Elezioni 2023
giovedì 23 Marzo, 2023
di Donatello Baldo
Oggi si riunisce il tavolo dell’Alleanza democratica per l’Autonomia, il centrosinistra allargato al Terzo polo di Azione e Italia viva. Gli incontri erano stati sospesi per lasciare al Pd la celebrazione del suo congresso, mesi di stallo che hanno ritardato la scelta del candidato presidente che avrebbe dovuto essere deciso a gennaio. Siamo ora a fine marzo, e sul nome del leader la coalizione è ancora in alto mare. Sul tavolo, ufficialmente, quello del sindaco di Rovereto Francesco Valduga e quello della consigliera di Casa Autonomia Paola Demagri.
La fumata sarà ancora nera
Ieri, alla vigilia dell’incontro di oggi, tutte le forze della coalizione hanno cercato di mettere a punto le strategie. E sembra che prevarrà quella della procrastinazione. Si eviterà la forzatura sul nome del candidato presidente, ma si proporrà di affidare a un gruppo o a un singolo esponente della coalizione un mandato esplorativo per verificare la disponibilità dei partiti sul nome di Valduga. Questo per provare a recuperare i partiti che sul sindaco di Rovereto hanno più di una riserva.
Il no di Europa Verde
Tra le forze che di Valduga non ne vogliono sapere c’è la componente ambientalista della coalizione. Europa Verde lo ha detto chiaramente in tutte le occasioni, a tutti i tavoli precedenti, al nuovo segretario del Pd Alessandro Dal Ri e pure a questo giornale. Domenica scorsa, al «T», Marco Boato ha spiegato che per lui Valduga «non è il candidato giusto». Sollevando anche la questione giudiziaria, la condanna in primo grado della Corte del Conti del sindaco di Rovereto, in attesa di appello, di cui oggi al tavolo si parlerà senz’altro.
Il Terzo polo potrebbe rompere
Oggi anche un’altra forza si dichiarerà contraria all’ipotesi Valduga. Anzi due, Italia Viva e Azione, riunite ormai nel Terzo polo. Sempre al «T» il leader del partito di Calenda in Trentino Mario Raffaelli ha messo le cose in chiaro: «Se si insiste su Valduga noi possiamo anche andare sa soli. Noi non siamo nel centrosinistra, siamo un terzo polo».
La spaccatura nel Pd
Il Pd formalmente è sul nome del sindaco di Rovereto, ma politicamente è spaccato al suo interno, con la minoranza contraria. E questo potrebbe diventare un problema per i dem, che subito dopo il congresso potrebbero tornare a litigare. Litigi che sono emersi anche ieri nella riunione del direttivo del partito che deciso la composizione della delegazione che oggi accoglierà nella sede dem la coalizione. Luca Zeni non ne farà parte, e per la prima volta il capogruppo a Palazzo Trentini non sarà presente. Perché sul nome di Valduga non è d’accordo. E quindi Dal Ri sarà affiancato soltanto dalla presidente dell’assemblea del Pd Arianna Miorandi.
Campobase e Futura con Valduga
Oltre al Pd, anche Campobase è sponsor di Valduga, ovviamente lo sponsor principale: la candidatura Valduga è stata infatti annunciata al primo congresso del partito che nasce sulle ceneri dell’Upt. E anche Futura è per Valduga presidente, forse più per realpolitik che per altro: «Non è che ci siano così tanti candidati — diceva nei giorni scorsi la presidente di Futura Claudia Merighi — e prima si decide sul suo nome, meglio è».
Tiepidi gli altri partiti
Sinistra italiana non fa i salti di gioia per il candidato roveretano. Tanto che negli scorsi giorni ha sondato nuovamente la disponibilità del presidente della Acli Luca Oliver, che ha nuovamente declinato l’offerta. Mentre +Europa non nasconde la sua preferenza per Paola Demagri, la candidata di Casa Autonomia.
Casa Autonomia lancia Demagri
»Senza volersi imporre», come aveva detto lei. Ma la consigliera Demagri non sembra intenzionata a fare passi indietro. Non subito. Chiederà infatti — o, per eleganza, chiederà a nome del partito Michele Dallapiccola — che il suo nome sia valutato, al pari di quello di Valduga. Un nome su cui, come detto, ci sarebbe già +Europa e, come ultima ratio, forse anche qualcun’altra forza se Valduga facesse retromarcia e si dovesse correre per un’investitura in vista della campagna elettorale.
Valduga tiene duro
I «no» e i «ni» sul suo nome non sembrano scalfire più di tanto il sindaco di Rovereto, almeno per ora. Aveva chiesto un sostengo largo, una condivisione ampia sulla sua figura. E pesa la massima che ha fatto sua in qualche modo: «Non sono loro che mi scelgono, sono semmai io che scelgo loro». Nel senso che lui è a disposizione, ma come ha sempre detto: «Dev’esserci però un progetto», che ad oggi — dentro una coalizione divisa — non c’è. Se oggi, al posto di una fumata nera «strategica» per prendere tempo, si arrivasse alla rottura proprio sul nome di Valduga, un suo passo indietro è dato da molti per scontato.