Il caso

sabato 28 Gennaio, 2023

Pista da fondo in centro a Trento, divampa la polemica

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Il sindaco di Trento ha provato a fare da scudo al comitato Marcialonga, ma non è bastato il sale gettato su piazza Duomo e via Belenzani a sciogliere le critiche

La neve da piazza Duomo e da via Belenzani è stata rimossa, ma lo strascico di polemiche legate alla pista da fondo allestita nel centro di Trento, per la cerimonia di inaugurazione della 50esima edizione della Marcialonga, non accennano a diminuire e non basterà il sale a farle sciogliere. Le immagini hanno fatto il giro d’Italia, finendo nelle homepage di molti siti di informazione nazionale. Guardando al tono degli articoli e dei commenti sui social, si potrebbe dire che se lo scopo era quello di fare pubblicità al Trentino e alla Marcialonga si è completamente mancato l’obiettivo.
Eterogenesi dei fini direbbe qualcuno. Forse più semplicemente un clamoroso scivolone.
Ma non serve uscire dai confini provinciali per trovare voci critiche e perplesse. Alcuni la loro contrarietà l’hanno manifestata direttamente in piazza Duomo giovedì sera durante la cerimonia come gli attivisti ambientali. «In un contesto di crisi climatica gravissima ogni azione ha un peso – spiega Stefano Musaico di Extinction Rebellion –. Basta una stima approssimativa per calcolare che l’evento ha prodotto più di una tonnellata di emissioni di Co2 e non è poco». Le critiche sono arrivate anche all’orecchio del sindaco di Trento Franco Ianeselli che con un post su Facebook ha provato a stemperare le polemiche. «Il comune di Trento non ha speso un euro per la neve in via Belenzani – ha scritto il primo cittadino –. E ha solo concesso l’autorizzazione agli organizzatori della Marcialonga». Il sindaco non si sottrae alle critiche: «La ragione per la quale abbiamo concesso l’uso di via Belenzani e di piazza Duomo – dice Ianeselli – è legata all’importanza della ricorrenza: i 50 anni di una delle più importanti manifestazioni sportive invernali al mondo, nata e cresciuta in Trentino». Sarebbe questa importanza il motivo della deroga al rigore del comune sulla sostenibilità. «Lo dico – conclude il sindaco – nella consapevolezza del valore dei simboli, a cui in futuro bisognerà prestare maggiore attenzione». Ed è proprio su quel valore simbolico che si concentrano le critiche. «C’è una differenza di fondo tra quello che si predica e quello che si fa e le persone se ne accorgono – commenta il consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella –. È vero, come dice il sindaco, che l’impatto ambientale è stato limitato però l’immagine è forte. Chiediamo agli esercenti di tenere chiuse le porte dei negozi quando accendono il riscaldamento, ai cittadini di muoversi in modo sostenibile e poi portiamo camion di neve in centro a Trento? Non ci siamo». «Ci sarebbe voluta più sobrietà – chiosa il consigliere di Europa Verde del comune di Trento Andreas Fernandez –. Premettendo che si tratta di una decisione amministrativa, se mi fossi dovuto pronunciare in quanto presidente della commissione ambientale avrei detto che era una scelta inopportuna. La responsabilità però non è del sindaco, ma del comitato che ha avuto un’idea sbagliata». «Capisco che i 50 anni della Marcialonga siano importanti ma non si poteva fare qualcosa di diverso?» si chiede Paolo Zanella interpretando il sentimento di molti. «Non diciamo che bisogna essere tristi e non fare nulla – spiega Stefano Musaico di Extinction Rebellion –. Ma esiste sicuramente il modo di fare eventi intelligenti e belli evitando emissioni inutili». Non tutto il male però viene per nuocere: «Guardando il lato positivo – commenta Andreas Fernandez – il dato che possiamo trarre da questa polemica è che ci sono sempre più persone attente alla questione ambientale e che le amministrazioni pubbliche e i comitati organizzatori ne dovranno tenere conto. Dubito che rivedremo della neve artificiale in piazza Duomo a Trento». Anche secondo Paolo Zanella, nel suo piccolo l’affaire Marcialonga mette bene in evidenza le contraddizioni a cui la società deve dare risposta: «Siamo di fronte a un bivio: o decidiamo di cambiare il modo in cui facciamo le cose oppure i conti non tornano e non riusciremo a fermare il riscaldamento globale». A fine agosto il presidente francese Emmanuel Macron, non proprio un ambientalista radicale, diceva che «è finita l’era dell’abbondanza». Un messaggio che era rivolto principalmente alla popolazione francese. Quello che racconta la polemica sulla pista da fondo in centro a Trento, forse, è che se gli amministratori, pubblici o privati, vogliono chiedere alla popolazione di cambiare abitudini e stili di vita, anche loro devono essere pronti a farlo.