la storia
domenica 7 Gennaio, 2024
di Mariano Marinolli
Con l’arrivo del 2024 Pio Malfatti, l’inossidabile maratoneta di Mezzolombardo oggi atleta «over 60», ha festeggiato con parenti e amici il suo trentesimo anno di attività agonistica. La sua prima gara, nel 1994, fu la Maratona di Monaco di Baviera e qualche anno più tardi gli allenatori dell’Atletica Pergine, la società dove Malfatti approdò dopo aver militato nel Gruppo marciatori Mezzolombardo, si accorsero delle sue preziose doti agonistiche sulle lunghe distanze.
L’ultima maratona, quella dello scorso mese di novembre disputata in quel di Verona, gli ha consentito di superare l’asticella delle trecento gare disputate, includendo anche la massacrante Polar Marathon in Groenlandia, la Marathon del Sables, mitica gara podistica al limite della sopravvivenza lunga 247 chilometri tra le dune del deserto del Sahara, e la Desert Marathon di Akakus, altra estenuante corsa di cento chilometri nel caldo torrido del deserto libico.
Tra le altre prestigiose gare podistiche al mondo, Malfatti annovera la sua partecipazione anche alla Boa Vista Ultramarathon di Capo Verde, alla leggendaria Vasaloppet Ultramarathon in Svezia e non poteva mancare la maratona della Grande Mela a New York.
Pio Malfatti è nato a Mezzolombardo il 12 marzo 1962. Ha avviato la sua attività agonistica piuttosto tardi, all’età di 33 anni, ma in questi sei lustri di attività ha coperto una distanza di circa 250.000 chilometri tra gare e allenamenti, una distanza pari a sei volte il giro del mondo!
Il suo miglior tempo sulla classica distanza della maratona, pari a 42,195 chilometri, è di 2 ore e 36 minuti, mentre sulla distanza dei 100 chilometri il record personale lo ottenne ai campionati europei del 2007 in Olanda, con 7 ore e 25 minuti. Ma il sogno che egli, però, non riuscì a realizzare fu nel 2011 con il progetto della MaraTrenta, ossia partecipare a trenta maratone in Italia ed arrivare sempre sotto le tre ore; sogno che si è infranto proprio verso la fine durante la Maratona di Palermo, dove una dolorosa contrattura ad un polpaccio lo costrinse al ritiro.
Nel suo palmares la prima vittoria risale al 1996 alla maratona di Egna; nel ’97 si classifica primo tra gli italiani alla maratona di Praga, ma gli anni indimenticabili per Malfatti vanno dal 2003 al 2008, quando indossò la maglia azzurra e con la nazionale italiana partecipò nel 2003 ai mondiali sulle lunghe distanze di Taiwan vincendo la medaglia d’oro nella 100 chilometri a squadre maschile.
Con la rappresentativa italiana, Malfatti s’infilò al collo nel 2008 ancora la medaglia d’oro ai mondiali sulle lunghe distanze di Tarquinia sempre nella 100 chilometri a squadre. Altro oro agli europei del 2003, questa volta nella 50 chilometri a squadre, mentre nelle prove individuali nella sua bacheca spicca la luccicante medaglia d’argento conquistata nella 100 chilometri agli europei del 2007 in Olanda.
Da ricordare, poi, nel 2004 le sue splendide vittorie nella «Notte dei leoni», la 100 chilometri di Jesi, ed il suo successo personale alla Maratona di Treviso.
L’ultima sua vittoria risale al 2015 nella 67 chilometri di Frosinone, ma nello scoro decennio è stato tra i massimi protagonisti della 100 chilometri del Passatore, la storica competizione podistica che attraversa le pendici dell’Appennino Toscoemiliano con partenza da Firenze e arrivo a Faenza, classificandosi in tre edizioni tra i primi dieci della classifica assoluta. Dall’Atletica Pergine era passato all’Atletica Cavit Trento, prima di tornare a difendere i colori del suo paese con l’Atletica rotaliana.
Tanti i momenti indimenticabili di queste trecento gare raccolti nel suo album dei ricordi, ma quelli indelebili Malfatti ce li racconta: «Non potrò mai dimenticare i mondiali a Tarquinia, dove ero capitano della squadra azzurra e non potevo certo mollare e ritirarmi quando a dodici chilometri dalla fine sono stato colpito da crampi alle gambe. Ho stretto o denti, ma ce l’ho fatta, pur arrivando stremato ma felice al traguardo. Il ricordo più emozionate è del 2003, quando da Mezzolombardo partii con la nazionale per Taiwan: era la mia prima esperienza in maglia azzurra, un sogno! E che dire, poi, della maratona di New York? È stato come vivere in una fiaba. L’avevo sempre vista in televisione, ma dal vivo è tutt’altra cosa. È stato talmente emozionante ritrovarsi tra quella marea di atleti, che non ci sono parole per descriverla: uno la deve provare per rendersi conto di cosa è la maratona più famosa del mondo. Ora continuerò a correre per puro divertimento: la passione per le maratone è troppo forte e non so quando riuscirò ad appendere le scarpette al chiodo».