Il caso

sabato 12 Ottobre, 2024

Pinè, trenta braccianti agricoli stipati in un appartamento, scatta la denuncia

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Stagionali extracomunitari impegnati nella raccolta di piccoli frutti: «Noi sfruttati: ci decurtano soldi dallo stipendio e non ci pagano gli straordinari». Indaga la guardia di finanza

Una trentina di braccianti agricoli stipati in uno stesso appartamento, dopo giornate di lavoro spossanti nei campi di Baselga di Piné a raccogliere piccoli frutti, a loro dire ben oltre le ore previste dal contratto, con straordinari non pagati e buste paghe che non sarebbero state corrispondenti al vero. E stipendi che sarebbero arrivati sempre decurtati. Perché, a loro dire, il canone di affitto in quello spazio ristretto in condivisione al limite dell’umano — il sindaco ha anche negato l’agibilità di quell’appartamento — veniva detratto dallo stipendio, a quanto pare assieme a una quota per la regolarizzazione in Italia.

Dalla Nigeria al Pakistan

Sì perché loro sono stagionali extracomunitari, reclutati tra Nigeria, Marocco, India e Pakistan, arrivati in Italia grazie al «decreto Flussi», con il miraggio di un permesso di soggiorno, di un lavoro, con la speranza di riuscire a mantenere la famiglia in patria. E proprio sulle loro segnalazioni-denunce si stanno sviluppando gli accertamenti delle Fiamme Gialle che si sono focalizzate sull’azienda agricola di Baselga di Piné che li aveva assunti. Ad interessarsi della vicenda anche i sindacati di categoria. Un caso, questo, finito pure all’attenzione dell’amministrazione comunale: il primo cittadino ha infatti firmato un’ordinanza di inagibilità dell’immobile in cui alloggiavano a decine, oltre l’immaginario.

Le indagini dei militari

La Guardia di Finanza di Trento già qualche settimana fa ha avviato un’attività ispettiva nei confronti della nota azienda, che ha interessi anche in Veneto. A quanto pare i militari, intervenuti a Baselga di Piné, hanno identificato una quarantina di immigrati impegnati nelle aree agricole interessate alla raccolta dei piccoli frutti. Lavoratori stagionali, braccianti, di origine pakistana, indiana, nigeriana e marocchina, da cui i finanzieri hanno acquisito informazioni in ordine all’effettiva natura del rapporto di lavoro, alle caratteristiche delle prestazioni svolte e alle condizioni lavorative.
Sarebbe inoltre stata acquisita documentazione contabile ed extracontabile relativa alle diverse posizioni, al rapporto di lavoro appunto, per sondare ogni aspetto.

«Straordinari non pagati»

Secondo quanto trapela i braccianti avrebbero lamentato di prestare un numero di ore in eccesso rispetto a quelle risultanti dal contratto, nella busta paga, senza però essere retribuiti per gli straordinari fatti. E non avrebbero potuto godere delle pause e dei riposi così come previsto dal contratto: se «staccavano» dalla raccolta era solo per poco tempo, avrebbero lamentato. E per giunta, sempre a loro dire, la corresponsione di salari sarebbe stata di importi inferiori rispetto a quelli dichiarati ufficialmente. In più, sempre secondo quanto i migranti avrebbero riferito agli investigatori, sarebbero stati costretti a retrocedere parte del salario al datore di lavoro per un posto letto in un appartamento occupato da altri trenta lavoratori circa e, sembra anche, per regolarizzare la loro posizione in Italia, per avviare la pratica utile al rilascio del permesso di soggiorno per motivi lavorativi. Che per questi extracomunitari rappresenta la possibilità di mantenere i propri cari a migliaia e migliaia di chilometri dal Trentino.

Posizioni da ricostruire

Un quadro pesante, se venisse effettivamente accertato, di cui si sono interessate anche delle sigle sindacali. I militari delle Fiamme Gialle di Trento stanno effettuando mirati e specifici approfondimenti, per ora di natura amministrativa, con l’obiettivo di ricostruire le posizioni dei lavoratori, il rispetto delle condizioni previste, e verificare appunto la sussistenza di eventuali irregolarità giuslavoristiche, di eventuali violazioni (come della normativa relativa al soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale) o di fenomeni tali da ipotizzare condotte illegali più gravi quali lo sfruttamento del lavoro o caporalato. Un’indagine articolata, quella dei finanzieri di Trento, da cui non si può escludere possa scaturire anche una segnalazione in Procura. Insomma, un’inchiesta penale. Questo nel caso in cui, dall’attività in corso, venissero riscontrati presunti profili e responsabilità di natura appunto penale.