Chiesa
giovedì 1 Giugno, 2023
di Leonardo Omezzolli
La vita di un parroco è da sempre legata a quella della propria comunità parrocchiale e attorno alla sua parrocchia è solito sviluppare un microcosmo di attività che ravvivano il tessuto sociale sostenendo i più deboli e accompagnando i credenti lungo il sentiero della fede. Una vita, impegnata e dedita agli altri che oggi, in questi tempi moderni di disaffezione alla fede, di allontanamento dalle parrocchie e di consistente calo del numero dei parroci, ha trasformato le loro vite in un turbinio di impegni e mansioni sempre più frenetici. Impegni che necessitano di un aiuto costante da parte di volontari, laici, che si prestano a dare man forte sulle più disparate mansioni, dalla parte amministrativa, dalla cura della sagrestia e della canonica, nella catechesi, nel mondo cattolico associativo, fino alla preghiera del Rosario al portare la comunione ai malati, alla liturgia della parola, sia attraverso i Diaconi, sia attraverso cittadini che si mettono a disposizione per tenere momenti di preghiera settimanali anche in assenza del parroco. Una fede che, al netto della consacrazione della messa, che può essere appunto consacrata solo dal parroco, è sempre più delegata a fedeli laici.
Non è sicuramente un periodo facile per i parroci roveretani che oltre al territorio cittadino si occupano anche di tutta la Vallarsa. Circa 22 parrocchie in totale suddivise tra 8 parroci alcuni dei quali coprono fino a 9 parrocchie. Un numero che impedisce con regolarità le funzioni in ogni singola parrocchia che proprio per queste ragioni, come ad esempio in Vallarsa, vengono fatte ruotare creando però la necessità di spostamento di una parte di fedeli dalla propria residenza ad una parrocchia distante anche diversi chilometri. «Essere parroco oggi – racconta Don Marco Saiani che si muove su sette parrocchie – il tempo te lo assorbe tutto, non ho un momento libero in giornata. Per questo sono importanti e siamo sempre alla continua ricerca di persone, laiche che entrano a far parte dell’ambito principalmente della cura, che intendiamo come quello della catechesi, nell’essere parte attiva e organizzativa nelle associazioni, nel mantenere i rapporti con i genitori e i ragazzi e che ogni tanto accompagnano la liturgia, oltre che dare man forte all’apparato amministrativo». E sul fatto del significativo calo di parroci, con l’età media di quelli attivi che inevitabilmente si sta alzando sempre più, Saiani prova a dare una spiegazione nella complessa definizione del mondo moderno. «Le difficoltà che ci troviamo ad affrontare – spiega Saiani – sono comuni a quelle di tutta la società, vi è un’assenza di visione comunitaria, di vita di comunità, un’assenza di motivazioni che spingano le persone a dedicarsi agli altri con perseveranza, costanza e per la vita. Mancano – insiste – ideali forti e condivisi all’interno alle famiglie, perché è nelle famiglie che si vanno a costruire i parroci. Un tempo c’era una forte povertà che si univa alla presenza di valori solidi, che forse sì, avevano il rischio di limitare la creatività o qualche libertà, ma che hanno permesso a tutto quel mondo di sviluppare un senso comunitario che li ha portati fuori da quella povertà fino alla ricchezza che oggi vediamo. Eppure in quest’epoca – conclude Saiani – con questo benessere prevalgono le idee del singolo a scapito degli altri e del pensare di mettersi al servizio per tutta la vita per gli altri». Secondo Saiani affinché la vita del parroco torni a ritmi più ragionevoli e possa porre maggiori attenzioni alle singole comunità parrocchiali ci dovrebbero essere almeno 10 parroci in più senza andare a togliere l’importante lavoro svolto dai laici. Tra le figure dei laici, quelle istituzionalizzate, come i diaconi Rovereto ne vanta già due permanenti Paolo Zandonati in Sacra Famiglia e Renzo Tezza a Marco. Un terzo, invece, sarà ordinato sempre a Rovereto il prossimo 24 giugno. Tra i più attivi parroci roveretani c’è Don Giuseppe Mihelcic sotto la cui ala si trovano ben 10 parrocchie per la quasi totalità della Vallarsa.
«La collaborazione è fondamentale anche e soprattutto con i laici che in Vallarsa ho trovato molto attivi e suddivisi in gruppi che gestiscono le sagrestie, la catechesi e in alcune parrocchie, una volta a settimana si riuniscono in chiesa per la liturgia della parola e la preghiera del rosario. Qui – racconta don Giuseppe – c’è una persona che guida questi momenti». Ciò che può fare il laico, però, non ha a che fare con la consacrazione della messa. A loro però possono esser anche affidate esequie e matrimoni. Anche per Mihelcic la preoccupazione che i parroci continuino a calare è concreta riconoscendo nella mancanza di capacità di sapersi prendere un impegno per la vita, una delle principali cause dell’esiguo numero di nuovi preti. «Da questo punto di vista, inoltre – conclude Don Giuseppe – è importante anche la fraternità tra parroci e in Vallagarina abbiamo creato due momenti di condivisione una volta al mese in cui pregare congiuntamente e in cui scambiarci opinioni, avere un confronto e uno scambio organizzativo».
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“Tieni il tempo!” è il titolo scelto per la decima edizione del Festival, che animerà Rovereto fino a domenica. Ospite della prima giornata il famoso climatologo
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Il portale, che sarà curato da Siram Veolia in stretta sinergia con Trentino Sviluppo, valuterà tramite un’apposita commissione tecnica le realtà più promettenti e costruirà per loro percorsi ad hoc di incubazione, integrazione e scale-up