Elezioni 2023
mercoledì 22 Marzo, 2023
di Donatello Baldo
Nel centrodestra, rispetto a cinque anni fa quando anche in Trentino vinse le elezioni provinciali, è cambiato tutto. Nel 2018 Maurizio Fugatti fu portato in trionfo alla presidenza della Provincia dall’onda della Lega di Salvini che aveva il vento in poppa. Il Carroccio superò il 27% dei consensi sfiorando i 70 mila voti. Voti che oggi andranno i gran parte a Fratelli d’Italia: è ora il partito di Giorgia Meloni ad avere il vento in poppa. Succede così, tanto si sale tanto si scende. È successo ai 5 Stelle, a Matteo Renzi e a Matteo Salvini.
Meno voti, meno posti
Il tonfo elettorale del Carroccio, che ormai si è visto in più di un’elezione, sia a livello nazionale che regionale, si registrerà con ogni probabilità anche in Trentino il prossimo ottobre, e lo sanno bene anche i leghisti che siedono in Consiglio provinciale, che temono una decimazione degli eletti, con molti destinati a rimanere senza più il seggio. E non rischiano solo i «soldati semplici», ma anche la capogruppo a Palazzo Trentini Mara Dalzocchio e un paio di assessori tra i quattro eletti.
C’è chi sta già facendo i conti: la media del voto al nord è del 10%, anche meno. E il Trentino perché mai dovrebbe fare la differenza? Non si sono visti scostamenti degni di nota tra i suffragi leghisti qui e altrove, e così — pensano in molti tra i dirigenti del partito di Salvini in Trentino — sarà anche alle prossime elezioni provinciali.
Un 10% significa circa quattro consiglieri eletti, forse cinque, quando nel 2018 ne sono stati eletti tredici. Ma c’è anche chi crede che con la Lista Fugatti e con il bottino di sindaci messo a punto da La Civica, i voti possano essere meno. Senza contare, affermano i più pessimisti, i voti che potrebbero «tornare» al Patt, andati a destra la scorsa volta. E a quel punto la percentuale della Lega potrebbe essere ancor più bassa, sul 9% come indicano alcuni sondaggi degli scorsi giorni.
Consiglieri, da 13 a forse 4
Tre consiglieri, forse quattro a quel punto. E se fosse così sarebbe davvero una decimazione che impedirebbe il rientro in Consiglio di Gianluca Cavada ma anche di Alessandro Savoi, eletto nel 2018 per un soffio. Fuori, valutando le preferenze della scorsa elezione, Denis Paoli e, anche se alto nella lista nel 2018, Devid Moranduzzo. A rischio, e molto difficile, la rielezione di Mara Dalzocchio, la capogruppo. E lei stessa confessa i suoi dubbi su una nuova candidatura: «Ci sto pensando, non ho ancora deciso», ammette. Tra gli altri consiglieri eletti l’unico sicuro sembra Roberto Paccher, che con il suo ruolo ai vertici del Consiglio regionale potrebbe aver guadagnato consensi.
Rischiano anche gli assessori
Discorso a parte per gli eletti leghisti che sono finiti in giunta, e qui i timori aumentano perché una mancata elezione sarebbe eclatante. Ma a conti fatti la sforbiciata avverrà anche lì. Sono infatti quatto i leghisti seduti nel Palazzo della Provincia, in ordine di preferenze del 2018 ci sono Mirko Bisesti, Roberto Failoni, Giulia Zanotelli e Stefania Segnana.
Dalle indiscrezioni che emergono dal Carroccio qualche timore per Mirko Bisesti, assessore all’Istruzione, che nel 2018 era il mister preferenze nella Lega perché segretario, e non è una novità che il partito lo abbia un po’ isolato dopo la sconfitta del centrodestra alle amministrative del capoluogo nel 2020. Sembra invece più «garantita» l’assessora alla Salute Segnana, che potrà contare come l’ultima volta sull’accoppiata con il collega con la delega al Turismo Roberto Failoni, che viene dato in ascesa di preferenze. Così come la titolare dell’Agricoltura, che i suoi voti nelle valli di Non e di Sole dovrebbe averli. Ma in ogni caso è questione di pochi voti, e tutti e quattro è difficile che riescano a portare a casa una rielezione.
Meno leghisti in giunta
Con meno voti, meno rappresentanti anche in giunta provinciale, in caso di vittoria. E questo è un altro fronte di preoccupazione, stavolta per Fugatti che dovrà cedere molti posti a Fratelli d’Italia. Partito che alla ultime elezioni politiche aveva la metà dei voti dell’intera coalizione. Coalizione che ora vede la presenza anche del Patt, che si mormora abbia pattuito un assessore, e forse un tecnico di area. Nella giunta dovrà entrare Achille Spinelli, che guiderà la lista in appoggio al governatore, e un posto per La Civica non potrà mancare. Dunque — oltre al presidente, alla quota autonomista, civica e al nome di Spinelli — si arriva a quattro. E almeno tre posti Fratelli d’Italia li vorrà rivendicare. Tutti calcoli, ovviamente, legati ad un eventuale successo elettorale.