la tragedia
mercoledì 3 Maggio, 2023
di Adele Oriana Orlando
L’ultima telefonata a casa, poi il ritardo, la corsa verso il figlio, il suono dell’ambulanza e la tremenda scoperta. È l’epilogo della tragedia che si è consumata all’alba di domenica 30 aprile, a Pieve di Bono, quando tre giovani poco più che maggiorenni sono rimasti coinvolti in un terribile incidente. «Gabriele mi ha chiamato prima di partire, ho calcolato tempo di percorrenza della strada e dopo un po’ ho provato a richiamarlo, ma non rispondeva – racconta Stefano Salvadori, ripercorrendo quegli attimi di ansia mentre attendeva il ritorno a casa del figlio – Lui rispondeva sempre. Così ci siamo alzati dal letto perché eravamo in pensiero e, insieme al papà di Samuel, siamo andati a cercarli». Arrivati all’imbocco della galleria la drammatica notizia è arrivata come un fulmine ai genitori. I soccorritori hanno infatti confermato loro che in quel terribile incidente erano rimasti coinvolti proprio i loro ragazzi. Erano in tre in auto, due sono stati intubati sul posto e l’altro è stato portato in ospedale per accertamenti e per rimanere sotto stretta osservazione.
Da quel momento tutto è andato velocemente per le tre famiglie: quella di Gabriele, quella di Samuel Gazzaroli e quella di Salah Ayoube, quest’ultimo in gravissime condizioni in ospedale e che, nel pomeriggio di ieri, si trovava ancora ricoverato in rianimazione in prognosi riservata all’ospedale Santa Chiara di Trento dove, insieme agli amici è stato accompagnato domenica mattina.
Le ore successive sono state scandite dalla corsa in ospedale dei genitori di tutti e tre i giovanissimi e la speranza di tutti, amici e parenti, legata a un filo. Poi, il giorno dopo per la famiglia di Gabriele la tragica notizia: lunedì i sanitari hanno comunicato a Stefano, Sonia ed Emma che per il giovane non c’era più nulla da fare. L’ansia si è così trasformata in un dolore enorme per il papà, la mamma e la sorella. Un dramma che si è ripetuto per Stefano, invece, che si è trovato a dover fare i conti con una sofferenza troppo forte da sopportare ancora una volta, quella della perdita di un giovane familiare. «Abbiamo già vissuto un dolore così – ricorda Stefano -. Nel 1975 ho perso mio fratello in un incidente stradale, aveva vent’anni, stava rientrando dal servizio militare». Una sorte terribile per la famiglia Salvadori. Perdere un familiare è qualcosa che dilania il cuore, quando è un figlio così giovane ad andarsene, l’evento appare ancora più innaturale per i genitori, per tutti coloro che restano. Il grande dolore, però, non ha offuscato la mente della famiglia di Gabriele che, rispettando il suo volere, ha acconsentito all’espianto degli organi, permettendo così che il figlio, come ultimo atto della sua vita, potesse donarle sé stesso ad altre persone in lista trapianti, dando loro una grande speranza: rinascere. «Speriamo che con la sua morte, possa far rivivere persone bisognose» commenta papà Stefano, che al figlio aveva trasmesso la passione per il lavoro tra auto, carrozzeria e motori. Gabriele stava infatti per iniziare la sua carriera lavorativa, questione di mesi, ormai, ma non nell’officina del padre, l’Alpicar di Tione di Trento, perché Stefano voleva che il figlio facesse esperienza «fuori casa» prima, per farlo crescere e confrontare con il mondo esterno. Sfumato il futuro, così come sono finiti in mille pezzi i suoi sogni da diciannovenne. Quei pezzi che ora tutti, la famiglia, la comunità, i compagni di classe e gli amici, porteranno nel cuore, ricordandolo con dolcezza, ricordando il suo sorriso e la sua allegria contagiosa.
«Qualsiasi momento è un bellissimo ricordo – conclude papà Stefano pensando al figlio -, anche quando si discuteva insieme. Era il nostro ragazzone che riempiva la famiglia, la casa».
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