Toto giunta
sabato 4 Novembre, 2023
di Donatello Baldo
La mossa di Fugatti, comunicata tramite le dichiarazioni del commissario del Carroccio trentino Diego Binelli, rischia di far detonare l’innesco dentro Fratelli d’Italia. «Se vogliono due assessori — ha affermato il leghista — devono rinunciare alla vicepresidenza». Panico. Perché se questa è la linea il partito di Meloni rischia di esplodere per davvero, diviso tra chi vorrà far valere l’accordo stipulato a Roma — che ha dato l’ok a Fugatti presidente se Francesca Gerosa sarà la sua vice — e chi farà di tutto per avere il maggior numero di posti in giunta. Tra quelli, quindi, che vorranno salvare il destino personale della prima degli eletti e quelli che chiederanno di mettere al centro della trattativa con il governatore l’interesse generale, con la tesi «due è meglio di uno» .
A Roma il rendez-vous degli eletti
La discussione su quale contromossa mettere in campo, o più semplicemente su «chi salvare» si sposta a Roma. Lunedì, infatti, raggiungeranno la capitale tutti gli eletti per un incontro al cospetto del coordinatore nazionale del partito Giovanni Donzelli. Si tratta del primo incontro tra i neo-consiglieri, perché fino ad oggi — e questo la dice lunga sul clima interno — non si sono mai incontrati. Neppure su insistenza di Francesca Gerosa che farebbe di tutto per far passare un messaggio di unità, magari con la photo-opportunity di rito da pubblicare sui social: la prima chiamata a Roma, richiesta dalla consigliera, è stata disattesa da tutti gli altri eletti.
Lunedì quindi si discute, e sul tavolo, oltre a cosa dire a Fugatti, chi mandare alle trattative. Il commissario Alessandro Urzì da solo? Facile prevedere che quattro su cinque degli eletti diranno no, e così due sui tre dei deputati. Forse, per evitare altre tensioni, sarà creata una delegazione, e i tre deputati — Alessandro Urzì con Alessia Ambrosi e Andrea de Bertoldi — potrebbero essere proprio loro a far parte della delegazione.
«Due è meglio di uno»
Tornando all’aut-aut leghista, formulato dal commissario Diego Bonelli su un più che probabile mandato di Fugatti — è chiaro che sarà necessario trovare una posizione comune tra tutto il partito. Sembra che non ci siano spazi di mediazione: prendere o lasciare. Dalla Lega infatti sono stati chiari: «O due assessori o la vicepresidenza». Aggiungendo anche, per prevenire contromosse: «Vicepresidenza più presidenza dell’Aula nemmeno, è troppo». Che fare dunque? Se si punta sul blasone di vice per Gerosa, Claudio Cia — co-capolista e secondo degli eletti per una manciata di voti — rimarrebbe a bocca asciutta. Consigliere semplice, dopo due legislature e, soprattutto, dopo aver «creato» il gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio provinciale a metà legislatura, portando così per la prima volta il partito dentro le istituzioni. Se invece la scelta fosse quella di puntare sul numero, in giunta andrebbero Gerosa e Cia, e la prima perderebbe l’onore della vicepresidenza, cosa che farebbe masticare amaro lei ma che metterebbe in difficoltà anche Urzì e lo stesso Donzelli che sull’accordo che prevedeva il posto alla destra di Fugatti in giunta avevano puntato tutto.
Gerosa isolata. E pure Urzì
A Roma, davanti a Donzelli, quattro consiglieri provinciali su cinque — Cia, Carlo Daldoss, Christian Girardi e Daniele Biada — faranno capire che del destino di Francesca Gerosa gli importa poco. E pure due deputati su tre — de Bertoldi e Alessia Ambrosi — faranno capire lo stesso. I numeri sono infatti per la soluzione «due è meglio di uno», per aumentare i posti ma per le dinamiche interne al partito di Giorgia Meloni in Trentino anche per depotenziare la vicepresidente designata, togliendole proprio quel ruolo che tanto vorrebbe ottenere. La forza dei nuovi eletti — soprattutto dei «sindaci» di Mezzolombardo e Campodenno — non è solo numerica: sono entrati nel partito portandosi un bel numero di tessere, che farebbero valere al prossimo congresso convocato per la fine dell’anno. Insomma, il destino di Gerosa si sovrappone al destino del partito.
L’opzione «prendere tempo»
A proposito di congresso, una delle ipotesi in campo — per ora solo sussurrata e forse solo suggerita come scenario — è la mossa della procrastinazione. Che eviterebbe di presentarsi divisi davanti a Fugatti per le trattative e sospenderebbe la guerra interna: spostare tutto a dopo l’assise di tutti gli iscritti di Fratelli d’Italia. E si può fare, c’è chi si è già informato. Nell’ottobre 2018, varo della prima giunta Fugatti, Civica Trentina non entrò subito in giunta perché Rodolfo Borga — destinato alla vicepresidenza — era ammalato. Morì a gennaio, e solo a febbraio entrò in giunta per Civica Trentina Mattia Gottardi. Ora si tratterebbe di fare lo stesso, con tempi ancor più brevi: fare il congresso, ritrovare l’unità e comunicare successivamente a Fugatti le intenzioni del secondo partito della coalizione a dicembre.
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