’idea è arrivare ad un’assemblea programmatica tra gennaio e febbraio, in cui gli iscritti eleggeranno gli organi del partito. In assemblea porteremo i temi che stiamo trattando nei gruppi di lavoro attivati sotto la supervisione di Gianni Bonvicini (ex direttore dell’Istituto affari internazionali, ndr): sanità, istruzione, sviluppo sostenibile, innovazione, autonomia, giustizia sociale».
Chi è il candidato di Campobase?
«Noi abbiamo messo a disposizione Francesco Valduga (sindaco di Rovereto, ndr), ma sarà la coalizione a designare unitariamente il candidato presidente».
Come saranno i rapporti con Azione e Italia Viva, il «Terzo polo»?
«Non andiamo verso fusioni, ma bisogna cercare di parlarsi per arrivare ad un’unità di metodo».